Il riscaldamento dei punti di agopuntura nella prevenzione delle patologie respiratorie ricorrenti in età pediatrica

Lucio Sotte*

La prevenzione delle patologie respiratorie ricorrenti dell’età pediatrica può essere effettuata attraverso due tecniche “dolci” che sono assai frequentemente utilizzate in Cina perché particolarmente efficaci e contemporaneamente assai gradite al bambino.

Si tratta della moxibustione indiretta che consiste nel riscaldamento tramite la combustione di moxa e del massaggio dei punti di agopuntura.

La moxibustione è il metodo attraverso il quale la moxa secca (confezionata sotto forma di grossi sigari con la parte aerea dell’Artemisia vulgaris essiccata e triturata, con l’aggiunta o meno di altre erbe medicinali) viene bruciata al di sopra della cute in corrispondenza dei punti di agopuntura.

Il calore riscalda qi e sangue nei canali e diviene pertanto utile nel trattamento delle malattie e nel mantenimento della salute.

Talvolta la moxibustione risulta più efficace dell’agopuntura, mentre in altri casi le due metodiche hanno effetto sinergico. Nel capitolo VII del Ling Shu si afferma: “Quando gli aghi falliscono, la moxibustione è appropriata”.

Il termine moxa deriva dalla parola giapponese moe kusa, che significa «erba che brucia». L’uso dell’Artemisia vulgaris come principale sostanza di combustione risale al tardo periodo Zhou (inizio VII sec. a.C.); questa pianta è diffusissima anche nel nostro territorio e assai spesso si possono vedere dei cespugli di artemisia in campagna ai borsi delle strade. L’artemisia viene raccolta all’inizio dell’estate, dopo che le foglie hanno sviluppato la loro caratteristica parte lanosa. Le foglie vengono fatte essiccare, stagionare e sono quindi schiacciate e setacciate, in modo da separare la lana dal resto delle foglie e dal gambo, che vengono scartati. La moxa di alta qualità, che dipende dall’età e dalla manifattura, ha un colore che varia dall’avorio al bianco ed è composta quasi interamente dalla lana delle foglie. La moxa grezza, di colore grigio o grigioverde, considerata di qualità inferiore per la maggiore quantità di particelle di foglie contenuta, viene utilizzata soprattutto per la moxibustione indiretta, procedimento in cui si brucia la moxa confezionata in sigari per riscaldare la pelle.

Azioni  e tecniche di moxibustione

Trasmissione del calore ai canali

Il freddo e il calore variano il normale flusso del qi e del sangue; in particolare, il freddo rallenta il flusso o addirittura causa una stagnazione del qi. Il riscaldamento dei canali serve a promuovere la regolare circolazione di qi e sangue, attivandone il flusso.

 

Figura 1 Artemisia vulgaris

Azione contro le energie cosmopatogene e mantenimento della salute

Il trattamento di alcuni punti serve a prevenire le malattie epidemiche, la malaria e le pestilenze. Dai testi classici apprendiamo che, se una persona vuole essere sana, si deve applicare la moxa su ST-36 zu san li e, per vivere a lungo, occorre riscaldare CV-4 guan yuan, CV-6 qi hai, CV-12 zhong wan e GV-4 ming men.

 

Dispersione del freddo e dell’umidità

La moxibustione tratta le patologie da umidità freddo e le malattie persistenti causate dalla penetrazione profonda del freddo patogeno.

 

Armonizzazione della circolazione di qi e sangue

Oltre ad attivare la circolazione, la moxibustione ha anche la funzione di far fluire il qi e il sangue verso l’alto o verso il basso. Ad esempio, nei prolassi e nelle diarree causate da deficit di qi, la moxa su GV-20 baihui può condurre lo yang qi verso l’alto.

 

Tonificazione dell’energia yang

Lo yang qi è fondamentale per l’organismo e la sua presenza è determinante per la durata della vita. La moxibustione lo rinforza e ne previene il collasso.

 

Moxibustione indiretta con sticks o sigari di moxa

La tecnica di moxibustione che viene utilizzata in questi piccoli pazienti viene definita “indiretta” e viene eseguita senza contatto della moxa con la cute, utilizzando i sigari o sticks di moxa che vengono accesi e successivamente avvicinati alla cute, alla distanza di 2-4 cm in modo che possano trasmettere il calore senza alcun disagio per il paziente. Questa tecnica è molto semplice e praticabile, non è assulutamente dolorosa ed anzi spesso assai piacevole.

Il sigaro o stick di moxa è realizzato con foglie di artemisia setacciate grossolanamente, spesso misturate ad altre erbe e arrotolate come un sigaro. Lo stick è maggiormente utilizzato perché di più facile impiego nelle tecniche di tonificazione, soprattutto nei bambini e negli anziani.

La moxibustione mediante stick fornisce un calore leggero, mobilizza qi e sangue localmente e tratta le sindromi bi da vento, freddo e umidità.

Le tecniche più tradizionali sono due.

 

Figura 2 Moxibustione circolare ed a becchettio

 

Moxibustione circolare

Si regge lo stick a una certa distanza dal punto da riscaldare e lo si muove lentamente con un movimento rotatorio, in modo da diffondere il calore sopra la zona interessata. È indicato per la tonificazione generale nelle malattie croniche e per le zone che soffrono la penetrazione di umidità-freddo patogena.

 

Moxibustione a becchettio

Il metodo è così definito perché ricorda il passero che becca. Lo stick è mosso su e giù per 3-5 minuti in modo da aumentare la stimolazione termica, ottenendo la tonificazione della zona circostante l’ago. Il becchettio attenua la sensazione di calore locale e permette una sua penetrazione in profondità all’interno del puntoi di agopuntura

 

La moxibustione nel bambino con flogosi respiratorie ricorrenti

 

Principi di diagnostica

La moxibustione viene utilizzata quando il bambino presenta un quadro clinico di deficit di qi di polmone che si caratterizza perché le flogosi respiratorie ricorrenti sono accompagnate da alcuni sintomi patognomonici che sono:

–  la sudorazione spontanea o al minimo sforzo,

–  la sensibilità al freddo ed alle correnti d’aria,

–  il pallore cutaneo accompagnato dall’eccessiva umidità della pelle a causa dell’iperidrosi,

–  la sudorazione nella fase di addormentamento,

–  l’astenia fisica e psichica.

Il medico troverà poi, nel corso della visita, che il piccolo paziente presenta una lingua pallida, umida, con patina bianca più o meno spessa, gonfia ed improntata ai bordi. La lingua assume queste caratteristiche perché il qi di polmone che è in deficit non è in grado di mobilizzare adeguatamente i liquidi corporei che ristagnano nella parte alta del corpo provocando il gonfiore linguale che è di natura flaccida. La lingua gonfia batte contro l’arcata dentaria che la contiene e in questa maniera si determina la comparsa di impronte dentarie sui bordi. La lingua inoltre è pallida perché il qi carente non è in grado di mobilizzare adeguatamente il sangue, umida per il ristagno di fluidi e patinosa a causa di questa stasi di liquidi che crea un accumulo eccessivo di umidità interna.

Il polso del piccolo paziente sarà vuoto soprattutto nella posizione del polmone che è quella del “pollice” di destra.

 

Principi di terapia

In queste condizioni occorre scegliere dei punti che tonifichino il qi di polmone sui quali effettuare quotidianamente il trattamento.

Il mio consiglio è quello di effettuare questa terapia preventiva d’estate per preparare il bambino ad una migliore risposta agli agenti patogeni che lo dovessero aggredire in autunno, in inverno ed in primavera. Inoltre d’estate è assai più semplice praticare questa metodica di terapia dal momento che l’abbigliamento assai leggero può essere tolto molto velocemente, il clima caldo impedisce che il bambino si raffreddi durante l’esecuzione della moxibustione e da ultimo si può eliminare più velocemente il fumo che deriva dalla combustione dell’artemisia praticandola all’aperto, su un terrazzo o comunque areando abbondantemente il locale che è stato utilizzato. Ciò non significa che questa metodica non possa essere effettuata durante la stagione fredda: in questo caso si dovrà scegliere il periodo successivo alla convalescenza dopo una flogosi respiratoria. L’unica avvertenza da utilizzare è quella di evitare la moxibustione quando il bambino è affetto da una flogosi respiratoria in fase acuta che si manifesta con segni di calore: è ovvio che la moxibustione vada evitata in corso di patologie acute da calore-fuoco soprattutto se febbrili.

All’inizio la moxibustione deve essere praticata in ambulatorio e sarà cura del personale paramedico di insegnare ai genitori del bambino o ai tutori che lo accompagnano come proseguire il trattamento a casa. Infatti uno dei pregi di questa terapia è che non è necessaria la presenza quotidiana del medico o dei suoi assistenti; la metodica può essere insegnata senza nessuna difficoltà ai genitori del bambino perché continuino la terapia a domicilio. In questo caso il medico traccerà con una matita dermografica una croce in corrispondenza dei punti di agopuntura da trattare e successivamente questa croce verrà ritracciata dopo ogni doccia facendo attenzione a che non si cancelli completamente per poter continuare senza bisogno della mano del medico la moxibustione domiciliare.

I punti che generalmente utilizzo maggiormente sono:

–  BL-13 fei shu

–  CV-17 tan zhong

–  LI-4 he gu

–  LU-9 tai yuan.

 

BL-13 fei shu

Punto shu di Polmone

È il punto «shu» del dorso che agisce direttamente

sul «Polmone».

Localizzazione

Sotto il BL-12, equidistante dalla linea mediana

e dalla linea margino-scapolare, a 1.5 cun dallo

spazio intervertebrale D3-D4, dove si trova GV-12

nella massa dei muscoli trapezio e romboide.

Caratteristiche

Punto shu del dorso ad azione diretta sul Polmone.

Azioni

– Tonifica il qi di Polmone.

– Muove il qi di Polmone e disostruisce lo shen.

– Nutre lo yin di Polmone e ne purifica il calore da

deficit.

– Purifica il fuoco in eccesso a livello polmonare.

– Dissolve i tan polmonari.

– Disostruisce il canale in sede locale.

Indicazioni cliniche

In combinazione con CV-17 tan zhong, è indicato

nelle forme da deficit di qi di Polmone:

– astenia respiratoria con respiro «corto»;

– tosse e voce deboli;

– ipersudorazione da sforzo, pallore;

– facilità alle flogosi respiratorie.

 

LI-4 he gu

Riunione della valle

He, riunione, incrocio; gu, valle.

La denominazione del punto si riferisce alla sua

localizzazione: è situato in una «valle» delimitata

dalla «riunione» delle prime due ossa metacarpali.

Localizzazione

Sul dorso della mano, nell’angolo formato dalla

convergenza del primo e secondo metacarpo, oppure all’unione della metà distale e prossimale di

quest’ultimo, sul lato radiale.

Caratteristiche

Punto yuan-sorgente.

Azioni

– Rinforza il qi difensivo e stabilizza il biao,

– Come punto yuan, connesso al Polmone tramite

il luo trasversale, contribuisce alla tonificazione

del qi,

– Mobilizza il qi di Polmone stimolandone la discesa e la diffusione,

– Purifica il calore in generale, specie a livello del

Polmone,

– Svolge funzione diaforetica,

– Muove il qi in tutto l’organismo con azione analgesica, sedativa e antidepressiva,

– Estingue il vento endogeno e apre gli orifizi,

– Disostruisce il canale, specie a livello facciale,

– Provoca il parto e favorisce l’espulsione del feto.

Indicazioni

In moxibustione, abbinato a GV-14 da zhui, è indicato per i quadri clinici da difettosa protezione della pelle e delle mucose respiratorie imputabile a deficit di qi di Polmone:

– frequenti flogosi respiratorie (rinofaringiti, anosmia, rinorrea, laringo-tracheiti, bronchiti);

– pallore, ipersudorazione da sforzo;

– facilità a contrarre forme reumatiche superficiali.

 

LU-9 tai yuan

Grande sorgente

Tai, grande, supremo; yuan, sorgente, abisso.

L’azione dei punti shu-yuan dei canali yin è «grande» per l’importanza delle azioni e la vastità delle indicazioni cliniche. Il termine «sorgente» si riferisce alle caratteristiche del punto: l’assorbimento di yuan qi dal profondo.

Caratteristiche

– Punto shu-torrente, corrispondente al Movimento

Terra.

– Punto yuan-sorgente.

– Punto hui-riunione, ad azione sistemica sui canali

energetici.

– Punto di tonificazione.

– Punto d’inserzione del canale tendino-muscolare.

Azioni

– Tonifica il qi di Polmone.

– Nutre lo yin di Polmone e ne purifica il calore da

deficit.

– Dissolve i tan polmonari.

– Disostruisce il canale in sede locale.

Indicazioni

In combinazione con BL-13 fei shu e CV-17 tan

zhong, è prevalentemente utilizzabile nelle forme

da deficit di qi di Polmone:

– astenia respiratoria con respiro «corto»;

– tosse e voce deboli;

– ipersudorazione da sforzo, pallore;

– facilità alle flogosi respiratorie.

 

CV-17 tan zhong

Centro del torace

Tan, area centrale del torace; zhong, centro.

Il punto è situato nel «centro» del «torace» e agisce sugli organi toracici.

Localizzazione

In corrispondenza dell’incrocio fra la linea mediana dello sterno e la mammillare trasversa, all’altezza del quarto spazio intercostale.

Caratteristiche

– Punto mu di jiao  Superiore e di Pericardio.

– Punto hui del qi.

– Punto d’incontro dei canali principali di Cuore,

Pericardio e Triplo Riscaldatore, del luo  longitudinale di Rene e del Grande luo di Stomaco.

Azioni

– Tonifica il qi di Polmone.

– Tonifica sia il qi sia lo yáng  di Cuore e rinforza lo shen.

– Contribuisce a nutrire lo yin di Polmone.

– Muove il qi di Polmone.

– Elimina i tan accumulati a livello di Polmone e

Cuore, chiarificando lo shen.

– Incrementa la lattazione.

– Disostruisce il torace.

Indicazioni

In tonificazione, associando preferibilmente la moxibustione, assieme a BL-13 fei shu, è indicato nella terapia del deficit di qi di Polmone: astenia respiratoria con respiro «corto», tosse e voce deboli, asma, ipersudorazione da sforzo, pallore, facilità alle flogosi respiratorie.

Assieme a BL-15 xin shu  è utilizzabile per le sindromi da deficit di qi di Cuore: astenia mentale, depressione, sonno breve e di scarsa qualità, insonnia, pallore, carenza di memoria, palpitazioni, capogiri.

 




Punti e Meridiani di Agopuntura edito dalla CEA: volume 1 – testo atlante, volume 2 – indicazioni cliniche

Ettore Quirico e Tiziana Pedrali*

È con vivo piacere che dedico queste pagine di Olos e Logos a presentare ai lettori questi volumi di Piero Ettore Quirico e Tiziana Pedrali appena editati dalla Casa Editrice Ambrosiana di Milano.

Con Tiziana ed Ettore ho infatti una frequentazione di lunga data iniziata negli Anni ’80 e consolidata negli Anni ’90 e nei primi di questo terzo millennio. Molti avvenimenti ci hanno accomunato nella breve ma intensa storia dell’agopuntura italiana e tra questi una vicenda editoriale che è passata negli Anni ’90 attraverso la collaborazione con la Casa Editrice UTET di Torino per la quale Ettore e Tiziana hanno compilato la prima edizione di questi due volumi mentre io con dei colleghi curavo le edizioni del Trattato di Agopuntura e Medicina Cinese e del Trattato di Massaggio, Fisiochinesiterapia e Ginnastiche Mediche Cinesi.

Negli ultimi anni abbiamo entrambi “attraversato il Rubicone” per continuare la nostra avventura editoriale attraverso una fattiva collaborazione con la Casa Editrice Ambrosiana per la quale è stata varata questa seconda edizione di Punti e Meridiani di Agopuntura che è stata completamente rivista ed aggiornata e negli scorsi anni anche la seconda edizione del Trattato di Agopuntura e Medicina Cinese questa volta in sei volumi che è stata curata da me con la collaborazione di 30 tra i più famosi studiosi italiani del settore.

Ettore e Tiziana hanno avuto anche un riconoscimento internazionale della loro opera che si è concretizzato nell’edizione inglese dei volumi a cura della Casa Editrice Thieme con il titolo Teaching Atlas of Acupunture.

A loro i miei migliori auguri perché la fatica sia ripagata dal successo editoriale di questi volumi che arricchiscono l’orizzonte della letteratura scientifica italiana di agopuntura.

 

Lucio Sotte

 

Presentazione del primo volume

A vent’anni dalla presentazione della prima, fortunata edizione del Testo Atlante “Punti e Meridiani di Agopuntura” ed a dieci dalla riedizione dell’opera in due volumi (pubblicata anche da Thieme in edizione in lingua inglese nel 2007 come Teaching Atlas of Acupuncture, Vol I e II), abbiamo il piacere di presentare la terza edizione dell’opera che, pur rimanendo inalterata nei suoi contenuti fondamentali, è stata corretta e riveduta in alcuni particolari , allo scopo di renderla sempre più attuale e vicina alle esigenze dei medici che studiano e praticano l’agopuntura.

 

Copertina dei volumi editi dalla UTET

Negli ultimi 25-30 anni, l’agopuntura europea si è finalmente confrontata con quella cinese ed è stata costretta a riconsiderare e correggere gran parte della sua impostazione dottrinale, guadagnando in concretezza.

La fisiopatologia degli organi interni ed i loro quadri sindromici sono stati ormai recepiti dalla quasi totalità delle Scuole ed anche le indicazioni cliniche degli agopunti sono state profondamente riviste, abbandonando rigidi schemi di dubbia efficacia terapeutica.

In quest’ottica abbiamo ritenuto opportuno uniformare ai principali testi cinesi i percorsi dei meridiani principali e secondari e la localizzazione di alcuni agopunti.

Per quanto riguarda le indicazioni cliniche degli agopunti, in questo primo volume abbiamo ritenuto opportuno riportare solamente quelle di più frequente utilizzo nella pratica clinica, rinviando il lettore al secondo volume per la consultazione di quelle attualmente meno citate ed utilizzate, seppur presente su alcuni testi antichi.

Sempre a proposito delle indicazioni cliniche, abbiamo ritenuto opportuno mantenere alcune definizioni di malattie (ad es. nevrastenia, isteria, sindrome maniaco-depressiva, ecc.) che nella nosologia moderna sono state sostituite da altri termini, perché più adatte a descrivere quadri clinici complessi caratterizzati dalla concomitanza di sintomi mentali, viscerali e somatici rispetto ai termini attuali, altamente specifici.

Lo scopo di quest’opera rimane quello di fornire allo studente ed al medico agopuntore un efficace strumento di apprendimento e di pronta consultazione, capace di indicare con chiarezza: localizzazione, modalità di repere, rapporti anatomici e principali indicazioni cliniche di ciascun agopunto.

Le tecniche terapeutiche agopunturali spesso prevedono l’infissione profonda dell’ago ed il rischio di provocare lesioni organiche è rilevante: per tale motivo è indispensabile da parte del medico una conoscenza precisa dei diversi piani anatomici e delle sezioni degli agopunti.

 

Copertina dei volumi editi in inglese da Thieme

La manovra di infissione dell’agopunto non può prescindere dall’ottenimento delle tipica sensazione parestesica del De Qi, che ne conferma la corretta stimolazione; nella prima sezione dell’opera vengono quindi descritte le modalità del De Qi per ciascun agopunto, del quale vengono inoltre illustrate dettagliatamente: localizzazione, coordinate anatomiche ed indicazioni cliniche.

Lasciando giudicare al lettore se il risultato è pari agli intenti, gli proponiamo questa seconda riedizione della nostra opera, nella speranza di fornirgli un aiuto concreto per lo studio e la pratica clinica dell’agopuntura.

 

Presentazione del secondo volume

La conoscenza delle corrette indicazioni cliniche dei punti di agopuntura rappresenta l’elemento essenziale per la formulazione di un efficace protocollo terapeutico.

Nel corso dei secoli la Medicina Cinese ha proposto percorsi diagnostici e clinici diversi, ma gli agopunti impiegati sono stati sempre gli stessi, pur variando sensibilmente i loro criteri i prescrizione e di combinazione.

Recentemente, la sperimentazione scientifica applicata all’agopuntura ci ha consentito di verificarne l’efficacia e di comprenderne alcuni meccanismi d’azione, ma poco ci ha rivelato sull’azione dei singoli agopunti, poiché gli effetti clinici solitamente dipendono dalla loro associazione sinergica.

La conoscenza delle indicazioni tradizionali è pertanto ancor oggi indispensabile per guidare la scelta dei punti da impiegare in terapia, anche se la comprensione degli elementi fondamentali della Medicina Cinese risulta spesso ardua per il medico occidentale, formato secondo i parametri di una logica cartesiana  che è assai distante da un pensiero di tipo analogico-allegorico qual è quello orientale.

La scienza medica occidentale, attualmente, tende ad affermare l’esistenza di un’unica metodica di indagine e di un’unica chiave di interpretazione della malattia, sottovalutando il patrimonio di esperienze diagnostiche e cliniche celato all’interno di antiche scienze mediche; tra queste vi è l’agopuntura che, dopo aver curato con successo milioni di malati in oltre duemila anni di storia, può essere ancor oggi assai utile, come unica terapia o a fianco dell cure convenzionali.

Nel tentativo di superare la dicotomia tra scienza antica e moderna, in quest’opera vengono confrontate le indicazioni cliniche degli agopunti, espresse nel linguaggio della Medicina Cinese, con quelle dell’attuale Medicina Occidentale, in modo da renderne meglio comprensibile l’azione nei confronti dei vari distretti corporei e delle differenti situazioni patologiche.

Per favorire una miglior comprensione della materia, viene inoltre analizzato il significato degli ideogrammi che compongono il nome di ciascun agopunto, del quale vengono discusse ed evidenziate le principali applicazioni nella pratica clinica. Sono infine riportate collaudate combinazioni terapeutiche tratte da testi antichi e moderni, che possono rivelarsi asai utili nella pratica clinica.

 




Progetto Agopuntura a Calcutta

Carlo Moiraghi*

Lo scorso ferragosto, anno 2013, ero in India, a Calcutta. Quale direttore della Scuola ALMA di agupuntura vi ho definito un progetto e un accordo con le Suore di Madre Teresa, le Missionarie della Carità, per introdurre l’agopuntura nelle Case della Carità mediante il volontariato di medici agopuntori.

Ho poi verificato sul campo la non facile ma reale fattività di questa innovativa collaborazione praticando l’agopuntura nella Casa di Kalighat, Nirmal Hriday, che in indi significa Puro Cuore, prima casa aperta da Madre Teresa nel 1952 in Calcutta.

Il Tempio induista di Kalì nel quartiere di Kalighat era da sempre meta dei malati, dei miseri e dei bisognosi della città, che vi venivano a elemosinare e a morire.

La beata suora albanese, al secolo Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu, volle quindi qui, in Kalighat, attigua al Tempio di Kalì, la sua prima Casa e vi prese a raccogliere, amare, lavare, nutrire, curare, aiutare a morire con dignità, in un letto, le schiere di moribondi abbandonati nelle strade.

La sua luminosa avventura al servizio delle sofferenze degli ultimi iniziò fra queste pareti e dilagò nel mondo.

Nel 1989 la Madre riferì di avere ricoverato in questa Casa circa 54 mila persone e che di queste almeno 23 mila vi erano morte.

Oggi per fortuna Calcutta è cresciuta da quegli anni.

Il dolore e la fame e la morte non la fanno più da padroni assoluti lungo interminabili chilometri di corpi allineati lungo dedali grigi di anonimi marciapiedi. Oggi a Calcutta si respira la vita. 
Kalighat Nirmal Hriday è un’ordinata struttura che ospita oltre un centinaio di degenti, per lo più terminali, donne e uomini.

Non può che risultare complesso e parziale specificare la breve e profonda esperienza fattavi, composta di difficoltà e incertezze di ogni genere e grado, professionali e umane, e di chiare brezze di serenità e di soddisfazione piena.

Resta che il progetto Agopuntura a Calcutta, riservato ad agopuntori esperti, è attivo per il futuro. È un avvio, un sentiero appena abbozzato in una direzione ancora da decifrare e identificare appieno, la reale possibilità di un cammino tutto da delineare e tracciare e determinare percorrendolo con misura e buon senso e buona volontà e umiltà.

Non mi sento però di mimare certezze che riconosco di non avere.

Mi accorgo di non avere ancora metabolizzato del tutto i giorni di Kalighat e di non avere quindi oggi un’univoca chiarezza circa le mie personali future scelte in proposito.

In ogni caso i Colleghi agopuntori esperti che, dopo averne opportunamente valutato ogni risvolto, siano interessati a un periodo di volontariato con agopuntura in questo contesto indiano possono segnalarsi per gli opportuni approfondimenti presso il dr. Paola Poli, che ha condiviso con me la pratica dell’agopuntura a Kalighat ed è la referente di questo progetto. 
In seguito, maturata la stabile determinazione a fornire il proprio lavoro, in capo a colloqui introduttivi e specifici potranno venire avviate le procedure presso le Missionarie della Carità indiane ai pratici fini organizzativi.

È previsto il rilascio da parte delle Missionarie della Carità dell’attestazione dei singoli periodi di pratica di agopuntura svolti dai volontari. 
Consiglio permanenze brevi, una o due settimane, e presenze non isolate, meglio tandem di agopuntori già affiatati.

Calcutta, in indi Kolkata, è una grande metropoli, conta cinque milioni di abitanti, eppure vi è un indirizzo di cui chiunque, orientale, arabo, occidentale che sia, ti dà indicazioni. Tu chiedi di Mother House, la sede delle Missionarie della Carità, e in breve, non sai come, ci sei. Mura semplici, austere, grigie, l’esatto colore del cielo sopra di te, appena una punta di azzurro. 
Entrando il sorriso di una suora ti coglie. Al piano terreno, sulla destra, vi è la stanza più bella, più serena, più luminosa del mondo, una sala spoglia, un rettangolo chiaro di cemento lucido in evidenza.

La tomba di Madre Teresa reca una scritta: Ama un altro uomo come io ho amato te. Giovanni 15.12. 
Mattina, pomeriggio, ti ci ritrovi ogni giorno. Senza pensarci dici a te stesso o all’amico: andiamo a trovare la Madre, passiamo un attimo da Madre Teresa. Si è subito d’accordo e in un istante si è lì, davanti a lei, insieme a lei. 
Di continuo qualcuno entra, a piedi nudi, e ognuno lei prende per mano, abbraccia, ascolta, tranquillizza, rincuora, sprona.

Su quelle panche di legno è semplice aprirsi, pensare, chiedere, dire, restare in silenzio, a mente vuota, è naturale respirare con lei, di lei.

Ad ognuno lei dona fiducia e pace, chiarisce, spiega, suggerisce.

Ama un altro uomo come io ho amato te, sussurra, e ognuno ne sente la voce, il calore, l’appoggio, l’amore. Aleggia dovunque. 
Calcutta non sarebbe Calcutta senza il n. 54 A, A. J. C. di Bose Road, nè il mondo il mondo. 

Riferimenti: 
Email: staff.agopuntura@yahoo.it 
Cel: 335-6626465 dr. Paola Poli

 




Ritornare a vedere di nuovo con tutti i sensi: il meccanismo della visione della medicina cinese

Angela Di Bari*

Gli occhi nella MTC sono uno dei sette Qiao, i portali  della testa, strutture che più delle altre  sono in relazione con gli Shen.

In queste sedi gli Shen lavorano senza tregua per mantenerli pervi, puliti, illuminati poiché da essi dipendono le capacità sensoriali. La testa è la depositaria delle essenze luminose e tutto ciò che viene ricevuto dall’esterno deve trovare un “passaggio” purificato perché le sensazioni possano essere ricevute nella giusta misura, nella giusta quantità e ne consegua la giusta interpretazione e la retta condotta. Gli organi di senso sono le porte e le finestre sul mondo esterno, ciò che rende vivace la coscienza e ci permette di fare esperienza di ciò che ci circonda. Le nostre capacità sensoriali di vedere, sentire, gustare, toccare, respirare,  dipendono nella medicina tradizionale cinese (MTC) dal Cuore.

Se il Cuore è preso da pregiudizi, avversioni, sentimenti, emozioni eccessive non solo sono alterati i movimenti del Qi e del Sangue, ma è persa la capacità di vedere, percepire, giudicare e reagire nel modo appropriato.

Tra tutti gli organi di senso, gli occhi sono gli orifizi meglio posizionati per essere in risonanza con il Cuore.  Nel mondo antico cinese erano definiti Ming Men per la loro potenza di ricezione e la forza di trasmissione dello Shen della persona. Rappresentano lo strumento di comunicazione per eccellenza degli Spiriti e fanno parte del Sistema Visivo, così come viene riportato nei testi.

Difatti i testi di oftalmologia  più antichi parlano di un “Sistema degli Occhi” che inizia con i globi oculari posti anteriormente, attraversa il sistema profondo del Cervello, il Mare dei Midolli, e raggiunge la parte posteriore della testa dove vi sono due Occhi  Posteriori, due punti della Vescicola Biliare, i cui nomi sono molto evocativi , GB18 Cheng Ling (che giova allo Spirito Individuale) e GB19 NaoKong (apertura del cervello). La Vescicola Biliare è fondamentale nel processo della visione perché fornisce un quantitativo inestimabile di jing puro ed essenziale e il suo declino è alla base della presbiopia.

Tuttavia tutti gli organi e i visceri collaborano al nutrimento degli occhi, circa 18 meridiani giungono all’occhio e proprio in zona perioculare si concentrano tutti i meridiani yang del corpo costituendo una delle sedi privilegiate dei Zong Mai, i vasi ancestrali.

Questo indica che le essenze più pure e più leggere dei 5 Zang e 6 Fu salgono per nutrire, proteggere, illuminare i globi oculari e dire che il Fegato si apre negli occhi significa semplicemente che gli Hun, sono gli unici tra tutti gli Shen che hanno  la capacità di vedere “oltre”, al di là di ciò che è materiale e tangibile.

Se non mi fermo con lo sguardo su ciò che mi affascina e mi trattiene da vicino, offro la possibilità ai miei Hun di vedere in profondità là nell’occipite, quello che è il mio destino, la lezione di vita che devo imparare, e ciò che voglio portare nella mia “Visione Celeste” che è quello a cui realmente tendono gli Hun.

Quindi la salute degli occhi dipende dallo stato generale di tutti gli Organi e Visceri e all’inverso curare e proteggere il Sistema Visivo significa potere intervenire su uno specifico Organo o Viscere qualora questo fosse indebolito o malato. Sappiamo che gran parte della comunicazione non verbale passa per i Qiao, i canali visivo-cenestesico, uditivo-motori, chimico-olfattivi e che questi utilizzano un codice analogico, cioè riproducono immagini di ciò a cui si riferiscono.

Formidabile è stata l’intuizione cinese antica che tutti gli organi di senso hanno un Signore degli Orifizi, il Cuore, oggi lo chiamiamo Sistema Nervoso Centrale, che ha la capacità di selezionare, rielaborare, correlare tutte le informazioni provenienti da tutti gli organi di senso, e integrare le sensazioni con tutte le percezioni legate alla esperienza, alla memoria, al pensiero.

La radice di quello che è il nostro “io” unico, irripetibile parte dagli Orifizi Superiori. Il senso d’identità individuale è differenziato per ciascuno di noi perché differenti sono le percezioni che derivano dal mondo esterno. Quello che noi “vediamo” non è il mondo come realmente è, ma come lo vedono i nostri occhi, una mappa estremamente funzionale alla nostra   sopravvivenza e alle nostre convinzioni, specie quelle acquisite durante l’infanzia.

La mappa non è il territorio, e ognuno di noi costruisce mappe diverse dello stesso territorio e anche mappe diverse dello stesso territorio da momento a momento, in base al proprio grado di attenzione, ai propri bisogni, alle proprie motivazioni.

Gli organi di senso afferiscono alle stesse vie nervose per cui, curando un senso, per esempio la vista anche gli altri, un udito debole o un olfatto insensibile, possono rivelarsi potenziati (vedi l’esercizio dei 5 sensi).

Il globo oculare nelle medicina cinese viene studiato con due sistemi, uno più filosofico che si rifà agli 8 trigrammi di base dell’Yi Jing e che presenta degli incredibili risvolti medici, e uno più medico il sistema Wu Lun o delle Cinque Ruote non privo anch’esso di  misteriosi risvolti di psicosomatica medica.

Nel Wu Lun si associano le varie parti dell’occhio al Sistema dei Cinque Elementi rimarcando sempre che il Sistema è unico e che l’occhio è una propaggine di ciò che è contenuto nella scatola cranica.

Nei testi antichi si parla di una ruota segreta Fuoco/Acqua che corrisponde al moderno sistema visivo, occhi, nervo ottico, corteccia visiva primaria (V1) e tutta la zona posta intorno alla scissura calcarina.

Le quintessenze del Qi, del Sangue e dei Jinye formano l’occhio, lo nutrono e lo mantengono nella sua posizione.

Esso rappresenta l’emissario del Cuore e tutto ciò che è al di là della pupilla è sotto il governo del Rene.

In particolare appartengono al Rene la pupilla, il cristallino, l’umor acqueo, l’umor vitreo, la retina e il nervo ottico.

La cornea, il corpo ciliare e l’iride sono sotto il governo del Fegato. La coroide e tutti i vasi con i canti, interno ed esterno, sono controllati dal Cuore

La visione è un fenomeno complesso che anche gli antichi oftalmologi avevano capito.

È la capacità di dare un significato e una localizzazione spaziale a ciò che si guarda  e questo processo viene compiuto con il cervello.

L’occhio è un mezzo sofisticato di ricezione di raggi luminosi rifratti dagli oggetti colpiti dalla luce, un trasduttore, e il cervello è colui che “vede” in virtù della memoria di immagini anteriori poiché raccoglie, unifica, integra due differenti immagini, rimpicciolite e rovesciate, provenienti dalle retine di ciascun occhio.

Il processo visivo è un fenomeno olistico, in cui tutti i fattori nervosi ed emozionali hanno il loro peso.

Ogni occhio lavora per proprio conto e grandi quantità di Qi e Sangue occorrono perché da due immagini differenti si percepisca una immagine unica, colorata, con una sua forma, una profondità, un movimento. Il tutto frutto di una elaborazione mentale.

La retina, la membrana nervosa dell’occhio, è sotto il controllo del Rene tranne che in una piccolissima zona, fondamentale per la visione nitida, detta macula lutea che è sotto il governo della Milza.

La macula lutea – ossia gialla per la presenza di un pigmento carotenoide, la xantofilla – è definita  “l’occhio dell’occhio” perché è la sede dove devono essere messe a fuoco le immagini per essere viste nei dettagli.  La restante parte della retina fornisce il campo visivo cioè la capacità di muoverci nell’ambiente. In particolare la macula ha un diametro di circa 5 mm. Nella sua porzione centrale vi è una depressione di 1,5 millimetri quadrati: la fovea. All’interno della fovea si riconosce una area ancora più piccola, la foveola,  di 0,35 mm dove sono fittamente stipati solo gli elementi della visione fotopica, cioè la visione ai livelli d’illuminazione normale (luce del giorno)

Proprio questi 0,35 mm sono controllati dall’Elemento Terra. La visione dei dettagli, il visus, i 10/10 sono fortemente influenzati dalla coppia Milza/Stomaco.

Vedere bene è un’arte che si apprende da adulti  coltivando il Jing di tutti gli organi. Ma quale Jing? Il Jing acquisito che è il prodotto di intermediazione e armonizzazione di un Centro che sa presiedere l’assunzione delle “forme” di tutte le dinamiche interne ed esterne.

In condizioni normali gli occhi vengono mossi continuamente e cambiano direzione circa 5 volte al secondo, con un elevato consumo di Qi.

La saccade è il movimento oculare che gli occhi compiono con maggiore frequenza. Consiste in rapidissimi movimenti, 3-4 saccadi al secondo eseguite per portare la zona d’interesse visivo a coincidere con la fovea. Si calcola che ogni occhio compia in media circa 150.000 saccadi al giorno. Ogni saccade ha il duplice scopo di mantenere sulla fovea l’immagine degli oggetti e di dirigere la fovea sui vari particolari dell’ambiente circostante, per costruire l’immagine complessiva.

È incredibile la velocità con cui vengono compiute, 600-700/secondo, ossia  una durata di frazioni di secondo, negli occhi considerati sani.

Gli occhi con disturbi visivi sono più fissi, meno mobili.

La coroide, la membrana vascolare del globo oculare, ha una portata ematica 20 volte superiore al Cervello e 5 volte superiore al Rene.

Tutto questo significa che agli occhi arriva una enorme quantità di Qi, di Sangue e di Liquidi Corporei e che il Cuore, il Fegato e la Milza sono gli organi che spingono, contro gravità, le sostanze più affini alla composizione degli occhi.

La natura ha progettato il Sistema Visivo, con grande generosità. Gli occhi come qualunque altro organo hanno la capacità di ristabilirsi. La vista è per il 90% una funzione della mente e per il 10% legata a fattori costituzionali ed essendo mentali i veri meccanismi della visione possiamo, con una educazione visiva corretta, curare  la maggior parte dei difetti visivi e migliorare la vista nei casi in cui essa sia già normale.

È possibile “reimparare” ad usare fisiologicamente gli occhi con metodi di riprogrammazione visiva che eliminano la tensione da sforzo degli occhi, facilitano i movimenti naturali, stimolano la immaginazione e la memoria, migliorano la postura e il modo in cui si respira e ci si muove.

I cinesi fanno eseguire il Qi Gong degli occhi nelle scuole elementari e utilizzano  gli esercizi di visualizzazione delle palline soffici e del Wu Lun Ze Mu, 5 cerchi per umidificare gli occhi, a tutte le età.

Gli esercizi si eseguono senza gli occhiali. Spesso portare gli occhiali produce rigidità e immobilità degli occhi, si privilegia la visione centrale, la nitidezza dei dettagli, a scapito della percezione dello spazio. Domina un tipo di visione a due dimensioni, pensate al computer, focalizzato su cose vicine, senza movimento degli occhi, né allargamento del campo visivo.

Per riacquistare coscientemente un’arte appresa inconsciamente durante l’infanzia bisogna dedicare, pensieri, tempo, applicazione.

Gli occhi lavorano per 365 giorni all’anno, non è pensabile che i trattamenti di recupero del visus possano essere affidati solo agli operatori del settore. Esiste una gamma infinite di tecniche di riprogrammazione visiva. Le metodiche classiche della antica Cina sono efficaci, semplici, piacevoli  da eseguire sia da soli che in gruppo.

Principi fondamentali per migliorare la propria vista sono: accettare i sacrifici, accettare il fatto che i propri occhi sono parte di un Sistema Olistico, agire con perseveranza, costanza e regolarità e non trattenere mai il respiro.

“Un vero viaggio di scoperta non è cercare terre nuove ma avere occhi nuovi”

 




Approvata nelle Marche una nuova legge per disciplinare le medicine complementari: agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia e antroposofia

Giovedì 24 novembre è stata presentata nella Sala Ricci del Palazzo delle Marche  la Proposta di Legge su “Modalità di esercizio delle medicine complementari”  che è già stata approvata dalla V Commissione Salute dell’Assemblea Legislativa delle Marche. Il testo è stato illustrato da Francesco Comi, Presidente della V Commissione Salute, da Giancarlo D’Anna, Vicepresidente della V Commissione Salute e da Lucio Sotte, medico chirurgo e Coordinatore del gruppo di lavoro sulle medicine complementari che ha collaborato con la V Commissione Salute nella definizione e stesura del testo.

Lo scopo di questa legge è disciplinare i trattamenti e le cure non convenzionali esercitati tramite agopuntura, fitoterapia, omeopatia, omotossicologia e antroposofia. La legge recepisce il testo già approvato, nell’ambito della Conferenza Stato Regioni, dagli Assessori Regionali alla Sanità e dai Presidenti di tutte le Regioni italiane nel dicembre 2012 ed approvato dal Ministero della Salute il 7 febbraio 2013. Tale testo regolamenta le modalità di formazione dei medici che desiderano studiare e perfezionarsi nelle medicine complementari e quelle di accreditamento degli Istituto di Formazione.

L’accordo approvato dalle Regioni e dal Ministero stabilisce che gli Ordini dei Medici istituiranno degli elenchi per l’iscrizione dei medici che praticano queste discipline e che hanno i titoli per qualificarsi come esperti. Dal 2015, dopo la fine del regime transitorio, i medici che vorranno iscriversi a questi registri dovranno dimostrare di avere un curriculum formativo maturato a livello universitario tramite un master di formazione specifica, oppure aver completato un iter triennale di formazione presso una scuola privata accreditata per un monte orario complessivo di 500 ore di formazione, di cui 100 di pratica clinica e 400 di lezioni, il 30% delle quali possono essere erogate in FAD (formazione a distanza). Gli studenti dovranno inoltre superare un esame teorico-pratico alla fine di ognuno dei tre anni del corso e discutere una tesi finale.

Le Scuole di formazione private che dimostreranno di ottemperare alle feree regole stabilite nel testo potranno essere riconosciute e abilitate a formare i medici nelle discipline specifiche.

La ricaduta positiva a garanzia dei cittadini utenti delle MC è intuibile: qualunque medico vanti competenze nelle medicine complementari regolamentate potrà essere rintracciato dai cittadini nel registro apposito presso l’Ordine dei Medici della provincia di appartenenza.

Puoi scarica qui i PDF della Conferenza Stampa




Agopuntura e sindrome climaterica in donne con pregresso cancro al seno: uno studio controllato non randomizzato

Luca Marinone, Arcangelo Cangialosi*

Lo scopo principale di questo lavoro è valutare la riduzione dei disturbi vasomotori (vampate di calore e sudorazioni notturne) dopo trattamento con agopuntura tradizionale cinese in donne in menopausa che hanno effettuato trattamenti per cancro al seno.

Previo consenso informato, sono state arruolate 20 donne con anamnesi positiva per neoplasia mammaria e senza evidenza di malattia metastatica al momento dell’arruolamento in studio. Nessuna delle donne arruolate ha mai effettuato agopuntura precedentemente.

In ordine temporale di arruolamento, le prime 10 donne sono state assegnate al gruppo “agopuntura vera” (agopuntura tradizionale cinese), mentre le successive 10 al gruppo di controllo (“sham agopuntura”). I 2 gruppi non differiscono né per l’età media né per le terapie oncologiche effettuate. La maggior parte delle donne è in ormonoterapia con tamoxifene.

Le sedute di agopuntura tradizionale cinese sono state effettuate 1 volta a settimana per 10 settimane consecutive e successivamente 1 volta al mese fino a 6 mesi totali dall’inizio del trattamento. Le sedute di “sham agopuntura” sono state effettuate 1 volta a settimana per 5 settimane consecutive. Dopo 5 settimane di “sham agopuntura”, il gruppo di controllo ha effettuato cross-over per ricevere agopuntura tradizionale cinese con le stesse modalità del gruppo “agopuntura vera”.

Gli aghi una volta posizionati sono rimasti in sede per 25 minuti. La valutazione dei risultati è stata effettuata facendo compilare alle pazienti 2 specifici questionari a tempi prestabiliti (scala climaterica di Greene, diario settimanale su numero ed intensità delle vampate di calore).

Il trattamento “agopuntura vera” prevede agopuntura somatica ed auricolare secondo il seguente protocollo: agopunti (sempre posizionati) sono 6SP e 4CV; agopunti (da associare in base alla diagnosi secondo i criteri della medicina tradizionale cinese) sono 2KI, 6KI, 3LR, 17CV, 6PC, 6Ht, 7Ht, 20GB, 20GV, Shenmen auricolare. Il trattamento “sham agopuntura” prevede l’utilizzo di aghi a punta smussa dotati di supporto, che garantiscono una lieve stimolazione senza penetrazione cutanea.

I risultati osservati sono di seguito riportati, premesso che al tempo dell’arruolamento in studio (t0) non è stata osservata alcuna differenza statisticamente significativa riguardo ai sintomi vasomotori tra i 2 gruppi.

Il quadro clinico predominante secondo i criteri della medicina tradizionale cinese è stato quello della “disarmonia tra Cuore e Rene” e gli agopunti più utilizzati sono stati 2KI, 6Ht, 6PC, 17CV, Shenmen auricolare (oltre a 6SP e 4CV).

Dopo 5 settimane di trattamento, nel gruppo “agopuntura vera” l’80% dei casi ha avuto una riduzione dei sintomi vasomotori superiore al 30% rispetto all’inizio del trattamento, mentre nel gruppo “sham agopuntura” soltanto il 20% dei casi ha riportato tali benefici (differenza statisticamente significativa, valore p del test esatto di Fisher a 2 code = 0,023). Inoltre nel gruppo “sham agopuntura”, 5 settimane dopo cross-over per ricevere agopuntura tradizionale cinese, le donne che hanno riferito una riduzione superiore al 30% dei disturbi vasomotori hanno raggiunto il 70% dei casi.

In particolare dopo 5 settimane di trattamento, nel gruppo “agopuntura vera” si è osservata una riduzione statisticamente significativa del numero di vampate di calore (test Wilcoxon-Mann-Whitney, valore p = 0.0015). Tale risultato è imputabile ad una riduzione statisticamente significativa delle vampate di intensità severa/molto severa (valore p del test esatto di Fisher < 0,0001).

Infine dopo agopuntura tradizionale cinese si è osservato un miglioramento del riposo notturno, oltre alla riduzione dei disturbi vasomotori. Tali benefici sembrano mantenersi per tutto il periodo di osservazione (6 mesi), a patto che vengano effettuate le sedute mensili di mantenimento.

Non vi sono stati effetti collaterali correlati al trattamento con agopuntura.

 

 




Oncologia integrata in Europa: la Toscana partecipa alla Joint Action europea EPAAC

Il tumore è una patologia sistemica e multifattoriale che in quanto tale trae  beneficio dall’impiego sinergico di più strumenti terapeutici che possono  concorrere in vario modo alla salute e al benessere del paziente oncologico.

Numerosi studi condotti in Europa rilevano che un malato di tumore su tre fa ricorso alle medicine complementari (MC), mentre in Italia la percentuale dei pazienti oncologici che utilizza queste terapie è stimata intorno al 15-25% ed è formata soprattutto da donne con un buon livello d’istruzione.

A livello internazionale sono stati identificati circa una cinquantina di possibili trattamenti “complementari”, che il più delle volte sono associati ai protocolli terapeutici convenzionali. Può accadere però che le terapie non convenzionali siano assunte come una forma di automedicazione, indipendentemente dalle verifiche scientifiche o dai requisiti di qualità e sicurezza. Questo fenomeno può avere delle conseguenze per la gestione clinica dei pazienti, per la mancata comunicazione all’oncologo dell’uso di queste terapie, per le possibili interazioni con i trattamenti “ufficiali” o per la ridotta compliance nei confronti della terapia antitumorale. Anche per questa ragione è fondamentale che i medici di famiglia, gli oncologi e più in generale gli operatori sanitari abbiano conoscenze di base delle varie problematiche poste da questi trattamenti, per poter consigliare i pazienti e realizzare un programma terapeutico che integri i benefici possibili dei differenti approcci.

Ed è altrettanto importante sviluppare la ricerca in questo settore per conoscere a fondo il ruolo che le medicine complementari possono avere sul benessere e sulla qualità della vita dei pazienti oncologici.

Le attività della Toscana per EPAAC

In questo quadro si inseriscono le attività promosse dalla Joint Action “European Partnership on Action against Cancer” (EPAAC).

Si tratta di un’iniziativa della Commissione europea avviata nel settembre del 2009 con il sostegno di numerosi partner e cofinanziata dal programma Salute dell’Unione europea.

Quest’azione – in cui confluiscono gli sforzi di Commissione europea, Stati membri e relativi ministeri della Salute, associazioni di pazienti, medici e ricercatori, industria e società civile – intende affrontare la questione del cancro in maniera più efficace e uniforme all’interno dell’Unione Europea. Vi aderiscono un ampio gruppo di enti, associazioni scientifiche e istituzioni del Vecchio Continente, 36 partner associati e oltre 90 collaboranti suddivisi in 10 Gruppi di lavoro (WP).

La Regione Toscana partecipa al progetto come partner associato ed è inserita nel Gruppo di lavoro 7 “Healthcare”, che ha tra i suoi compiti l’identificazione e la promozione delle buone pratiche in ambito oncologico.

Più nello specifico l’obiettivo affidato alla Toscana è raccogliere e analizzare le prove scientifiche sull’uso delle medicine complementari in oncologia e proporre i criteri per una corretta divulgazione delle informazioni a medici, operatori sanitari, pazienti e decision-makers; predisporre un censimento delle strutture sanitarie che, a livello europeo, erogano servizi di “oncologia integrata” e mettere in rete le informazioni attivando in questo modo un coordinamento permanente fra i diversi centri che praticano l’oncologia integrata.

Il lavoro di raccolta e revisione delle esperienze pubblicate in letteratura internazionale sull’uso delle medicine complementari in oncologia è in corso e si focalizza su agopuntura, omeopatia, fitoterapia, antroposofia e omotossicologia. Alla fine del percorso sarà redatto un testo che riporta i lavori di ricerca più significativi nonché tabelle che indicano per ogni disciplina sintomi, studi realizzati, grading di evidenza, forza di raccomandazioni, eventi avversi e/o controindicazioni dei diversi trattamenti.

 

Il censimento: primi risultati

L’obiettivo è fotografare la situazione delle strutture sanitarie, pubbliche e private, che praticano l’oncologia integrata in Europa elaborando i dati di un questionario in cui si richiedono, oltre a informazioni generali sulla struttura, sull’attività di medicina integrata (e più in particolare la tipologia dei servizi erogati), il campo di applicazione dei trattamenti complementari utilizzati, la tipologia di servizio (pubblico/privato).

Fino al 21 maggio 2013 sono state contattate 228 strutture in Italia e Europa e hanno risposto in 44 (19,2%), 15 europee e 29 italiane. Il 70,4% dei responders pratica l’oncologia integrata.

Sono stati inseriti nella mappatura 24 centri su 31 che utilizzano le medicine complementari (escludendo i singoli studi medici), di cui il 62,5% sono pubblici, 7 attivi in Europa e 8 in Italia (vedi mappa).

Fra i centri inclusi nel censimento in Italia quelli pubblici rappresentano il 50% del totale. Il 45,8% delle strutture italiane ed europee offre ai pazienti attività di omeopatia e agopuntura, il 33,3% di fitoterapia mentre nel 29,1% dei centri vengono praticate altre tecniche della medicina tradizionale cinese. La media dei pazienti seguiti ogni anno dai centri che hanno risposto al questionario è 289.

 

Seminario EPAAC a Firenze

Nel febbraio 2013 esperti italiani ed europei di oncologia integrata si sono riuniti a Firenze per seguire il workshop “Oncologia integrata: analisi di evidenze scientifiche ed esperienze cliniche”, organizzato dalla Rete Toscana di Medicina Integrata (RTMI) all’interno delle attività dell’EPAAC. Il dibattito si è focalizzato sulla definizione delle linee di consenso per una valutazione della letteratura scientifica e dell’esperienza clinica in oncologia integrata e i criteri per realizzare la mappatura dei centri oncologici europei che offrono ai pazienti servizi di medicina complementare (MC).

Nella discussione è emerso che con il termine “oncologia integrata” si intende un approccio multidisciplinare al paziente oncologico, finalizzato a migliorare i risultati ottenuti dalla terapia antitumorale convenzionale.

Questa infatti, pur avendo effetti positivi, produce anche delle reazioni indesiderate, che talvolta risultano insopportabili per il paziente.

La terapia integrata, utilizzando medicinali e pratiche considerati generalmente privi o con scarsi effetti indesiderati, cerca principalmente di ridurre questi problemi e propone un uso complementare di medicinali e/o pratiche selezionati sulla base delle prove di efficacia per potenziare la terapia assunta dal paziente e renderla il più efficace possibile.

Sono stati discussi i criteri per realizzare il censimento delle strutture pubbliche e private europee in cui si pratica l’oncologia integrata e definite le modalità operative per raggiungere gli obiettivi del progetto.

 




Monismo e dualismo

Aldo Stella*

La storia del nostro  pensiero occidentale, ma forse anche del pensiero orientale – che tuttavia conosco di meno –, è contrassegnata dalla consapevolezza della necessità di intendere adeguatamente l’Uno.

Questo Uno va inteso come qualcosa che è in sé “indistinto” oppure, invece, come qualcosa che è in sé articolato e, dunque, “distinto”? Questo è il grande tema. Le concezioni del “monismo” e del “dualismo”, se cerchiamo di cogliere l’essenza concettuale di questa loro contrapposizione, potrebbero venire ridotte a questo problema: l’Uno è un Uno in cui le differenze naufragano, vengono meno, spariscono si dissolvono, oppure è un sistema, ossia è una unità all’interno della quale si collocano le molteplici differenze non più irrelate, ossia distanti, ma intrinsecamente connesse e vincolate?

Nella concezione eleatica, l’Essere di Parmenide è precisamente un modo di intendere l’Uno e di intenderlo “in senso forte”, come quell’absolutum, che, proprio perché assoluto, è sciolto da ogni relazione, è sciolto da ogni vincolo. Si badi. È sciolto da ogni vincolo ad altro da sé; se è assoluto, infatti, non ammette qualcosa di diverso da sé, è il tutto abbracciante, è il “puro” essere, così che ciò che è altro dall’essere è nulla, dunque non è, perché solo l’assoluto è. Ma, inoltre, non prevede una relazione al suo interno.

Quindi, non c’è una differenza dall’assoluto, un altro rispetto all’assoluto, ma, più radicalmente, non c’è neanche una differenza nell’assoluto, perché, se l’assoluto fosse in sé distinto, diverso dalle sue componenti, sarebbe in relazione con queste sue componenti e cesserebbe di essere l’absolutum, sciolto da relazioni, sciolto da vincoli.

Ebbene, questo è il modo di intendere l’Assoluto in senso forte, tale che solo l’assoluto può venire pensato come essente. Proprio per questa ragione, e cioè per la ragione che solo l’assoluto veramente è, Parmenide diceva che il mondo, l’esperienza, il divenire, la molteplicità sono un errore dei sensi. Il  mondo è apparenza, inganno, non essere, che contraddittoriamente si presenta come essere: per questa ragione, il mondo ordinario deve essere lasciato al suo intrinseco contraddirsi, che coincide con il venir meno della pretesa da esso esibita, quella di essere la verità, di essere veramente. Platone, mosso forse da un’eccessiva tenerezza nei confronti del mondo, come avrebbe detto poi Hegel, cerca di salvare il mondo, cerca di salvare la molteplicità, e afferma che ciascun ente partecipa tanto dell’essere quanto del non essere. Questa penna, ad esempio, “è” una penna, dunque partecipa dell’essere, ma “non è” un orologio, dunque partecipa anche nel non essere.

Come si può notare, già Platone introduce la diade, la relazione tra essere e non essere, facendo in una qualche misura “essere il non essere”, cioè costruendo una contraddizione, per la quale ciò che non è viene pensato come se fosse. E tuttavia, non si può non riconoscere che solo mediante questa costruzione si riesce a “lasciar essere” il mondo, e non più solo l’Essere  inteso come Assoluto.

Con l’introduzione del concetto di “essere relativo”, accanto all’Uno si danno anche “i molti”, cioè l’esperienza. Ora, non si deve dimenticare che questa famosa dialettica Uno-molti, che caratterizza la storia del pensiero occidentale – ma non solo –, di volta in volta si è specificata, nel corso del suo evolversi, aut come valorizzazione dell’Uno contro i molti, a scapito dei molti, aut dei molti a scapito dell’Uno, come se si potesse estremizzare il discorso e pensare l’Uno, a prescindere dai molti, e i molti, a prescindere

dall’Uno.

Questa valorizzazione o dell’Uno o dei molti, nei casi in cui si è andato configurando un pensiero autenticamente raffinato, è stata intesa come necessità di ricondurre i molti all’Uno. Del resto, anche nel dire “una” molteplicità, comunque si ripropone l’Uno.

Lo stesso Platone, che pure ha introdotto il concetto di “essere” e “non essere” relativi, tuttavia tendeva poi a ricondurre all’unità dell’idea la molteplicità delle cose: l’idea del bello, per Platone, è la condizione di possibilità delle molteplici cose belle; l’idea del giusto è il fondamento delle molteplici cose giuste, e così via.  Si potrebbe dire che, per Platone, gli occhi del corpo ci propongono la molteplicità e l’occhio della mente ci consente di ricondurre la molteplicità all’Unità che dà senso ad essa.

Potremmo aggiungere che, in fondo, la stessa contrapposizione che c’è in Paolo fra la carne e lo Spirito non può non venire ricompresa nell’unità dello Spirito. Lo stesso dogma trinitario, “tre persone, una sola sostanza”, indica la necessità dell’emergere dell’Unità oltre la molteplicità, per costituirne il fondamento.

Cartesio, che è stato considerato dai nostri scienziati contemporanei il “dualista” per eccellenza – basti pensare alle accuse che gli ha rivolto Antonio Damasio nell’opera L’errore di Cartesio: l’errore sarebbe appunto quello di aver pensato la dualità di corpo e mente –, allorché intende il fondamento lo intende in forma unitaria. Il “cogito” è l’atto pensante e l’atto, per sua natura, è unitario.

Non sarà tuttavia inutile ricordare a Damasio, e a coloro che intendono fare scienza empirica e sperimentale, che conoscere scientificamente significa “analizzare” e analizzare significa scomporre. Se si intende conoscere l’individuo – ancorchè “individuo” significhi “indiviso e indivisibile” – non si può evitare di scomporlo, perché lo si vuol ridurre-ricondurre ai suoi elemeti semplici. Nel processo dell’analisi è chiaro che da un “Uno”, l’individuo appunto, non si può che ottenere una diade.

Cartesio ha definito “mente” e “corpo” le componenti di questa diade per la semplice ragione che, nell’atto stesso dello scomporre, c’è un soggetto che pone in essere la scomposizone, e che è dunque “attivo”, e un oggetto su cui la scomposizione viene compiuta e che risulta inerte e “passivo”: per questa ragione ha distinto la mente, che è attiva, dal corpo, che è passivo.

Tuttavia, Cartesio non ha mai commesso l’errore di intendere questa distinzione come separatezza, perché l’ha sempre ricomposta nell’unità del “cogito”.  All’innegabilità del “cogito” Cartesio perviene in forza del dubbio stesso: mediante il dubbio vengono meno tutte le certezze; se non che, del dubbio non si può dubitare, senza riproporlo. Che equivale a dire: non si può negare di pensare senza pensare. Il pensiero riconduce a sé anche l’altro da sé, il quale, proprio perché “pensato”, non è altro dal pensiero, ma nel pensiero.

Ecco, come si vede l’unità del pensare non è intesa nella forma di una unità monolitica, ma nella forma di una unità che si articola al suo interno: si sdoppia in un pensante e in un pensato. Hegel dirà che il concetto è “l’unità dell’unità e della non unità”, cioè il suo farsi altro a se stesso, pur rimanendo se stesso.  L’idea in sé deve farsi mondo, deve farsi molteplicità, distinzione, per poi tornare in sé, dopo aver inglobato la molteplicità e averla risolta di nuovo nell’unità dell’Idea in sé e per sé.

Hegel, non a caso, rimproverava a Schelling di intendere l’Assoluto proprio come quell’Uno indistinto in cui le differenze sono semplicemente annullate, sono state cancellate. Egli, riferendosi all’assoluto di Schelling, diceva che è “la notte in cui tutte le vacche sono nere”. Il “togliersi” del finito, insomma, non può venire inteso come una “cancellazione empirica”, ma come la negazione della pretesa del finito di essere la verità, di essere cioè un “vero essere”.

Il Vero, l’Assoluto, quindi, non è l’indistinto primigenio, l’uno prima della differenziazione; questo “uno” è il presupposto, che domanda di venire superato per pervenire all’Uno che è del Concetto, il quale ricompone in sé la differenza, senza cancellarla. L’esperienza sensibile, comunque, ci testimonia che A non è non A; dunque, per quel tanto che A non é non A, dovremo riconoscere che si dà una moltepilicità.

Del resto, la diade è la forma minima in cui la molteplicità trova espressione. E allora, giunti a questo punto, ritengo fondamentale riflettere sul concetto di relazione, perché è fondamentale.

Ebbene, la relazione è precisamente quel costrutto all’interno del quale si conciliano dualità e unità. In ogni relazione, o nel modo ordinario di pensare la relazione, si configurano due termini e un nesso che li congiunge. In fondo, questo costrutto concettuale è in sé l’essenzializzazione del tema di cui noi stiamo parlando; una dualità, ma non irrelata, anche perché una dualità irrelata è una contraddizione in termini.

Dire “due”, infatti, significa dire che l’unità è stata presa due volte: se dico “due” mele, io non considero l’aspetto per il quale una non è l’altra, ma considero l’aspetto per il quale la medesima qualità, l’essere mela, si ripete due volte. Quindi, è chiaro che nel dire la “dualità” implicitamente indico anche una unità, una omogeneità che sussiste fra i termini, i quali sono due perché omogenei, confrontabili.

La relazione, insomma, non fa che sottolineare quest’aspetto di omogeneità. Se non che, la cosa interessante è il concetto di relazione sembra indiscutibile, ma non lo è veramente. In effetti, tutta la scienza moderna si occupa del concetto di relazione; la scienza, infatti, studia non le entità in sé, ma le relazioni che sussistono tra le entità, tant’è vero che la stessa entità viene scomposta nelle sue componenti elementari: l’atomo, i neutroni, i protoni e così via; è sempre una procedura per scomposizione, volta alla ricerca di quell’elemento che dovrebbe essere il mattone su cui erigere l’intero edificio del conoscere, quell’elemento che poi non risulta mai una particella, un qualcosa di materiale.

Se non che, già Platone aveva discusso il concetto ordinario di relazione e ne  aveva colto l’intrinseca problematicità.

A rigore, il concetto di relazione è in sé aporetico, se la relazione viene intesa come quel “medio” che si pone tra due estremi, cioè come costrutto mono-diadico. Se, infatti, indico gli estremi con le lettere A e B, e il medio con la lettera C, mi trovo nella necessità di dover pensare un medio che sussista tra C e A e un nuovo medio che sussista tra C e B, e così via all’infinito. Per questa ragione la relazione, così intesa, dà luogo all’aporia che è stata definita del “terzo uomo, all’infinito”.

La relazione, che sembrava il concetto fondamentale perché in grado di inglobare il due nell’uno, se pensata attentamente risulta un costrutto contraddittorio. Che sia tale lo si può cogliere anche da un altro punto di vista, più sofisticato del precedente.

Se si pensano i due termini che la costituiscono, e che possono venire indicati come A e B, non si può non rilevare che, per un verso, ciascuno dei due deve avere una propria identità, che lo distingue da quella dell’altro (poiché l’identità si pone come qualcosa di autonomo e indipendente dalla differenza, A dovrebbe venire pensato come indipendente da B, e viceversa). Non di meno, se sono in relazione, significa che l’una identità si pone aprendosi all’altra, nel senso che l’una si pone solo perché si relaziona all’altra, così che la relazione postula l’indipendenza e, insieme ma contraddittoriamente, l’indipendenza dei termini. Questo significa che, se ci si dispone dal punto di vista dell’incontraddittorio, anche la relazione come “costrutto mono-diadico” deve togliersi, affinché solo il Vero, l’incontraddittorio sia.

E questo Vero non può non essere l’Uno. Non l’Uno prima della differenziazione, bensì l’Uno che viene restituito dal superamento della differenziazione stessa.

Potremmo dire che, poiché ogni deteminazione si pone in forza del limite e poiché il limite che la determina la riferisce anche ad altra determinazione, allora ogni determinazione è “sé e il suo altro”. Ogni cosa è sé e il suo altro, perché può venire presa solo in quanto si struttura in forza dell’altro. La stessa espressione “astratto” sta ad indicare lo abs-tractum, ossia il ciò che è stato tirato fuori dal vincolo, che lo rende dipendente dalla differenza. “Concreto”, di contro, significa cum-cretum, e indica ciò che è “cresciuto insieme”. Concreta, dunque, è l’unità delle relazioni, l’unità dei rapporti, nel senso che in ogni relazione l’atto del congiungere intende pervenire ad un punto ideale in cui i congiunti siano Uno e la differenza loro sparisca.

In questo punto ideale, poiché si realizza una autentica ablatio alteritatis, un toglimento della differenza, viene meno anche la relazione, poiché viene meno la dualità.

Potremmo, per concludere, individuare tre livelli: un primo livello, che potremmo definire “percettivo-sensibile”, nel quale ogni determinazione sembra avere una sua autonomia e una sua autosufficienza (la penna è la penna ed io la posso prendere indipendentemente da qualunque altra determinazione, indipendentemente dall’orologio, indipendentemente dalla scrivania, e dal microfono e così via). Questo è il livello che ci viene attestato dalla percezione ordinaria.

Un secondo livello, che definiamo “concettuale”, nel quale si evidenzia come ogni determinazione sia intrinsecamente vincolata a tutte le altre. Non si dà, infatti, A senza la relazione a non A e la struttura relazionale del mondo altro non è che la sua struttura razionale. Non a caso, la ragione coglie i nessi, i nessi logici – causa ed effetto, per esempio – e la scienza è lo studio di queste relazioni costitutive che tessono la trama del mondo, cioè la trama dell’esperienza.

Siamo ancora in un livello nel quale l’unità è pensata come in sé differenziata, come in sé articolata, fatta di molteplici differenze: l’unità del sistema. Rispetto al livello precedente è un grande salto di qualità, perché prima ci sembrava che ogni cosa fosse indipendente da tutte le altre, ora siamo in grado di cogliere il tutto come insieme di parti, come l’unità di una molteplicità.

Tuttavia, si deve intendere anche un ulteriore livello, quello nel quale non vengono affatto cancellate le differenze, ma vengono inverate, cioè viene tolta ad ogni determinazione la pretesa di essere assoluta, indipendente da ogni altra.

Il livello ulteriore, il terzo livello, è quello nel quale si passa dalla unificazione all’unità vera e propria, all’Uno Assoluto. Ciò non significa un tornare ad un indistinto primigenio, ma un oltrepassarlo, un andare oltre rispetto ad esso. Insomma, un individuare, tornando al concetto di relazione, quel punto, che è il fine stesso del congiungere, dove il due diventa Uno. Bene, questo punto – va ribadito – non può che essere ideale, perché nel momento in cui il due diventa Uno, la relazione viene meno, scompare, ed è chiaro che noi, con gli occhi del corpo, non vedremo mai questo punto e non lo vedremo neanche con gli occhi della mente, se la mente rimane troppo attaccata al concetto di relazione. Lo coglieremo solo se saremo in grado di intendere l’incontraddittorio come condizione che rende possibile il coglimento della contraddizone e, dunque, che rende possibile il superamento di quest’ultima.

Emerge così un senso di unità, che prende avvio dal mondo delle determinazioni finite e giunge a trascenderlo configurandone l’ideale compimento. Questo Uno, questo ideale compimento del molteplice, deve permanere “ideale”: non si darà mai come un fatto che potremo osservare, come un fatto che potremo descrivere perché, in quanto lo descrivessimo come  fatto di esperienza, lo avremmo reso determinato, lo avremmo fatto rientrare in quel mondo delle determinazioni finite che invece domanda di venire trasceso.

 




La terapia con agopuntura cinese nelle allergie respiratorie

Alberto Lomuscio, Ezio Calosso, Lidia Marano*

Studio effettuato in nome e per conto della Regione Lombardia per il programma dell’OMS di valutazione delle Medicine non Convenzionali

(Lettera della Regione Lombardia del 21.06.06, Prot. H1.2006.0030135)

 

Riassunto

Abbiamo studiato 19 pazienti con uno studio osservazionale “aperto”, nel quale tutti i pazienti sono stati trattati con agopuntura all’inizio del periodo di usuale rinite e/o asma allergico. Molti di loro erano trattati con farmaci antiallergici prima del trattamento con agopuntura. In accordo coi dati della letteratura, si è osservato un significativo declino della frequenza e intensità delle crisi allergiche, oltre a una riduzione dei farmaci utilizzati. Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto dell’OMS sulle Medicine non-convenzionali, portato avanti dalla Regione Lombardia.

Parole chiave: Allergia, studio osservazionale, rinite

 

Summary

We have studied 19 patients with a open observational study. All the patients underwent acupuncture at the beginning of the period of usual allergic rhinitis and/or asthma. Many of them were treated with anti-allergic drugs before the acupuncture treatment. We have observed, according with most of literature data, a significant decrease of the frequency and intensity of allergic episodes, and a reduction of use of the anti-allergic drugs. The study has been performed in accordance to a W.H.O. project regarding non-conventional Medicines, carried out by Regione Lombardia.

Key words: Allergy, observational study, rhinitis

 

Introduzione

Le cosiddette “allergie immediate” sono caratterizzate da una sintomatologia improvvisa a qualsiasi livello (respiratorio, dermatologico, intestinale) si  manifestino. Una seconda caratteristica è data dalla erraticità spaziale (orticaria) o temporale (rinite, asma) dei sintomi. Queste caratteristiche in MTC, sono altrettanti   segni indiretti di un interessamento di una energia mobile, aggressiva, non canalizzata: la Wei Qi. In questo caso abbiamo una situazione di terreno     caratterizzata da una alterazione della Wei Qi prodotta dal Rene e dal Fegato e distribuita dal Polmone. Fattori congeniti determinerebbero delle alterazioni che si esprimono con un deficit del Rene Yin il quale, a sua volta, condizionerebbe un deficit dello Yin di Fegato con incapacità di quest’ultimo a controllare la Wei Qi. Accanto a questo disturbo primitivo esisterebbero poi delle alterazioni del Jing di Milza o di Polmone che condizionerebbero l’espressività morbosa a livello di epidermide o di mucosa. Su questa situazione congenita, si possono rintracciare, quali   fenomeni scatenanti, le Xie Qi ed in particolare il Vento, il Vento-Calore, il Vento-Secchezza. Anche le emozioni, in particolare la collera, la compressione del Qi di Fegato sono tra le cause principali di produzione di Vento interno. La paura e lo stress in generale, poi, nella misura in cui indeboliscono il Rene Yin, con conseguente debolezza dello Yin di Fegato, possono costituire un terreno favorevole alla produzione di Vento interno. Anche l’immaginazione, funzione strettamente correlata allo Shen di Fegato, ci fa comprendere come certe forme allergiche legate alla visione di prodotti artificiali quali fiori,  immagini evocatrici, ricordi, possano scatenarsi a prescindere da una reale stimolazione in senso antigenico del sistema immunitario. Infine va ricordato come l’alimentazione soprattutto di sostanze che possono produrre Calore interno (come crostacei, alcolici, cioccolato) o Vento interno (come uova o carne di pollo o anatra), così come un’alimentazione eccessivamente acida che finisca per danneggiare lo Yin di Fegato (come vino bianco, aceto ecc.), possano costituire un elemento capace di scatenare o di  peggiorare situazioni preesistenti.

Abbiamo voluto sottoporre a trattamento agopunturistico pazienti con allergia stagionale, secondo il protocollo seguente.

 

Materiali e metodi

Oggetto: Lettera della Regione Lombardia del 21.06.06, Prot. H1.2006.0030135.

Scopi Dimostrare l’efficacia dell’agopuntura tradizionale cinese nel trattamento delle allergie stagionali.

Un vantaggio immediato, nel caso di documentata efficacia del metodo, sarebbe quello di usufruire di una metodica di semplice applicazione, pochissimo invasiva e pressoché priva di effetti collaterali. L’alternativa sarebbe costituita dai trattamenti tradizionali, e cioè: terapia farmacologica con cortisonici e antistaminici, non sempre priva di effetti secondari.

Tutto ciò potrebbe tradursi in minori costi per  i farmaci, nonché in un minor numero di giornate di lavoro perse.

Motivazioni L’approccio standard a questa patologia, legato prevalentemente alla somministrazione di farmaci con effetto di attenuazione della sintomatologia, non porta alla risoluzione del problema, che infatti si ripresenta ciclicamente. L’uso dell’agopuntura, oltre a esprimere un’attività anti-allergica pari a quella dei farmaci, tanto da attenuare la frequenza e ridurre l’intensità delle crisi, è anche in grado, da sola o associata ai farmaci standard, di garantire la durata nel tempo degli effetti terapeutici.

I meccanismi alla base dell’efficacia dell’agopuntura sono i seguenti:

– Meccanismi biochimici: liberazione di endorfine e altri mediatori bioumorali in grado di attenuare la risposta istaminica agli allergeni, nonché di indurre effetti miorilassanti sulla muscolatura bronchiale e di ridurre marcatamente gli effetti flogistico-edematosi sulle mucose respiratorie.

– Meccanismi psicologici: l’effetto lievemente sedativo, ansiolitico e decontratturante dell’agopuntura genera:

. migliore accettazione della propria patologia sul piano dell’autopercezione psico-corporea da parte del paziente;

. riduzione degli effetti dello stress e dell’ansia sulla patologia di base;

. l’eventuale comparsa dell’effetto “placebo”, che non può che rinforzare positivamente gli altri effetti terapeutici.

– Meccanismi energetici: secondo il dottrinale della Medicina Tradizionale Cinese, l’agopuntura è in grado di riequilibrare i movimenti energetici alterati (che sono la causa delle crisi allergiche), liberando le vie di scorrimento dell’energia e garantendone l’armonico fluire, con effetti prolungati nel tempo

– Meccanismi neurovegetativi: alcuni punti sono in grado di riequilibrare i rapporti funzionali tra il sistema nervoso simpatico e parasimpatico, determinando una normalizzazione del tono muscolare dei bronchi e delle secrezioni di tutto l’apparato respiratorio.

Aspetti etici I pazienti verranno informati che saranno sottoposti a terapia con agopuntura, e verrà loro chiesto di firmare il consenso informato prima di iniziare la terapia. Verranno informati del segreto professionale a cui sono tenuti tutti i professionisti dai quali verranno trattati e interrogati; infine, verrà loro chiesto di firmare una liberatoria sulla richiesta ed elaborazione dei loro dati e informazioni personali raccolti nelle cartelle, che verranno comunque eventualmente utilizzati solo in forma anonima.

Criteri di ammissione Sono ammessi al progetto tutti i pazienti di età compresa tra i 18 e gli 80 anni, con sintomatologia allergica stagionale interessante sia l’albero bronchiale (asma) sia le prime vie aeree (riniti). Quanto ai criteri di esclusione, verranno esclusi dallo studio i pazienti già in terapia con agopuntura e/o shiatzu per qualsiasi patologia e le donne gravide.

Modalità dello studio Prima dell’inizio del trattamento dovranno essere raccolte le seguenti informazioni:

– Anamnesi ed esame obbiettivo

– Valutazione clinica pre-terapia: numero di crisi alla settimana e loro durata, intensità della crisi e senso di benessere soggettivo secondo una scheda valutativa “a punteggio”, dosaggio dei farmaci antistaminici e/o cortisonici consumati ogni settimana, numero di giornate lavorative perse ogni mese, sensazione soggettiva di benessere secondo un questionario psicologico (vedi Allegato 1). Il trattamento si protrarrà per ciascun paziente per circa 70 giorni, con un totale di 10 sedute di agopuntura della durata di 15 minuti l’una, con cadenza di una seduta alla settimana. Verranno selezionati almeno 30 pazienti, nei quali verranno trattati (con aghi sterili monouso tratti da confezioni sigillate apirogene sterili non scadute) i seguenti punti di agopuntura:

– 34GB: miorilassante, armonizza tendini e muscoli, regolarizza il Qi del Legno;

– 3LR: miorilassante, sedativo-calmante, combatte i disturbi oculari (spesso associati);

– 4LI: disperde i ristagni di energia dal collo in su;

– 7LU: elimina l’energia patogena dalla loggia del Metallo, libera il Biao;

– 20GB: disperde il vento.

I pazienti potranno continuare le loro normali attività, senza restrizioni, nonché l’eventuale uso dei farmaci che assumevano in precedenza. Sono considerati perduti all’osservazione tutti i pazienti che abbandonano la terapia senza un motivo valido o che non eseguono i controlli di efficacia clinica al termine del periodo di terapia.

Verranno registrati sulla cartella del paziente tutte le cause di interruzione della terapia e gli eventuali eventi avversi che dovessero verificarsi.

Monitoraggio La valutazione di efficacia verrà ripetuta dopo la 5^ e la 10^ seduta, e a distanza di un mese dal termine della terapia (follow-up). La durata approssimativa prevista per l’intero studio è di circa 5 mesi dalla prima seduta del primo paziente.

Raccolta e gestione dati È prevista la compilazione di una cartella clinica per ogni paziente, che riporterà i dati anagrafici del paziente, la sua situazione clinica completa di anamnesi, esame obiettivo, rilievi strumentali, andamento clinico della patologia nel tempo, eventuali terapie concomitanti, eventuali eventi avversi (anche non correlati o correlabili con la patologia oggetto dello studio). Le cartelle dei pazienti verranno conservate nella sede dello studio indicato all’inizio del presente documento.

Allegato 1

Questionario dell’OMS (in 5 domande) sullo stato di benessere (versione del 1998)

Per ciascuna delle cinque affermazioni, la preghiamo di indicare la risposta che più si avvicina a come si è sentito/a nelle ultime due settimane. I numeri più alti corrispondono ad un maggior stato di benessere. Esempio: se nelle ultime due settimane si è sentito/a allegro/a e di buon umore per più della metà del tempo, faccia una crocetta nella casella con il numero 3 nell’angolo in alto a destra. Come calcolare il punteggio: il punteggio grezzo viene calcolato sommando i numeri delle cinque risposte. Il punteggio grezzo varia da 0 a 25, dove 0 rappresenta la peggiore qualità di vita possibile e 25 rappresenta la migliore qualità di vita possibile.

Per ottenere un punteggio percentuale variabile tra 0 e 100, occorre moltiplicare per 4 il punteggio grezzo. Un punteggio percentuale di 0 rappresenta la peggiore qualità di vita possibile, mentre invece un punteggio di 100 rappresenta la migliore qualità di vita possibile

 

Allegato 2

Modulo di consenso informato

Il sottoscritto……………………………………

nato a ………………………

residente………………………………………….

città………………………………….telefono…

Dichiara

Accetto spontaneamente di partecipare allo Studio Clinico “La terapia con agopuntura nelle allergie”

Mi è stata data una dettagliata spiegazione verbale e ho ricevuto una scheda informativa scritta circa gli scopi della ricerca, le modalità di attuazione, i potenziali rischi e i previsti benefici dei trattamenti in studio e ciò a cui dovrò attenermi. Ho potuto rivolgere al medico ogni domanda per risolvere eventuali dubbi.

Sono d’accordo a collaborare con i medici sperimentatori e a riferire loro immediatamente segni e sintomi insoliti e inaspettati.

Sono libero di ritirarmi dallo studio in qualsiasi momento, senza che ciò comprometta il rapporto con i medici, senza giustificare la mia decisione e senza alcuna conseguenza per ulteriori trattamenti.

Sono d’accordo a seguire le istruzioni date dai medici durante lo svolgimento dello studio.

Sono al corrente che i risultati dello studio potranno essere utilizzati a scopo di pubblicazione scientifica e che comunque il mio nome non comparirà nella documentazione relativa allo studio.

Acconsento che i miei dati personali siano utilizzati per lo Studio Clinico previsto dalla DGR VII/13235 “Programma quadriennale di collaborazione con l’OMS sulla valutazione e sull’utilizzo della medicina complementare in attuazione del PSSR 2002-2004”.

Firma, Luogo e Data……..

 

Confermo di aver provveduto  a spiegare al paziente gli scopi, la natura, i potenziali benefici e i possibili rischi dello studio sopra citato, fornendo il foglio illustrativo allegato al presente modulo, e di aver dato la possibilità di fare qualsiasi domanda sullo studio stesso.

Il paziente ha aderito volontariamente allo studio proposto

Nome del medico sperimentatore…..

Firma, Luogo e Data……..

 

Allegato 3

Modulo di liberatoria

(Consenso al trattamento dei dati personali ai sensi dell’Art. 8 del D.Lgs 196/2003)

Il sottoscritto……………………………………

nato a ………………………

residente………………………………………….

città………………………………….telefono……

 

con riferimento alla disciplina vigente e ai propri diritti nello specifico ambito,

considerato il ben delimitato ed indispensabile ambito di diffusione dei dati personali sanitari che saranno raccolti e prodotti

preso atto che sarà adottata ogni cautela a salvaguardia della riservatezza di dette informazioni Esprime il proprio consenso al trattamento dei dati che lo riguardano ai fini strettamente necessari per lo Studio Clinico previsto dalla DGR VII/13235 Acconsento che i miei dati personali siano utilizzati per lo Studio Clinico previsto dalla DGR VII/13235 “Programma quadriennale di collaborazione con l’OMS sulla valutazione e sull’utilizzo della medicina complementare in attuazione del PSSR 2002-2004”.

Firma, Luogo e Data……..

 

Risultati

I risultati del nostro studio riguardano i seguenti parametri, rilevati su 19 pazienti (10 maschi e 9 femmine, età media 35+12 anni):

1) Numero di crisi mensili.

Le crisi mensili sono migliorate significativamente, passando da una media di 17+5,9 a 6,7+4,2, con p<.00001 (Fig.1)

 

Figura 1

1)  La durata delle crisi (in ore) è anch’essa

significativamente migliorata, come mostra la Figura 2, passando da una media di 4,4+1,6 a 1,8+1,1, con p<.0000

Figura 2

3) L’intensità delle crisi (VAS) è significativamente diminuita, come mostra la Figura 3, passando da una media di 8,8+1,8 a 2,8+1,6, con p<.00001

Figura 3

Figura 4

4) I giorni lavorativi persi erano più numerosi (1,5+1,6, in media) prima del trattamento, rispetto a dopo lo stesso (0,4+0,8), con p<.005 (Figura 4)

 

Figura 5

6) Anche la quantità di farmaci assunti dai pazienti è diminuita in modo significativo, passando da una media di 1,2+0,5 a 0,6+0,6, con p< .005 (Figura 6)

 

Figura 6

Discussione

Riportiamo di seguito le principali evidenze della letteratura sull’argomento, tratte dal “Libro Bianco” della SIA:

 

Evidenze bibliografiche: allergia ed agopuntura

Uno dei primi studi sugli effetti antiallergici dell’agopuntura risale al 1958, quando venne dimostrato l’incremento di ACTH dopo agopuntura (Bratu J.,Stoicescu C., The effects of acupuncture on adrenal glands, Deutsche Zeitschrift fur Akupunktur 1958,17:89-94).

Successivamente, altri Autori dimostrarono che l’agopuntura, praticata nel punto BL-52 Zhishi, era capace di ridurre l’incidenza e la sintomatologia dell’encefalite letargica sperimentale nelle cavie rispetto ai controlli (Chu Y.M., Affronti L.F., Preliminary observations on the effect of acupuncture on immune responses in sensitized rabbits and Guinea pigs, Am J Chin Med 1975,3:151-63).

Altri studi, condotti su 22 soggetti con rinite allergica, dimostrarono una riduzione media delle IgE nel 64% della popolazione. In 19 soggetti si notò anche un miglioramento della sintomatologia, associato a una significativa diminuzione degli eosinofili nel sangue e nella mucosa nasale (Lau B., Wong D., Slater S., Effect of acupuncture on allergic rhinitis: clinical and laboratry evaluation, Am J Chin Med 1975,5:263-70).

Uno studio più recente dimostra che la stimolazione del punto ST-36 Zusanli riduce la risposta anafilattica indotta dall’istamina e dall’acetilcolina nei ratti e nelle cavie, mentre negli esseri umani riduce i valori di IgE e di eosinofili, e fa aumentare il livello di IgA, normalizzando nel contempo la funzione respiratoria (Chen L.L., Li A.S., Tao J.N., Clinical and experimental studies on preventing and treating anaphylactic asthma with Zusanli point immunotherapy, Chung Kuo Chung Hsi I Chieh Ho Tsa Chih 1996,16:709-12)

Un lavoro di Lai confronta gli effetti clinici dell’agopuntura con quelli della terapia desensibilizzante, dimostrandone una maggiore efficacia (Lai X., Observation on the curative effect of acupuncture on type I allergic diseases. J Trad Chin Med 1993,13:243-8). Alla base di questi effetti clinici, secondo Markelova et Al, ci sarebbe l’azione dell’agopuntura sul comparto adrenergico del sistema simpatico, che si eserciterebbe tramite una normalizzazione del metabolismo delle catecolamine (Markelova V.F., Osipova N.N., Belitskaia R.A., Guliants E.R., Effect of reflexotherapy on the functional state of the sympathoadrenal system in patients with bronchial asthma, Vopr Med Khim 1983, 29:106-9).

Molto importante è poi il lavoro di Lehmann condotto su 92 pazienti con rinite allergica inveterata, dei quali il 65% era stato sottoposto a terapia desensibilizzante senza alcun risultato. Nel trial, 40 pazienti vennero sottoposti a normale agopuntura e 52 a stimolazione elettrica degli stessi punti, senza infissione dell’ago, e i trattamenti vennero effettuati 2-4 settimane prima del periodo critico della liberazione dei pollini. A distanza di un mese e di un anno vennero misurati i seguenti parametri: intensità dei sintomi (prurito, starnuti, ostruzione nasale, congiuntivite), numero di giorni asintomatici e quantità di farmaci assunti, sia per via topica che orale e parenterale. I risultati mostrarono un miglioramento dell’ 80% nel gruppo-agopuntura, mentre nel gruppo-elettrostimolazione il miglioramento non superò il 34%. A distanza di un anno i risultati si confermarono positivi, rispettivamente nel 64% e nel 23% dei casi, dimostrando così la maggiore efficacia dell’agopuntura rispetto alla semplice stimolazione elettrica (Lehmann V., The efficacy of acupuncture in allergic rhinitis. A prospective randomised study, Scand J Acup Electrother 1989, 4:125-32).

Più di recente anche Wolkestein et Al. hanno realizzato uno studio randomizzato e controllato, valutando la capacità di controllo della reazione allergica della vera agopuntura rispetto alla sham in soggetti atopici sottoposti a stimolazione allergenica nella “Vienna Provocation Chamber”, e la sintomatologia dei pazienti sottoposti ad agopuntura nei due mesi successivi alla terapia si è rivelata significativamente inferiore rispetto a quella del gruppo di controllo (Wolkestein E., Horak F., Protective effect of acupuncture on allergen provoked rhinitis, Wien Med Wochenschr 1998,148: 450-3). Analoghi risultati positivi sono stati presentati anche da Tan in un lavoro di poco successivo (Tan L., A clinical observation on therapeutic effects  of acupuncture for allergic rhinitis, J Trad Chin Med 1999 19:129-31)..

A buona ragione, pertanto, riteniamo di aver fornito un contributo costruttivo all’argomento in questione.

Bibliografia

Auteroche B., Navailh P., La diagnosi in medicina cinese, Edi-Ermes ed., Milano, 1986

Souliè del Morant G., L’acupuncture chinoise, Malooine ed., Paris, 1972

Van Nghi N., Nguyen C., Medécine traditionelle chinoise, N.V.N. ed., Marseille, 1984

Maciocia G., The foundation of chinese medicine, Churchill Livingstone ed., Edinburgh, 1989

Di Stanislao C., De Berardinis D., Brotzu R., De Gasparre F., Corradin M., Fusaro P., Le rinocongiuntiviti allergiche: generalità e studi clinici, Atti del III Congresso ALMA-AFAC, Milano, 30.11.1996

Minelli E., Allergie e dietoterapia, Atti del III Congresso ALMA-AFAC, Milano, 30.11.1996

Gatto R., Prevenzione delle patologie respiratorie in Medicina Cinese, Atti del XII Convegno ALMA, Milano, 02.12.1995

AA.VV. (SIA): Libro bianco sull’Agopuntura, CEA ed., Milano, 2000

 

 




La prevenzione delle patologie respiratorie ricorrenti in età pediatrica in medicina cinese

Lucio Sotte*

Eziopatogenesi energetica cinese delle flogosi ricorrenti delle vie respiratorie

È assai frequente il riscontro di patologie respiratorie ricorrenti in età pediatrica che sono correlate in medicina cinese a due fenomeni eziopatogenetici principali: l’immaturità del sistema respiratorio e quella del sistema digerente (sembra strano per noi medici occidentali che un disturbo respiratorio possa essere correlato anche ad una eziopatogenesi a partenza gastrointestinale: ne vedremo brevemente più avanti il razionale).

Il polmone del neonato viene ventilato per la prima volta al momento della nascita con il primo vagito così come il sistema digerente inizia il suo vero lavoro di digestione, assimilazione, distribuzione dei nutrienti solo dopo la prima poppata. È ovvio che entrambi i sistemi debbano superare una fase di “rodaggio” che, durante il periodo neonatale e quello ad esso immediatamente successivo dei primi anni di vita, li predispone alla comparsa di patologie.

 

Il deficit di qi difensivo e di qi di polmone

Nel caso delle patologie respiratorie ricorrenti della prima infanzia si deve aggiungere anche un altro fenomeno predisponente correlato al quadro sindromico che in medicina cinese va sotto il nome di deficit di wei qi, cioè qi difensivo.

Durante il giorno il qi difensivo – secondo l’antica fisiologia energetica cinese – circola alla superficie del corpo, con il compito di proteggere il mantello cutaneo dagli attacchi cosmopatogeni (vento, freddo, umidità etc.) e di controllare attraverso il meccanismo di apertura-chiusura dei pori cutanei la sudorazione e quindi la termoregolazione.

Durante la notte wei qi circola invece nella profondità del corpo, nutrendo in questa maniera gli organi interni secondo il ciclo di dominazione: rene, cuore, polmone, fegato, milza-pancreas.

È assai singolare il fatto che l’inizio del sonno sia caratterizzato in molti neonati dalla comparsa di una più o meno rilevante sudorazione: si tratta di un segno di deficit di wei qi la quale abbandona troppo bruscamente il mantello cutaneo per penetrare in profondità verso gli organi interni lasciando sguarnita la superficie che non è più in grado di regolare correttamente le ghiandole sudoripare con la comparsa di questa iperidrosi momentanea. Generalmente bastano pochi minuti perché la situazione si stabilizzi ed il bambino presenti nuovamente la pelle asciutta.

La sudorazione determina un abbassamento della temperatura corporea e può predisporre alla penetrazione delle energie cosmopatogene che, trovando i pori cutanei aperti, possono aggredire il sottocute ed i tessuti profondi più prontamente e velocemente. Questo è il motivo per cui i genitori dovranno porre particolare attenzione a proteggere il bambino dall’iperidrosi eccessiva. D’altra parte il bambino, a differenza dell’adulto, non è in grado di razionalizzare che l’iperidrosi può essere pericolosa per la sua salute e conseguentemente non esercita nessun comportamente utile a contenerla o a proteggersi dalla penetrazione delle energie cosmopatogene nel caso sia in corso in un fenomeno di sudorazione troppo abbondante.

La medicina cinese sostiene, come quella occidentale, che il polmone controlli la respirazione: tuttavia, a differenza di quanto accade da noi, in Cina la respirazione non è soltanto “alveolare”, ma anche “cutanea”. Dunque il funzionamento del mantello cutaneo appartiene energeticamente ai compiti del polmone che proprio per questo motivo controlla anche la produzione e distribuzione del qi difensivo.

Questo fatto è molto interessante e assai spesso mi sono domandato in base a quali complessi ragionamenti gli antichi cinesi avessero associato la “cute” al polmone. Probabilmente il fenomeno è assai più semplice da spiegare di quanto si possa immaginare, a tal punto da essere quasi ovvio. Per comprendere il motivo di questa “ovvietà” occorre porsi alcune semplici domande.

Cosa accade generalmente quando il mantello cutaneo è aggredito dalle energie cosmopatogene? Cioè che cosa accade quando è colpito dal freddo, dal vento, dall’umidità, dal calore, dalla secchezza in eccesso?  Nella stragrande maggioranza delle persone, ed in particolare in quelle predisposte, accade che il paziente si ammali e questa malattia esordisca quasi costantemente con sintomi a carico delle vie respiratorie: raffreddore, sinusite, faringite, tonsillite, tracheite e, nei casi più gravi, bronchite e persino flogosi profonde delle mucose respiratorie. Conseguentemente il ragionamento che gli antichi cinesi hanno fatto partendo da queste premesse è stato il seguente: se l’attacco del mantello cutaneo trasferisce quasi costantemente i suoi effetti sulle vie respiratorie, ciò significa che le vie respiratorie sono collegate strettamente al mantello cutaneo ed il “polmone” che le governa avrà un ruolo anche nella fisiologia della cute.

Un altro motivo che suggerisce che polmone e cute abbiano una reciproca “simpatia” riguarda un aspetto del metabolismo dei liquidi organici assai studiato ma spesso misconosciuto da noi medici occidentali. La respirazione alveolare e quella cutanea sono alla base dell’“evaporazione” di una decina di centinaia di millilitri di acqua. Ho imparato questo fatto molto bene agli inizi della mia carriera quando lavoravo nella rianimazione dell’Ospedale Umberto I di Ancona dove, per stabilire l’entità dell’apporto idrico da fornire al paziente attraverso l’alimentazione parenterale, dovevo fare il bilancio delle perdite del giorno precedente. Ebbene le perdite assommavano quelle relative alla diuresi (mediamente 1200-1500 ml/die), alle feci (mediamente 100/200 ml/die), alla perspiratio cutanea (mediamente 450/550 ml/die) ed quella alveolare (mediamente 450/550 ml/die). È assai suggestivo segnalare che le perdite urinarie siano più o meno sovrapponibili alla somma di quelle cutanee, alveolari e intestinali ed è ancora più suggestivo pensare che in medicina cinese le prime siano associate ovviamente al “rene” e le seconde al “polmone” che governa respirazione alveolare e cutanea ed è collegato con un viscere (all’interno del movimento di appartenenza, cioè il Metallo) che è precisamente l’intestino crasso.

È precisamente per questo motivo che i cinesi dicevano che il rene è la sorgente del basso dei liquidi interni ed il polmone è quella dell’alto. Infatti un’eccessiva diuresi, così come una perspiratio alveolare o cutanea troppo abbondante possono causare essere la causa di “secchezza” interna.

 

Le cause gastroenteriche delle flogosi respiratorie

Passiamo ora ad affrontare brevemente la “causa” alimentare delle flogosi respiratorie ricorrenti in età pediatrica.

Questo aspetto della fisiologia energetica cinese è di importanza fondamentale perché negli antichi testi si afferma che milza-pancreas produce i tan che immagazzina nel polmone. Il termine tan si può tradurre in questo caso con flegma, catarro, mucosità.

Cosa vuol dire che milza-pancreas produce i tan che immagazzina nel polmone? Semplicemente che un disturbo intestinale dell’assimilazione dei nutrienti di origine “pancreatica” si riflette in un alterato assorbimento di sostanze “tossiche” i cui effetti si manifestano sulle mucose delle vie respiratorie.

Farò ora un breve esempio per spiegare quanto appena affermato affrontando le flogosi respiratorie ricorrenti assai frequenti nel primo e secondo anno di vita in coincidenza con l’eruzione dei denti da latte.

È esperienza di molte mamme quella di verificare che, in concidenza con l’eruzione dentaria, si manifestino nel bambino, scialorrea, irritabilità, dispepsia, diarrea, talora febbre ed infine flogosi respiratorie. Evidentemente c’è un nesso tra questi sintomi correlati all’inizio alle mucose buccali e gengivali, poi a quelle dell’apparato digerente ed infine alle mucose delle vie respiratorie – vista la loro associazione così frequente – che però si spiega male seguendo i ragionamenti della medicina occidentale mentre invece è chiarissimo se si ragiona in termini di medicina cinese.

L’eruzione dentaria determina ovviamente una infiammazione delle gengive e delle mucose buccali che, secondo la medicina cinese sono sotto il governo dei due canali energetici che le attraversano: quello dello stomaco e quello dell’intestino crasso che sono riuniti in uno stesso livello energetico: lo yangming (che secondo la medicina cinese governa la secchezza).

Basta guardare il percorso esterno di questi due canali per capirne lo stetto rapporto con le mucose buccali e gengivali che sono interessate dalla fine del percorso cefalico del canale di intestino crasso e dall’inizio di quello di stomaco. Non è un caso che molti punti di questi canali si possano utilizzare per ottenere effetti sulla regione buccale come ad esempio la stimolazione del punto LI-4 hegu in caso di odontalgia per i suoi effetti analgesici sul dolore dentario.

La dentizione determina ovviamente una flogosi del tessuto gengivale che in termini di medicina cinese si manifesta come “calore” o “calore-umidità” nei canali che interessano questa zona: appunto stomaco ed intestino crasso.

 

Figura 1

Il percorso cefalico del canale di stomaco

 

Figura 2

 

Il percorso cefalico del canale di intestino crasso

 

Questo calore si trasmette dai canali ai rispettivi visceri determinando una sindrome da “calore” a livello gastrico con dispepsia e a livello intestinale con alterazioni dell’alvo e diarrea. Il tratto gastroenterico è interessato dunque da una sintomalogia infiammatoria a partenza buccale che, a sua volta, determina una secondaria alterazione dei fenomeni di digestione-assorbimento dei cibi che sono governati in medicina cinese da milza-pancreas. La medicina cinese insegna che quest’organo svolge il compito di assorbire le “sostanze pure” alimentari a livello del riscaldatore medio per “trasportarle” trasferendole a livello del riscaldatore superiore. Se l’assorbimento è alterato dai fenomeni flogistici che abbiamo appena descritto è facile che la “purificazione” sia scarsa, insufficiente, alterata e che anche l’assorbimento venga coinvolto con assimilazione di sostanze tossiche che favoriscono la comparsa di catarri, cioè tan. Questi catarri la cui comparsa è favorita dai fenomeni appena descritti a livello intestinale vengono trasportati al riscaldatore superiore e si depositano sulle mucose respiratorie intasando il “polmone”. È interessante sottolineare che la fisiologia energetica cinese insegna che tutte le superfici mucose sono governate da milza-pancreas, anche quelle delle vie respiratorie le quali, una volta che le mucosità si sono depositate, possono essere interessate da iniziali fenomeni flogistici che possono complicarsi con una sovrainfezione batterica che darà luogo ad un aggravamento della sintomatologia.

Riassumendo dunque quanto affermato fino ad ora, la dentizione determina “calore di stomaco ed intestino crasso” che è la causa di una “flogosi gastrointestinale” che sua volta è all’origine di un fenomeno di “malassorbimento di sostanze tossiche”.  Queste ultime si trasformano in “mucosità” che si depositano sulle mucose respiratorie determinano la comparsa di una congestione prima e successivamente di una flogosi.

La fisiologia energetica cinese riesce ad interpretare la triade febbre-diarrea-tosse correlata con le eruzioni dentarie che trova invece molte difficoltà di inquadramento in biomedicina.

La chiave interpretativa sta in una coppia di organi (milza-pancreas e polmone) ed una di visceri (stomaco e intestino crasso) che tra l’altro appartengono a due movimenti anch’essi accoppiati (movimento metallo: polmone e intestino crasso; movimento terra: milza-pancreas e stomaco). In questa maniera si riescono a correlare tra loro i sintomi buccali e gastrointestinali che appartengono all’apparato digerente con quelli di competenza delle mucose respiratorie.

 

Il deficit di yin di polmone

Un altro quadro clinico di frequente riscontro nei primi anni di vita è quello che in medicina cinese va sotto il nome di “deficit di yin di polmone”. Si tratta di un quadro sindromico che si associa alla possibilità che si manifestino delle patologie respiratorie ricorrenti che tuttavia presentano una sintomatologia differente da quella appena trattata. In questi casi è frequente l’esordio di una flogosi faringea o tonsillare accompagnata da vellichio faringeo, secchezza mucosa, faringodinia e tosse prevalentemente secca e stizzosa.

Assai spesso il deficit di yin di polmone è anche l’esito di una sindrome influenzale che guarisce clinicamente lasciando per qualche tempo quella che in medicina occidentale va sotto il nome di febbricola serotina criptogenetica, cioè la presenza di una o due linee di febbre che si manifestano solo nel tardo pomeriggio o in serata e che tendono a guarire spontaneamente nel giro di alcune settimane. In medicina cinese si sostiene che la causa di questa febbricola è un deficit di yin che è stato causato dal calore-fuoco della sindrome influenzale. È come se lo stato febbrile avesse consumato lo yin ed i liquidi dell’organismo ed essendo la serata l’inizio del periodo yin del ciclo circadiano, la febbricola è il segno di uno yang in eccesso dovuto al deficit di yin che non è più in grado di trattenerlo.

Anche in questo caso si deve instaurare una terapia preventiva perché questi stati di deficit di yin predispongono il bambino a delle recidive delle patologie respiratorie.

 

La prevenzione

È a partire dalla complessa interpretazione eziopatogenetica appena accennata che è possibile esercitare un’azione preventiva delle patologie respiratorie ricorrenti che si fonda soprattutto sul sostegno del qi del polmone, del qi difensivo oppure dello yin.

A questo proposito si possono utilizzare varie tecniche preventive esterne (agopuntura, massaggio, moxibustione) o interne (farmacologia cinese).

Un ruolo molto interessante è quello correlato alla corretta scelta dei cibi per questi pazienti. Si tratta di poche regole assolutamente fondamentali in ambito preventivo