Curare il malato prima che lo diventi con i tonici della medicina cinese

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Lucio Sotte* Emanuela Naticchi**

Introduzione

La farmacoterapia cinese si avvale da millenni di una categoria di sostanze poco conosciute in Occidente ed estremamente interessanti per le loro molteplici applicazioni: i farmaci tonici. «Tonificare», nella tradizione antica, significa «nutrire», «arricchire», «aumentare»,

«riempire».

La «tonificazione» si fonda su due regole fondamentali, definite fin dal periodo dello Huang Di Nei Jing o “Classico di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo”; nel Su Wen o “Domande Semplici” è infatti scritto: «Occorre tonificare ciò che è in deficit» e più oltre: «Occorre aumentare ciò che è stato offeso».

Il termine «tonico» fa pensare ai nostri ricostituenti; in realtà queste sostanze hanno un campo di applicazione molto più vasto e senza dubbio più nobile.

I tonici del sangue potrebbero essere assimilati in parte ai nostri antianemici (ma anche a farmaci che esercitano effetto sulla frazione non corpuscolata del sangue, dunque sulle sostanze ad azione immunitaria ed endocrina), i tonici del qi ai composti con azione immunomodulante e immunostimolante.

I tonici dello yang presentano azioni parzialmente sovrapponibili agli estratti surrenalici e placentari, quelli dello yin sono in grado di trattenere i liquidi e presentano spesso azione ansiolitica.

I tonici possono essere usati efficacemente sia in ambito terapeutico sia in prevenzione, seguendo i criteri di una terapia costituzionale, diatesica, di terreno. Per comprendere appieno le loro molteplici indicazioni, occorre fare nostro un concetto fondamentale che la medicina cinese ha approfondito per millenni e che l’Occidente sta iniziando ad apprendere soltanto da pochi anni. Il nostro organismo è strutturato in organi, visceri, tessuti, apparati che interagiscono continuamente tra loro. L’uomo non è un insieme di formazioni indipendenti l’una dall’altra, ma un’unità di funzioni-strutture caratterizzate e costituite sulla base di un reciproco rapporto dinamico.

La moderna neurofisiologia e l’immunologia stanno confermando ciò che la medicina cinese ha intuito tremila anni or sono: la salute è un evento dinamico, fondato sulla tensione all’equilibrio e all’armonia delle funzioni fondamentali del nostro organismo. Il mantenimento dell’equilibrio osmotico, idroelettrolitico, acido-basico, termico, metabolico, immunitario è la risultante di un incessante controllo a feed-back di tutte le molteplici funzioni integrate dell’organismo vivente.

Tutte le attività organiche dell’uomo hanno un denominatore comune che, secondo l’antica tradizione cinese, si può identificare in due fenomeni interagenti tra loro: la reciproca produzione e controllo dello yin e dello yang e l’equilibrio dinamico tra qi e sangue. La fisiologia e l’eziopatogenesi energetiche cinesi si fondano su un concetto basilare: la salute è l’equilibrio dinamico

tra yin e yang e tra qi e sangue. Alcune citazioni dagli antichi testi ci introducono a

quest’argomento: «L’armonia tra lo yin e lo yang è la garanzia dello stato di salute», «La perdita dell’equilibrio tra yin e yang è la genesi di tutte le malattie», «Il qi è il comandante del sangue e la stasi o il difetto di qi provocano patologie del sangue», «Il sangue è la madre del qi e il deficit o la stasi di sangue determinano alterazioni del qi».

La salute è un evento dinamico per il cui mantenimento è necessario che yin e yang, qi e sangue tendano all’equilibrio tra loro. Due sono i meccanismi eziopatogenetici fondamentali dello stato di malattia: uno esterno all’organismo e l’altro di origine interna. Questi due meccanismi interagiscono costantemente tra loro. Nel meccanismo eziopatogenetico di origine esterna un organismo in buono stato di salute è aggredito da fattori patogeni esogeni, che invadono prima la superficie e successivamente possono approfondirsi verso l’interno. Ciò determina la comparsa di sindromi da “vero eccesso”. All’eccesso determinato dalla penetrazione dell’agente patogeno esterno si sovrappone quello collegato a una pronta e adeguata risposta di difesa interna. In questo caso non sono generalmente indicati i farmaci tonici, almeno nella fase acuta. Tali farmaci possono tuttavia essere utili nello stato di convalescenza da patologie acute; la lotta tra fattori patogeni e antipatogeni può ledere il qi corretto oppure lo yin, lo yang, il qi e il sangue.

Nel meccanismo eziopatogenetico di origine interna la malattia è la conseguenza di un deficit primario di yin, yang, qi e sangue. Il deficit può manifestarsi come tale, ma anche con i segni dell’eccesso. Questa seconda eventualità è piuttosto frequente e si parla di “falso eccesso”, perché la causa originale risiede in una situazione di deficit. Un deficit di qi può determinare

una stasi di sangue o un ristagno di liquidi, e cioè un eccesso. Un deficit di yin può esprimersi con segni di eccesso di yang. In questa situazione i farmaci tonici trovano la loro più caratteristica e indispensabile indicazione, sia nel caso in cui la patologia si esprima con i segni della vera e propria insufficienza, sia in quello in cui si esprima con un’apparenza di falso eccesso, in cui occorre disperdere l’eccesso e, contemporaneamente, tonificare il deficit.

I tonici trovano inoltre un ruolo determinante nel campo della prevenzione. Spesso accade che l’organismo goda ancora di uno stato di salute apparente, ma che un’accurata anamnesi e un attento esame glossoscopico, pulsologico e dei tegumenti evidenzino una situazione anomala di deficit, che è il preludio per lo scatenamento vero e proprio della malattia. In questo caso le ricette toniche sono fondamentali per ripristinare il corretto equilibrio energetico prima ancora che la malattia si manifesti.

Quattro sono i quadri sindromici principali che ci sembra opportuno esaminare, seppure in grandi linee:

• deficit di qi;

• deficit di sangue;

• deficit di yin;

• deficit di yang.

Ognuno di questi quadri, a sua volta, può

interessare uno o più organi o visceri.

 

Deficit di qi

La sintomatologia di questo quadro clinico è piuttosto generica:

• colorito pallido;

• voce debole;

• sudorazione diurna;

• dispnea astenica;

• astenia generalizzata, soprattutto ai quattro arti;

• letargia;

• perdita dell’appetito;

• dolore e distensione addominali;

• diarrea con feci molli;

• lingua pallida e leggermente gonfia;

• polso vuoto xu.

Il deficit di qi è la conseguenza di una debolezza congenita o acquisita delle funzioni del Polmone e della coppia Milza-Pancreas.

Secondo la medicina tradizionale cinese, la Milza- Pancreas produce il qi e il Polmone lo domina: alla Milza- Pancreas è infatti affidato il compito di assimilare e distribuire i substrati alimentari provenienti dal cibo; al Polmone quello di assimilare le energie derivanti dalla respirazione. Se le funzioni di questi due organi sono insufficienti, ci sarà un difettoso apporto degli elementi fondamentali per lo svolgimento di tutti i processi ossidoriduttivi, che sono il fondamento del nostro metabolismo. La conseguenza è un deficit di carburante organico, cioè di substrati nutritizi di origine alimentare e di ossigeno di origine respiratoria.

Il pallore, l’astenia, la dispnea astenica, la sudorazione diurna sono i segni tipici di questa carenza di energia biologica. All’inizio la sintomatologia è di pertinenza polmonare e splenica, ma con l’andare del tempo si può manifestare un deficit secondario di Rene e Cuore.

 

Deficit di sangue

Il paziente presenta i seguenti sintomi:

• pallore con sfumatura opaca e giallastra;

• labbra pallide;

• capelli secchi e fragili;

• depressione e insonnia;

• capogiri e vertigini;

• disturbi della vista;

• sensazione di intorpidimento;

• amenorrea o oligomenorrea;

• lingua pallida, sottile e talora asciutta;

• polso fine xi e rugoso se.

Il deficit di sangue trova il suo primum movens nell’incapacità della Milza-Pancreas di fornire i substrati nutritizi necessari per la sua produzione. In termini occidentali si direbbe che un difetto di assimilazione e di trasporto del ferro, dell’acido folico, di aminoacidi essenziali si ripercuote, a lungo andare, sui processi emopoietici.

All’inizio avremo dunque i segni generici di uno stato anemico ingravescente: colorito pallido-giallastro, alterazioni del trofismo cutaneo e degli annessi, oligomenorrea, astenia; si tratta di segni che si fondano sull’insufficienza della Milza-Pancreas. Con il tempo tale deficit manifesta i suoi segni anche a livello dei due organi che, secondo la tradizione medica cinese, governano, di concerto con la Milza-Pancreas, la produzione, distribuzione e circolazione del sangue: il Fegato e il Cuore. Il Fegato, infatti, immagazzina il sangue e il Cuore lo governa. L’attacco del Fegato porta alla comparsa di una sintomatologia vertiginosa associata a tremori e spasmi muscolari e disturbi mestruali nella donna; l’attacco del Cuore determina aritmie cardiache associate a insonnia e a eretismo psichico.

 

Deficit di yin

Il quadro sindromico è così caratterizzato:

• iperpiressia serotina o sensazione di febbre;

• calore ai cinque cuori (regione palmare, regione

plantare e precordio);

• xerostomia e secchezza faringea;

• eretismo psichico;

• sudorazione notturna;

• emaciazione;

• lingua con punta rossa e arida;

• polso rapido shuo e fine xi.

Il deficit di yin trova il suo momento eziopatogenetico principale a livello di Rene e Stomaco: il Rene governa lo yin dal punto di vista del congenito e lo Stomaco dal punto di vista dell’acquisito. Successivamente vengono coinvolti altri organi, soprattutto Fegato, Cuore e Polmone.

La sintomatologia del deficit di yin è caratterizzata soprattutto da segni di calore apparente e potremmo paragonarla a quella dovuta all’ipertiroidismo e all’eccessiva produzione di ormoni della midollare surrenalica. Il metabolismo è accelerato e ciò si manifesta con un’eccessiva produzione di calore che, per sua natura, tende a manifestare i suoi segni soprattutto in alto: eretismo psichico, xerostomia, lingua con punta rossa.

Compaiono anche segni di consumo dei liquidi organici,che si manifestano alla mucosa orale con la sensazione di bocca secca, e a livello colico e vescicale con la stipsi e l’oliguria con urine cariche.

A seconda dell’organo o del viscere più interessati dal processo morboso, la sintomatologia assume aspetti particolari e caratteristici. Se è in causa lo yin di Polmone, avremo bocca secca, gola secca, tosse secca e stizzosa, pelle secca. Se è colpito lo yin di Stomaco, osserviamo iporessia, irritabilità, sete, stipsi. Il quadro di deficit di yin di Fegato si confonde con quello del deficit di sangue di quest’organo: i sintomi sono a carico soprattutto della sfera oftalmica (secchezza e bruciore congiuntivali, emeralopia, diminuzione dell’acuità visiva), di quella cocleovestibolare (acufeni, vertigini) e di quella ginecologica (dismenorrea, oligomenorrea).

 

Deficit di yang

La sintomatologia del deficit di yang si fonda su segni che evidenziano uno stato sistemico di prostrazione organica:

• pallore con sfumatura livida;

• astenia fisica, psichica e sessuale;

• sensazione diffusa di freddo;

• arti freddi;

• debolezza e astenia lombari e degli arti inferiori;

• assenza di sete o sete di bevande calde;

• diarrea;

• poliuria con urine pallide;

• disturbi della sfera sessuale;

• lingua gonfia, pallida, con patina bianca;

• polso vuoto xu.

Il deficit di yang corrisponde a un’incapacità dell’organismo di sfruttare i substrati nutritizi per permettere un’adeguata termogenesi e un’ottimale funzione di protezione esterna.

Secondo la medicina cinese, lo yang di Rene è la madre di tutti gli yang e la sintomatologia esordisce con segni di interessamento renale. Successivamente i sintomi si complicano per la comparsa di disturbi di pertinenza cardiaca, polmonare o splenica. Alla lombalgia fredda e alla poliuria di origine renale si aggiungono la diarrea di origine splenica, la dispnea e la facilità a contrarre patologie da raffreddamento di origine polmonare, palpitazioni e l’ostacolo al circolo di ritorno con la comparsa di edemi declivi di origine cardiaca. Detto in termini occidentali, un deficit di yang può essere paragonato a un’insufficiente stimolazione del sistema endocrino. Si potrebbe, parafrasando con un linguaggio endocrinologico, affermare che il sistema ipotalamo-ipofisario non attivi a sufficienza le funzioni endocrine di tiroide, surrene e gonadi, determinando un difetto della funzione catabolico-calorica e della termoproduzione.

I farmaci tonici cinesi (letteralmente «farmaci che tonificano e nutrono») sono suddivisi classicamente in quattro categorie:

• tonici del qi;

• tonici del sangue;

• tonici dello yin;

• tonici dello yang.

 

I tonici del qi

I tonici del qi agiscono soprattutto sul Polmone e sulla Milza-Pancreas, perché questi due organi sono i più interessati ai processi di estrazione energetica dai cibi, dalle bevande e dal qi respiratorio.

Questi farmaci hanno generalmente sapore dolce e sono talora così potenti da dover essere associati a rimedi che regolano e fanno circolare il qi, per non determinare accumuli e stasi che manifestano la loro presenza con segni di eccesso (oppressione e distensione toraciche o addominali). Il Panax ginseng, l’Astragalus membranaceus, l’Atractylodis macrocephala appartengono a questa categoria.

 

I tonici del sangue

I tonici del sangue hanno un’azione nutritiva; alcuni posseggono una vera e propria azione antianemica.

Spesso agiscono sul sangue anche indirettamente, nutrendo lo yin di Rene e Fegato. Vista l’interdipendenza di qi e sangue e la frequente associazione di stati di deficit associati di questi due elementi, è utile supportare le ricette toniche del sangue con i tonici del qi. L’Angelica sinensis, la Rehmannia glutinosa, la Paeonia alba sono alcuni dei più famosi tonici del sangue.

 

I tonici dello yin

I tonici dello yin agiscono soprattutto sullo yin di Polmone e Stomaco, ma anche su quello di Rene e Fegato.

La loro azione è inoltre quella di nutrire e umidificare. Spesso presentano anche un effetto di tipo ansiolitico. Il mai men dong, Ohiopogon japonicus, il tian men dong Asparagus cochinchinensis sono due esempi di tonici dello yin.

 

I tonici dello yang

I tonici dello yang posseggono un’azione specifica sul Rene, ma spesso esercitano un effetto analogo anche a livello di Milza-Pancreas o Cuore. Molti di questi farmaci tonificano anche la quintessenza renale congenita. La loro azione si esercita a molteplici livelli e, osservata sotto il profilo della medicina occidentale, consiste in una stimolazione tiroidea e surrenale che, a sua volta, manifesta effetti sul metabolismo generale, sulla funzione sessuale, sulla crescita e sulla resistenza organica. La corteccia dell’Eucommia ulmoides è un esempio di un farmaco tonico dello yang che presenta tra l’altro una interessante attività antipertensiva.

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