Interpretazione del Neijing

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Carlo Moiraghi*

 Ritornando ora al quel profondo mutamento di prospettiva che in interventi precedenti peroravo nell’approccio al Neijing, va chiarito come il primo necessario momento del suo studio sia certo rappresentato dalla sua traduzione. E va notato come la traduzione di A. Chamfrault e M. Ung Kang Sam sia a tutt’oggi una delle poche in lingua occidentale completa, riguardante cioè in pratica l’intera opera. Altri eccellenti Autori, come A. Husson, Padre C. Larre, N. Van Nghy, Ilza Veith, ci hanno lasciato traduzioni preziose ma solo di alcuni capitoli del Neijing. Eppure la traduzione letterale del testo è certo momento iniziale necessario ma non ne è affatto sufficiente alla piena comprensione dell’opera, che necessita infatti di un generale inquadramento ed una precisa  contestualizzazione nella scena tradizionale e culturale dell’epoca, di ogni suo capitolo e paragrafo.

La parte più difficile della traduzione di un testo antico di medicina cinese non è tanto capire il significato di un ideogramma quanto decifrare i concetti medici che spesso vengono nascosti sotto una modalità di descrizione particolare o attraverso modi simbolici di esprimere concetti quali sintomi e percorsi di meridiani.Dante De Berardinis

Come al solito l’amico Dante coglie nel segno. Si tratta proprio di decifrare i concetti medici nascosti e di inserire i singoli insegnamenti nello scenario scientifico inerente, ricomponendo pagina per pagina il rapporto fra esoterismo e essoterismo, fra testo e ipertesto, adeguandoli al singolo capitolo, al singolo paragrafo. In mancanza di questo lavoro il Neijing nasconde i sui segreti, nega la sua alta cultura. Ecco dunque che Suwen, Domande fondamentali, espone le richieste culturali dell’imperatore ai suoi medici, ma è il libro stesso che proprio mentre spiega e insegna spesso pone silenziose domande al lettore, e chiede di essere spiegato. Ecco che oggi dunque una prospettiva corretta allo studio del Neijing non può prescindere dal ricercare quale sia nel singolo capitolo, nel singolo paragrafo, il contenuto implicito la cui conoscenza è necessaria alla corretta comprensione dello scritto. Anche se, e va detto, questa ricerca del segreto, qiu shu, non è una regola costante, vari capitoli infatti non paiono suggerire l’esistenza di segreti. Va in ogni caso notato come, data la vasta diversificata convergenza di materiali culturali distinti e distanti di cui il Neijing è stato nei secoli e nei millenni composto, i diversi concetti implicati, i contenuti non scritti, le domande nascoste fra le righe, sono diversi nei diversi capitoli, nei diversi  paragrafi, e vanno necessariamente posti in luce e evidenziati. Conviene ora esemplificare e contestualizzare quanto qui asserito. Sotto questi profili presentiamo così il Capitolo Suwen 41, Il dolore alla regione renale, uno dei capitoli apparentemente più chiari e didattici del volume. E’ tema che ho proposto al XXVII Congresso Nazionale SIRAA, 12 e 13 ottobre 2012, Riva del Garda.

La prospettiva e l’approccio al testo rimangano acutezza e elasticità rivolti ad identificare in un singolo capitolo o paragrafo un segnale che intenda un non detto, un’evidenza di irrisolto culturale tale da permettere di indirizzare una ricerca di contenuti e significati ulteriori, oltre quelli espliciti.

Il capitolo Suwen 41 si sviluppa diffuso e consequenziale in una presentazione delle lombalgie con un inquadramento lineare e accademico e protocollare, non frequente nel Neijing. La  diagnostica differenziale delle lombalgie considera  dapprima i canali principali, jingmai, presentati secondo i sei grandi canali, gli strati energetici. Segue un’ordinata disamina diagnostica secondo i vasi embrionari, qimai. Le lombalgie vengono poi inquadrate secondo i principali squilibri yinyang, alto basso, freddo calore, interno esterno, vuoto pieno, miglioramento o peggioramento al movimento, vie di irradiazione del dolore. Il compendio presentato risulta dunque alquanto prossimo all’odierno svolgimento dell’inerente diagnostica secondo gli attuali dettami MTC. Tutto apparentemente chiaro dunque.

Eppure anche qui si presenta un’incongruenza, in questo caso di natura pratica. L’evidenza ambulatoriale chiarisce infatti come i singoli punti di agopuntura qui presentati quali singoli sussidi terapeutici delle differenti sindromi lombalgiche, per quanto siano tutti punti di straordinario potere terapeutico, per lo più si dimostrino insufficienti a curare da soli l’inerente lombalgia. Punto da solo, come questo capitolo sembra sulle prime indicare,  Zhi Bian,  V 54, per lo più non si dimostra in grado di riequilibrare una lombalgia di natura Taiyang. Yang Ling Quan, VB 34, da sé non basta a sanare una lombalgia Shaoyang. Zu San Li, S 36, si mostra insufficiente a riequilibrare una lombalgia di natura  Yangming, allo stesso modo Taixi, R 3, una lombalgia di natura Chaoyin. La realtà clinica insegna infatti come il trattamento della lombalgia pretenda nei fatti una ricetta agopuntoria ben più efficace e complessa di singoli punti, per quanto essi possano essere rilevanti e adatti ai  singoli casi. Si badi bene, per quanto mi riguarda pratico e insegno il trattamento di agopuntura con un solo ago, straordinaria modalità terapeutica tradizionale, fra le più alte, ma in essa l’agopuntore sceglie quell’unico ago fondando sulle sue capacità percettive e comprensive, composte di intuito, ascolto, contatto, intenzione, conoscenza elaborazione.  Non ritengo che quell’unico ago possa essere facilmente protocollato in relazione ad una  sintomatologia, il rischio è banalizzare l’atto, la metodica, il compendio medico.  Di certo il Neijing, il libro degli insegnamenti degni dell’imperatore, non corre questi rischi, quindi vi è qualcosa che non torna. Come colmare dunque lo iato fra la pratica ambulatoriale della terapia delle lombalgie ed il Lingshu Suwen 41 che proprio ad esse è intitolato e dedicato? Questa risulta la richiesta implicita nel testo, cui è necessario rispondere, e la risposta deve essere di natura adeguata al particolare contesto culturale di questo capitolo, eminentemente didattico, accademico ed essoterico, di questo capitolo. La questione sta nel comprendere a che cosa si riferisca in questo caso il testo quando indica i singoli punti introdotti. Non si intende infatti qui l’utilizzo esclusivo dei punti citati, si intende altro, ma per comprenderlo è necessario essere formati nella materia tradizionale cinese, in realtà nella materia tradizionale in generale. Anche in Occidente facevano infatti parte quali modalità di memorizzazione, spesso utilizzate nelle Congregazioni delle Arti e dei Mestieri, quelle cantilene che snocciolavano i fondamenti delle singole attività e professioni, e all’interno di queste, i metodi e i modi dei singoli lavori e dei singoli strumenti. Vi erano le canzoni dei contadini, quelle degli artigiani e così via, e in ognuno di questi campi le canzoni dei diversi impegni e mansioni.

Quanto all’agopuntura, ricordo decenni orsono nei reparti di agopuntura pechinesi i medici cantilenare sottovoce le che, questo genere di canzoni rivolte alle singole patologie, alle singole ricette di punti e alle patolgie da esse trattate, e i titoli delle diverse canzoni erano spesso noi di punti di agopuntura. Esisteva la filastrocca di Zusanli, quella di Yanglingquan, e così via. Ricordo anche un volumetto in ideogrammi a riguardo che anni fa una collega mi aveva portato dalla Cina, ma non abbiamo mai iniziato a lavorarci sopra.

Si ricordi comunque la rilevanza nella letteratura e nella cultura cinese che Chejing, Libro delle Canzoni, su cui fra gli altri Marcel Granè ci ha ad esempio bene documentato. Di questa natura comunque è la conoscenza che questo capitolo richiede, di questa preparazione del lettore esso silenziosamente si accerta, i singoli nomi dei punti qui presentati intendono dunque specifiche  ricette agopuntorie tradizionali, conoscenze memorizzate e cantilenate nelle che. Nominando per lo più un solo punto per ogni quadro sindromico di lombalgia, il Suwen 41 ascrive vi ascrive dunque una intera lista di punti,  quella memorizzata nella relativa che, ma in mancanza di un’adeguata  conoscenza di queste vie tradizionali la lettura del capitolo non può che rilevarsi parziale.

 

Bibliografia

1. A. Chamfrault, Ung Kang Sam, Traitè de Medicine Chinoise. Tome II. Les Livres Sacres de Medicine Chinoise. Ed. Chamfrault – Angouleme. Paris. 1957

2. A.. Husson, Huang Di Nei Jing Su Wen. Association Scientifique des Médecins Acupuncteurs de France. Paris 1973

3. C. Larre, Su Wen, Editoriale Jaca Book. Milano 2008

4. C. Larre, Elisabeth Rochat De La Vallee, Huangdi Neijing Ling Shu, Editoriale Jaca Book. Milano 2006

5. G. Rotolo, Prontuario di consultazione del Huangdi Neijing Suwen Lingshu, Ed. Su-Wen Milano 1985

6. I. Veith, The Yellow Emperor’s Classic of Internal Medicine, University of California Press. 2002

7. N. Van Nghi, Patrik Nguyen, Hoang Ti Nei King So Ouenn, Traduzione U. Lanza. Ed. Nuova Ipsa. Palermo 1999

8. Ming Wong, Huang Di Nei Jing Ling Shu, Ed. Masson. Paris 1987

9. Marcel Granet, Feste e canzoni dell’antica Cina, Ed. Adelphi. Milano 1990

 

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