Introduzione ai libri antichi

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Carlo Moiraghi, Presidente Alma, Milano

Di continuo citato e commentato, il Neijing, il Libro interno, composto di 44000 ideogrammi è da sempre segnalato come il testo medico cinese classico più influente, al primo posto fin dal 1772 nel Quanshu Siku, Biblioteca completa del tesoro dei quattro libri del tesoro, catalogo delle più importanti opere di letteratura antica pubblicato sotto l’auspicio del governo cinese. Oggetto di oltre quaranta sapienti commentari cinesi spalmati nei secoli, introdotto e tradotto dai Maestri dei Maestri, citato negli esergo di circa ogni trattato di medicina cinese compreso i miei, viene  quotidianamente approfondito in ogni scuola di MTC quale che sia il continente, orientale come occidentale. Sembrerebbe che in proposito non vi possa essere nulla da aggiungere, invece non credo sia così, credo anzi che a riguardo si tratti di mutare quasi radicalmente prospettiva, è questo io tema che vado a sviluppare in tre contributi.

Accademia e alchimia, essoterismo e esoterismo, da sempre la cultura umana si è rincorsa ed espressa coniugando questi due inscindibili estremi.

Il volume essoterico, accademico, è testo finalizzato ad illustrare al lettore  contenuti culturali e per svolgerli e spiegarli procede in modo logico e sistematico. Non così il testo esoterico, alchemico, che è opera in cui forma e contenuto convergono e si complimentano, ed esprime quindi i suoi significati in pari modo nella struttura e nel contenuto. In esso nulla della stesura formale viene così lasciato al caso. Ad esempio i singoli concetti vi vengono espressi nei capitoli il cui numero è ad essi inerente all’interno di una numerologia che è essa stessa fondamentale via espressiva esoterica. La stessa lunghezza dei singoli capitoli viene dimensionata quale variabile significante, rapportata al globale sviluppo dell’opera. Il testo esoterico è infatti riservato e affatto divulgativo. Non si rivolge infatti a chi non sa, bensì a chi sa, e di questa preliminare conoscenza del lettore il libro si accerta ad  ogni passo. E’ così che in esso le affermazioni si rivoltano in implicite domande, e le domande in affermazioni comprensibili unicamente a chi è ferrato nella materia.

Quanto al Neijing, la sua trattazione è dialogica, in forma di colloquio tra il leggendario imperatore Huangdi, Imperatore Giallo, e i suoi sei leggendari  medici di corte. E’ modalità che merita alcuni commenti. Anzitutto il dialogo rappresenta la trasformazione della tradizione orale in tradizione scritta. Il riferimento alla più alta mitica figura cinese riserva poi al volume il massimo lignaggio e segnala, data l’eccezionale cultura dell’imperatore, il supremo livello degli insegnamenti impartiti. Già nel nome dunque il Huangdi Neijing enuncia la propria natura di volume apicale e esclusivo. A riguardo va ancora notata l’eccezionale immagine di Huangdi che domanda chiarimenti e informazioni, fin nel titolo sta il primo insegnamento, qui l’imperatore impara, intende. Va poi introdotta una modalità comune alle diverse tradizioni umane, occidentali come orientali, e rivolta ad indicare l’appartenenza di un scritto esoterico al nucleo culturale originario, modalità consistente nel comporlo in due libri. Il primo di essi è rivolto ai fondamenti dell’esistenza e della vita, riguarda i tempi e i modi dell’origine universale. Il secondo si rivolge alle corrette vie umane e modalità esistenziali e comportamentali congrei al benessere individuale, sociale, universale. Così è il Neijing, che si compone infatti di due libri, il Suwen, Domande fondamentali, il Lingshu, Luminoso spirito cardinale. Si tratta dunque di un precisa antica modalità letteraria. Quanto alla cultura mediterranea ad esempio, il Libro della Genesi, avvio  del Vecchio Testamento, è così concepito. Si compone di cinquanta capitoli, da intendersi come la metà della totalità, rappresentata dal numero cento, scelta di misura e umiltà volta a segnalare il limite che la sapienza può raggiungere e riferire, la metà giusta della verità. Il Libro della Genesi è dunque composto di due libri, le Origini e i Patriarchi. Le Origini, composto di undici capitoli, svolge l’avvio e lo completa, introducendo il nuovo avvio. I Patriarchi, completa l’impianto numerologico definendo i cinquanta capitoli, come detto la metà del tutto,  e così completa ciò che può essere realizzato. Le Origini rappresenta dunque l’avvio dell’esistenza, mentre i Patriarchi, mediante appunto le vite e le vicende dei primi Patriarchi, mostra i diversi modi corretti di relazionare il Cielo e la Terra, chiarendo al popolo il volere di Dio.

Ancora quanto al bacino mediterraneo vanno anche ricordati i due poemi omerici, datati fra il nono e il settimo secolo a C. Entrambi sono composti di ventiquattro capitoli, e questo numero, multiplo del numero tre e del numero otto, e doppio del numero dodici, in circa ogni cultura rimanda allo zodiaco, alla misura del tempo, tema certo inerente al racconto omerico calato come è nel contesto storico. L’Iliade tratta infatti di una vicenda campale, la guerra di Troia, iniziale  fattivo segnale della presa di spazio dell’Occidente sull’Oriente, della modernità sulla tradizione, prevalenza simboleggiata dall’ingegneristico motivo del cavallo di legno. E si noti come il racconto tratti degli ultimi cinquantuno giorni della guerra, prima della caduta di Troia, numero il cui significato è interpretabile in modi non dissimile da quanto prima indicato. Attraverso le vicende di Ulisse e i suoi compagni l’Odissea svolge poi i complessi cammini umani necessari e adeguati a riconoscersi ad una tale epocale evoluzione. La secolare questione omerica e la discussa storicità di Omero come persona e autore, dà poi forma alla secolare trasformazione delle modalità di trasmissione della cultura tradizionale, da orale a scritta, che negli scritti più rilevanti venne sintetizzata e ammantata del simbolico nome di un autore riconosciuto. Per altro, identica questione riguarda la controversa realtà storica di Laozi, mitico autore del Taotejing.

Quanto all’Oriente, del tutto analoga ai precedenti risulta dunque la struttura del Taotejing, tradizionalmente composto di cinquemila ideogrammi, e vale qui l’identica evidenzia di modestia che ha consigliato la composizione del Libro della Genesi in cinquanta capitoli, perché anche cinquemila, come cinquanta, rappresenta ciò che della verità può essere insegnato, la metà del tutto, in questo caso rappresentato dal numero diecimila. Il Taotejing è realizzato  anch’esso di due libri, il Tao, la via, l’avvio e la forma dell’esistenza, e il Te, la virtù, le modalità corrette del vivere umano. Il primo volume del Taotejing, il Tao, composto di trentasette capitoli, rimanda al numero della terza decade in cui la somma dei due numeri componenti è pari a dieci, realizza cioè la completezza e l’unità. E circa questa appartenenza alla terza decade, va chiarito come circa ogni cultura esoterica assimili il numero tre alla perfetta realizzazione,  quale che ne siano i nomi e gli attributi, trinità, trimurti, triade, e ne faccia compiuta manifestazione terrena della celeste unitaria matrice dell’esistenza, Il secondo volume del Taotejing, il Te, definisce poi gli ottantuno capitoli del volume, dove il numero ottantuno, numero quadrato del quadrato del numero tre, rappresenta la potenza del numero tre. E va detto come i primi cinque capitoli di questo secondo libro, dal trentottesimo a quarantaduesimo capitolo, posti al centro dell’intero volume, ne rappresentino l’ossatura stessa, le direzioni e i semi stessi  dell’insegnamento espresso. Di questi cinque capitoli centrali va poi notata la precisa dimensione dei singoli capitoli. I primi due, il trentottesimo e il trentanovesimo capitolo, corrispondono ai discorsi più esplicativi e diffusi, in assoluto i più lunghi del volume, e ad essi segue il quarantesimo capitolo, quasi al mezzo dell’opera, il capitolo più breve, una semplice nota, il nucleo più intimo, il messaggio centrale, in esso il ritorno, la debolezza, il vuoto, risultano nella radice e nella natura stessa dell’esistenza.

 

            Il ritorno è la direzione della via, la debolezza è il modo della via. Tutto sotto il cielo è generato dall’essere, l’essere è generato dal non essere.

 

Bibliografia

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