Volontariato in agopuntura a Zamboanga, esperienze estive

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Paola Poli, Carlo Moiraghi*

Eccoci rientrati da un nuovo viaggio di volontariato con agopuntura.

AGOM, Agopuntura nel Mondo, questa volta si è diretta a Zamboanga, una cittadina su un’isola all’estremo sud delle Filippine, nel Mindanao, poco sopra la Malesia. Una terra di rapimenti, di guerre e di scontri. Nel 2013 per diversi mesi la città è stata devastata da una vera e propria guerra, i musulmani ribelli di Abu Sayyaf e sovvenzionati da Al Qaida, volevano rendere il Mindanao e l’annesso arcipelago delle isole Sulu un Califfato mussulmano indipendente dalle Filippine, così filippini e americani hanno duramente reagito, bombardamenti a tappeto. Ora la guerra è terminata ma non regna la pace. Si vive in uno stato di allerta. Numerosi i rapimenti sia di stranieri che di filippini soprattutto a scopo di riscatto ma non solo. Le persone la sera col buio non escono di casa. Le strade sono presidiate da posti di blocco con militari armati. L’unico Occidentale che vive lì a Zamboanga dal 1977 è Padre Sebastiano D’ambra, missionario del PIME che ogni giorno porta avanti e costruisce il suo messaggio di pace. Lui è il mediatore tra i ribelli e l’esercito. Padre Sebastiano è stato di fondamentale importanza nella risoluzione del conflitto armato del 2013, lo è ogni qual volta avviene un rapimento e ancora lo è ogni giorno per la convivenza di persone di religioni diverse. Padre Sebastiano porta avanti il dialogo tra le religioni, non evangelizza, costruisce vita comune nel pieno rispetto di tutti. Crede che i musulmani debbano essere aiutati a divenire musulmani migliori e i cristiani debbano essere aiutati a divenire cristiani migliori, e gli uni e gli altri a convivere in pace. A chi gli dice che è pericoloso per lui vivere lì nel mezzo delle discordie, a chi gli ricorda che già tante volte per un soffio si è salvato da attentati rivolti alla sua persona, mentre non pochi suoi confratelli sono morti risponde deciso, Padayon, Andiamo Avanti.

All’inizio dell’estate, attraverso vie tanto impreviste quanto precise, come solo le vie della vita sanno essere, Padre Sebastiano ha ricevuto una nostra email in cui dicevamo di volere praticare volontariato medico con agopuntura nelle Filippine e domandavamo disponibilità. Da otto anni il Padre attendeva di potere far seguire un corso di agopuntura alle sei esperte di medicina cinese che lavorano all’ Holistic Center Silsilah Harmony Village di Zaboanga da lui fondato, per potere aggiungere l’agopuntura alle cure necessarie durante le eventuali guerriglie e per i poveri di ogni giorno. Durante la guerra l’Ospedale era stato sfollato e lui aveva accolto i pazienti che non potevano essere trasferiti da altre parti, le cure servono, tanto, tutte. Al Centro Olistico le nostre future allieve già praticavano shiatsu, riflessologia e avevano una conoscenza di base dei punti e dei canali di agopuntura e di medicina cinese, oltre ad essere esperte in cure tramite la somministrazione di erbe e piante medicinali locali. Il Padre ci ha subito invitato assicurandoci che se stavamo con lui e ci attenevamo alle sue raccomandazioni non correvamo pericolo. Così è stato. Non siamo mai usciti da soli né abbiamo mai camminato per più di dieci metri per strada. Un’ora dopo il nostro arrivo abbiamo iniziato ad insegnare agopuntura e lo abbiamo fatto senza sosta per le due settimane di permanenza. Ogni mattina curavamo gratuitamente i detenuti del City Jail, il carcere di Zamboanga, le persone del General Hospital e del Ministero della salute. Ogni pomeriggio visitavamo al Centro Olistico del Silsilah Harmony Village fondato da Padre Sebastiano. Abbiamo fatto 460 trattamenti, intervallati alle lezioni e con grande gioia le nostre allieve gli ultimi giorni erano in grado di effettuare semplici ma adeguati trattamenti di agopuntura in autonomia. L’agopuntura a Zamboanga è dunque ora una realtà. I cittadini, i poveri, i detenuti, gli sfollati delle baraccopoli continueranno a ricevere agopuntura gratuitamente e non solo per le due settimane in cui noi siamo stati sul posto e questo è il vero successo di questo nostro periodo ed impegno. A Zamboanga probabilmente non torneremo e sicuramente non manderemo altri medici agopuntori, è davvero un luogo rischioso, l’ISIS è radicata nelle isole vicine, ma ormai un primo avvio all’agopuntura c’è stato. Ora le esperte che abbiamo formato seguiranno un altro corso per avere l’abilitazione locale ma già hanno ricevuto un diploma oltre che da noi anche dal Ministero della Salute di Zamboanga che ne ha osservato il lavoro per due giorni ed ha visto i risultati ottenuti dai 70 trattamenti da loro effettuati proprio lì al Ministero.

I casi che abbiamo trattato sono diversi. In carcere abbiamo trattato solo gli uomini, per le donne la direzione carceraria ha di continuo rimandato per negarci l’autorizzazione all’ultimo. Alcuni di questi detenuti ci sono stati presentati come paralizzati dalla vita in giù e pertanto venivano portati in spalla da altri detenuti per poter ricevere i trattamenti di agopuntura. Di base in questi casi abbiamo utilizzato punti di rene e di vescica biliare ma anche di milza, dati i polsi vuoti e le lingue pallide e gonfie. In particolar modo ci siamo avvalsi della puntura di R1, R3, VB39, M6, GI4. Sorprendente è stato osservare come già dopo un trattamento questi malati migliorassero, il primo passo era lo sguardo che si faceva più presente. Dal terzo trattamento generalmente camminavano in autonomia. Abbiamo così scoperto che questi uomini erano si paralizzati, ma dalla paura, non da lesioni fisiche. Un sostegno sul rene, sulla milza e sulla vescica biliare era sufficiente a ridare loro la volontà di camminare, di trovare la forza per farlo, di ripercorrere in autonomia il sentiero della vita. Altro problema del carcere erano le ulcere. Molte erano state provocate dall’eccessivo utilizzo di droga o dal diabete e il carcere non è certo il luogo adatto alla rimarginazione delle ferite. I detenuti nelle celle sono tanto ammassati che per dormire devono fare i turni, alcuni riescono a sedersi, ben pochi hanno lo spazio per sdraiarsi, i più vivono e dormono in piedi addossati fra loro. Un ragazzo per poter stare disteso la notte si ricoverava nelle latrine. Dunque ulcere e problematiche della pelle a non finire. Anche in questo caso i risultati in due o tre trattamenti consecutivi sono stati sorprendenti. Abbiamo trattato le ferite con aghi a stella intorno alle lesioni e utilizzando punti dei canali interessati sopra e sotto all’area ulcerata, prediligendo l’utilizzo dei punti Jing. Gli arti copliti si sgonfiavano, il dolore diminuiva immediatamente sino a cessare del tutto, l’essudato infetto si asciugava e la cute iniziava a ricrescere. Ricordiamo in particolare un ragazzo con l’occhio destro con il canto interno gonfio in una sorta di flemmone purulento. Abbiamo utilizzato punti classici attivi sull’occhio, F3, V2, ST3, VB 14, VB1, GI4, l’abbiamo trattato per la prima volta un sabato mattina e ritrovato il lunedì, con l’occhio recuperato, appena arrossato. Alleghiamo due immagini. Sicuramente il fatto che queste persone non assumono praticamente mai medicine secondo noi giustifica la rapidità e l’intensità dei risultati e rende ancor più importante il praticare ed il diffondere l’agopuntura in questi posti dimenticati del mondo. In questo mondo proiettato verso lo sviluppo e il progresso, l’agopuntura, medicina dei poveri, deve ritrovare il più ampio spazio proprio tra i poveri. Con 100 aghi si trattano dieci persone, la spesa è minima, i risultati spesso stupefacenti. Invitiamo tutti i medici agopuntori esperti a concepire in futuro le proprie ferie così, andando per il mondo a mettersi a disposizione, ad aiutare con gli aghi chi è nel bisogno e nella necessità. Partite con noi.

www.agopunturanelmondo.com

agopunturanelmondo@gmail.com

Paola Poli, Carlo Moiraghi

 

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