La terapia con agopuntura cinese nelle allergie respiratorie

Alberto Lomuscio, Ezio Calosso, Lidia Marano*

Studio effettuato in nome e per conto della Regione Lombardia per il programma dell’OMS di valutazione delle Medicine non Convenzionali

(Lettera della Regione Lombardia del 21.06.06, Prot. H1.2006.0030135)

 

Riassunto

Abbiamo studiato 19 pazienti con uno studio osservazionale “aperto”, nel quale tutti i pazienti sono stati trattati con agopuntura all’inizio del periodo di usuale rinite e/o asma allergico. Molti di loro erano trattati con farmaci antiallergici prima del trattamento con agopuntura. In accordo coi dati della letteratura, si è osservato un significativo declino della frequenza e intensità delle crisi allergiche, oltre a una riduzione dei farmaci utilizzati. Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto dell’OMS sulle Medicine non-convenzionali, portato avanti dalla Regione Lombardia.

Parole chiave: Allergia, studio osservazionale, rinite

 

Summary

We have studied 19 patients with a open observational study. All the patients underwent acupuncture at the beginning of the period of usual allergic rhinitis and/or asthma. Many of them were treated with anti-allergic drugs before the acupuncture treatment. We have observed, according with most of literature data, a significant decrease of the frequency and intensity of allergic episodes, and a reduction of use of the anti-allergic drugs. The study has been performed in accordance to a W.H.O. project regarding non-conventional Medicines, carried out by Regione Lombardia.

Key words: Allergy, observational study, rhinitis

 

Introduzione

Le cosiddette “allergie immediate” sono caratterizzate da una sintomatologia improvvisa a qualsiasi livello (respiratorio, dermatologico, intestinale) si  manifestino. Una seconda caratteristica è data dalla erraticità spaziale (orticaria) o temporale (rinite, asma) dei sintomi. Queste caratteristiche in MTC, sono altrettanti   segni indiretti di un interessamento di una energia mobile, aggressiva, non canalizzata: la Wei Qi. In questo caso abbiamo una situazione di terreno     caratterizzata da una alterazione della Wei Qi prodotta dal Rene e dal Fegato e distribuita dal Polmone. Fattori congeniti determinerebbero delle alterazioni che si esprimono con un deficit del Rene Yin il quale, a sua volta, condizionerebbe un deficit dello Yin di Fegato con incapacità di quest’ultimo a controllare la Wei Qi. Accanto a questo disturbo primitivo esisterebbero poi delle alterazioni del Jing di Milza o di Polmone che condizionerebbero l’espressività morbosa a livello di epidermide o di mucosa. Su questa situazione congenita, si possono rintracciare, quali   fenomeni scatenanti, le Xie Qi ed in particolare il Vento, il Vento-Calore, il Vento-Secchezza. Anche le emozioni, in particolare la collera, la compressione del Qi di Fegato sono tra le cause principali di produzione di Vento interno. La paura e lo stress in generale, poi, nella misura in cui indeboliscono il Rene Yin, con conseguente debolezza dello Yin di Fegato, possono costituire un terreno favorevole alla produzione di Vento interno. Anche l’immaginazione, funzione strettamente correlata allo Shen di Fegato, ci fa comprendere come certe forme allergiche legate alla visione di prodotti artificiali quali fiori,  immagini evocatrici, ricordi, possano scatenarsi a prescindere da una reale stimolazione in senso antigenico del sistema immunitario. Infine va ricordato come l’alimentazione soprattutto di sostanze che possono produrre Calore interno (come crostacei, alcolici, cioccolato) o Vento interno (come uova o carne di pollo o anatra), così come un’alimentazione eccessivamente acida che finisca per danneggiare lo Yin di Fegato (come vino bianco, aceto ecc.), possano costituire un elemento capace di scatenare o di  peggiorare situazioni preesistenti.

Abbiamo voluto sottoporre a trattamento agopunturistico pazienti con allergia stagionale, secondo il protocollo seguente.

 

Materiali e metodi

Oggetto: Lettera della Regione Lombardia del 21.06.06, Prot. H1.2006.0030135.

Scopi Dimostrare l’efficacia dell’agopuntura tradizionale cinese nel trattamento delle allergie stagionali.

Un vantaggio immediato, nel caso di documentata efficacia del metodo, sarebbe quello di usufruire di una metodica di semplice applicazione, pochissimo invasiva e pressoché priva di effetti collaterali. L’alternativa sarebbe costituita dai trattamenti tradizionali, e cioè: terapia farmacologica con cortisonici e antistaminici, non sempre priva di effetti secondari.

Tutto ciò potrebbe tradursi in minori costi per  i farmaci, nonché in un minor numero di giornate di lavoro perse.

Motivazioni L’approccio standard a questa patologia, legato prevalentemente alla somministrazione di farmaci con effetto di attenuazione della sintomatologia, non porta alla risoluzione del problema, che infatti si ripresenta ciclicamente. L’uso dell’agopuntura, oltre a esprimere un’attività anti-allergica pari a quella dei farmaci, tanto da attenuare la frequenza e ridurre l’intensità delle crisi, è anche in grado, da sola o associata ai farmaci standard, di garantire la durata nel tempo degli effetti terapeutici.

I meccanismi alla base dell’efficacia dell’agopuntura sono i seguenti:

– Meccanismi biochimici: liberazione di endorfine e altri mediatori bioumorali in grado di attenuare la risposta istaminica agli allergeni, nonché di indurre effetti miorilassanti sulla muscolatura bronchiale e di ridurre marcatamente gli effetti flogistico-edematosi sulle mucose respiratorie.

– Meccanismi psicologici: l’effetto lievemente sedativo, ansiolitico e decontratturante dell’agopuntura genera:

. migliore accettazione della propria patologia sul piano dell’autopercezione psico-corporea da parte del paziente;

. riduzione degli effetti dello stress e dell’ansia sulla patologia di base;

. l’eventuale comparsa dell’effetto “placebo”, che non può che rinforzare positivamente gli altri effetti terapeutici.

– Meccanismi energetici: secondo il dottrinale della Medicina Tradizionale Cinese, l’agopuntura è in grado di riequilibrare i movimenti energetici alterati (che sono la causa delle crisi allergiche), liberando le vie di scorrimento dell’energia e garantendone l’armonico fluire, con effetti prolungati nel tempo

– Meccanismi neurovegetativi: alcuni punti sono in grado di riequilibrare i rapporti funzionali tra il sistema nervoso simpatico e parasimpatico, determinando una normalizzazione del tono muscolare dei bronchi e delle secrezioni di tutto l’apparato respiratorio.

Aspetti etici I pazienti verranno informati che saranno sottoposti a terapia con agopuntura, e verrà loro chiesto di firmare il consenso informato prima di iniziare la terapia. Verranno informati del segreto professionale a cui sono tenuti tutti i professionisti dai quali verranno trattati e interrogati; infine, verrà loro chiesto di firmare una liberatoria sulla richiesta ed elaborazione dei loro dati e informazioni personali raccolti nelle cartelle, che verranno comunque eventualmente utilizzati solo in forma anonima.

Criteri di ammissione Sono ammessi al progetto tutti i pazienti di età compresa tra i 18 e gli 80 anni, con sintomatologia allergica stagionale interessante sia l’albero bronchiale (asma) sia le prime vie aeree (riniti). Quanto ai criteri di esclusione, verranno esclusi dallo studio i pazienti già in terapia con agopuntura e/o shiatzu per qualsiasi patologia e le donne gravide.

Modalità dello studio Prima dell’inizio del trattamento dovranno essere raccolte le seguenti informazioni:

– Anamnesi ed esame obbiettivo

– Valutazione clinica pre-terapia: numero di crisi alla settimana e loro durata, intensità della crisi e senso di benessere soggettivo secondo una scheda valutativa “a punteggio”, dosaggio dei farmaci antistaminici e/o cortisonici consumati ogni settimana, numero di giornate lavorative perse ogni mese, sensazione soggettiva di benessere secondo un questionario psicologico (vedi Allegato 1). Il trattamento si protrarrà per ciascun paziente per circa 70 giorni, con un totale di 10 sedute di agopuntura della durata di 15 minuti l’una, con cadenza di una seduta alla settimana. Verranno selezionati almeno 30 pazienti, nei quali verranno trattati (con aghi sterili monouso tratti da confezioni sigillate apirogene sterili non scadute) i seguenti punti di agopuntura:

– 34GB: miorilassante, armonizza tendini e muscoli, regolarizza il Qi del Legno;

– 3LR: miorilassante, sedativo-calmante, combatte i disturbi oculari (spesso associati);

– 4LI: disperde i ristagni di energia dal collo in su;

– 7LU: elimina l’energia patogena dalla loggia del Metallo, libera il Biao;

– 20GB: disperde il vento.

I pazienti potranno continuare le loro normali attività, senza restrizioni, nonché l’eventuale uso dei farmaci che assumevano in precedenza. Sono considerati perduti all’osservazione tutti i pazienti che abbandonano la terapia senza un motivo valido o che non eseguono i controlli di efficacia clinica al termine del periodo di terapia.

Verranno registrati sulla cartella del paziente tutte le cause di interruzione della terapia e gli eventuali eventi avversi che dovessero verificarsi.

Monitoraggio La valutazione di efficacia verrà ripetuta dopo la 5^ e la 10^ seduta, e a distanza di un mese dal termine della terapia (follow-up). La durata approssimativa prevista per l’intero studio è di circa 5 mesi dalla prima seduta del primo paziente.

Raccolta e gestione dati È prevista la compilazione di una cartella clinica per ogni paziente, che riporterà i dati anagrafici del paziente, la sua situazione clinica completa di anamnesi, esame obiettivo, rilievi strumentali, andamento clinico della patologia nel tempo, eventuali terapie concomitanti, eventuali eventi avversi (anche non correlati o correlabili con la patologia oggetto dello studio). Le cartelle dei pazienti verranno conservate nella sede dello studio indicato all’inizio del presente documento.

Allegato 1

Questionario dell’OMS (in 5 domande) sullo stato di benessere (versione del 1998)

Per ciascuna delle cinque affermazioni, la preghiamo di indicare la risposta che più si avvicina a come si è sentito/a nelle ultime due settimane. I numeri più alti corrispondono ad un maggior stato di benessere. Esempio: se nelle ultime due settimane si è sentito/a allegro/a e di buon umore per più della metà del tempo, faccia una crocetta nella casella con il numero 3 nell’angolo in alto a destra. Come calcolare il punteggio: il punteggio grezzo viene calcolato sommando i numeri delle cinque risposte. Il punteggio grezzo varia da 0 a 25, dove 0 rappresenta la peggiore qualità di vita possibile e 25 rappresenta la migliore qualità di vita possibile.

Per ottenere un punteggio percentuale variabile tra 0 e 100, occorre moltiplicare per 4 il punteggio grezzo. Un punteggio percentuale di 0 rappresenta la peggiore qualità di vita possibile, mentre invece un punteggio di 100 rappresenta la migliore qualità di vita possibile

 

Allegato 2

Modulo di consenso informato

Il sottoscritto……………………………………

nato a ………………………

residente………………………………………….

città………………………………….telefono…

Dichiara

Accetto spontaneamente di partecipare allo Studio Clinico “La terapia con agopuntura nelle allergie”

Mi è stata data una dettagliata spiegazione verbale e ho ricevuto una scheda informativa scritta circa gli scopi della ricerca, le modalità di attuazione, i potenziali rischi e i previsti benefici dei trattamenti in studio e ciò a cui dovrò attenermi. Ho potuto rivolgere al medico ogni domanda per risolvere eventuali dubbi.

Sono d’accordo a collaborare con i medici sperimentatori e a riferire loro immediatamente segni e sintomi insoliti e inaspettati.

Sono libero di ritirarmi dallo studio in qualsiasi momento, senza che ciò comprometta il rapporto con i medici, senza giustificare la mia decisione e senza alcuna conseguenza per ulteriori trattamenti.

Sono d’accordo a seguire le istruzioni date dai medici durante lo svolgimento dello studio.

Sono al corrente che i risultati dello studio potranno essere utilizzati a scopo di pubblicazione scientifica e che comunque il mio nome non comparirà nella documentazione relativa allo studio.

Acconsento che i miei dati personali siano utilizzati per lo Studio Clinico previsto dalla DGR VII/13235 “Programma quadriennale di collaborazione con l’OMS sulla valutazione e sull’utilizzo della medicina complementare in attuazione del PSSR 2002-2004”.

Firma, Luogo e Data……..

 

Confermo di aver provveduto  a spiegare al paziente gli scopi, la natura, i potenziali benefici e i possibili rischi dello studio sopra citato, fornendo il foglio illustrativo allegato al presente modulo, e di aver dato la possibilità di fare qualsiasi domanda sullo studio stesso.

Il paziente ha aderito volontariamente allo studio proposto

Nome del medico sperimentatore…..

Firma, Luogo e Data……..

 

Allegato 3

Modulo di liberatoria

(Consenso al trattamento dei dati personali ai sensi dell’Art. 8 del D.Lgs 196/2003)

Il sottoscritto……………………………………

nato a ………………………

residente………………………………………….

città………………………………….telefono……

 

con riferimento alla disciplina vigente e ai propri diritti nello specifico ambito,

considerato il ben delimitato ed indispensabile ambito di diffusione dei dati personali sanitari che saranno raccolti e prodotti

preso atto che sarà adottata ogni cautela a salvaguardia della riservatezza di dette informazioni Esprime il proprio consenso al trattamento dei dati che lo riguardano ai fini strettamente necessari per lo Studio Clinico previsto dalla DGR VII/13235 Acconsento che i miei dati personali siano utilizzati per lo Studio Clinico previsto dalla DGR VII/13235 “Programma quadriennale di collaborazione con l’OMS sulla valutazione e sull’utilizzo della medicina complementare in attuazione del PSSR 2002-2004”.

Firma, Luogo e Data……..

 

Risultati

I risultati del nostro studio riguardano i seguenti parametri, rilevati su 19 pazienti (10 maschi e 9 femmine, età media 35+12 anni):

1) Numero di crisi mensili.

Le crisi mensili sono migliorate significativamente, passando da una media di 17+5,9 a 6,7+4,2, con p<.00001 (Fig.1)

 

Figura 1

1)  La durata delle crisi (in ore) è anch’essa

significativamente migliorata, come mostra la Figura 2, passando da una media di 4,4+1,6 a 1,8+1,1, con p<.0000

Figura 2

3) L’intensità delle crisi (VAS) è significativamente diminuita, come mostra la Figura 3, passando da una media di 8,8+1,8 a 2,8+1,6, con p<.00001

Figura 3

Figura 4

4) I giorni lavorativi persi erano più numerosi (1,5+1,6, in media) prima del trattamento, rispetto a dopo lo stesso (0,4+0,8), con p<.005 (Figura 4)

 

Figura 5

6) Anche la quantità di farmaci assunti dai pazienti è diminuita in modo significativo, passando da una media di 1,2+0,5 a 0,6+0,6, con p< .005 (Figura 6)

 

Figura 6

Discussione

Riportiamo di seguito le principali evidenze della letteratura sull’argomento, tratte dal “Libro Bianco” della SIA:

 

Evidenze bibliografiche: allergia ed agopuntura

Uno dei primi studi sugli effetti antiallergici dell’agopuntura risale al 1958, quando venne dimostrato l’incremento di ACTH dopo agopuntura (Bratu J.,Stoicescu C., The effects of acupuncture on adrenal glands, Deutsche Zeitschrift fur Akupunktur 1958,17:89-94).

Successivamente, altri Autori dimostrarono che l’agopuntura, praticata nel punto BL-52 Zhishi, era capace di ridurre l’incidenza e la sintomatologia dell’encefalite letargica sperimentale nelle cavie rispetto ai controlli (Chu Y.M., Affronti L.F., Preliminary observations on the effect of acupuncture on immune responses in sensitized rabbits and Guinea pigs, Am J Chin Med 1975,3:151-63).

Altri studi, condotti su 22 soggetti con rinite allergica, dimostrarono una riduzione media delle IgE nel 64% della popolazione. In 19 soggetti si notò anche un miglioramento della sintomatologia, associato a una significativa diminuzione degli eosinofili nel sangue e nella mucosa nasale (Lau B., Wong D., Slater S., Effect of acupuncture on allergic rhinitis: clinical and laboratry evaluation, Am J Chin Med 1975,5:263-70).

Uno studio più recente dimostra che la stimolazione del punto ST-36 Zusanli riduce la risposta anafilattica indotta dall’istamina e dall’acetilcolina nei ratti e nelle cavie, mentre negli esseri umani riduce i valori di IgE e di eosinofili, e fa aumentare il livello di IgA, normalizzando nel contempo la funzione respiratoria (Chen L.L., Li A.S., Tao J.N., Clinical and experimental studies on preventing and treating anaphylactic asthma with Zusanli point immunotherapy, Chung Kuo Chung Hsi I Chieh Ho Tsa Chih 1996,16:709-12)

Un lavoro di Lai confronta gli effetti clinici dell’agopuntura con quelli della terapia desensibilizzante, dimostrandone una maggiore efficacia (Lai X., Observation on the curative effect of acupuncture on type I allergic diseases. J Trad Chin Med 1993,13:243-8). Alla base di questi effetti clinici, secondo Markelova et Al, ci sarebbe l’azione dell’agopuntura sul comparto adrenergico del sistema simpatico, che si eserciterebbe tramite una normalizzazione del metabolismo delle catecolamine (Markelova V.F., Osipova N.N., Belitskaia R.A., Guliants E.R., Effect of reflexotherapy on the functional state of the sympathoadrenal system in patients with bronchial asthma, Vopr Med Khim 1983, 29:106-9).

Molto importante è poi il lavoro di Lehmann condotto su 92 pazienti con rinite allergica inveterata, dei quali il 65% era stato sottoposto a terapia desensibilizzante senza alcun risultato. Nel trial, 40 pazienti vennero sottoposti a normale agopuntura e 52 a stimolazione elettrica degli stessi punti, senza infissione dell’ago, e i trattamenti vennero effettuati 2-4 settimane prima del periodo critico della liberazione dei pollini. A distanza di un mese e di un anno vennero misurati i seguenti parametri: intensità dei sintomi (prurito, starnuti, ostruzione nasale, congiuntivite), numero di giorni asintomatici e quantità di farmaci assunti, sia per via topica che orale e parenterale. I risultati mostrarono un miglioramento dell’ 80% nel gruppo-agopuntura, mentre nel gruppo-elettrostimolazione il miglioramento non superò il 34%. A distanza di un anno i risultati si confermarono positivi, rispettivamente nel 64% e nel 23% dei casi, dimostrando così la maggiore efficacia dell’agopuntura rispetto alla semplice stimolazione elettrica (Lehmann V., The efficacy of acupuncture in allergic rhinitis. A prospective randomised study, Scand J Acup Electrother 1989, 4:125-32).

Più di recente anche Wolkestein et Al. hanno realizzato uno studio randomizzato e controllato, valutando la capacità di controllo della reazione allergica della vera agopuntura rispetto alla sham in soggetti atopici sottoposti a stimolazione allergenica nella “Vienna Provocation Chamber”, e la sintomatologia dei pazienti sottoposti ad agopuntura nei due mesi successivi alla terapia si è rivelata significativamente inferiore rispetto a quella del gruppo di controllo (Wolkestein E., Horak F., Protective effect of acupuncture on allergen provoked rhinitis, Wien Med Wochenschr 1998,148: 450-3). Analoghi risultati positivi sono stati presentati anche da Tan in un lavoro di poco successivo (Tan L., A clinical observation on therapeutic effects  of acupuncture for allergic rhinitis, J Trad Chin Med 1999 19:129-31)..

A buona ragione, pertanto, riteniamo di aver fornito un contributo costruttivo all’argomento in questione.

Bibliografia

Auteroche B., Navailh P., La diagnosi in medicina cinese, Edi-Ermes ed., Milano, 1986

Souliè del Morant G., L’acupuncture chinoise, Malooine ed., Paris, 1972

Van Nghi N., Nguyen C., Medécine traditionelle chinoise, N.V.N. ed., Marseille, 1984

Maciocia G., The foundation of chinese medicine, Churchill Livingstone ed., Edinburgh, 1989

Di Stanislao C., De Berardinis D., Brotzu R., De Gasparre F., Corradin M., Fusaro P., Le rinocongiuntiviti allergiche: generalità e studi clinici, Atti del III Congresso ALMA-AFAC, Milano, 30.11.1996

Minelli E., Allergie e dietoterapia, Atti del III Congresso ALMA-AFAC, Milano, 30.11.1996

Gatto R., Prevenzione delle patologie respiratorie in Medicina Cinese, Atti del XII Convegno ALMA, Milano, 02.12.1995

AA.VV. (SIA): Libro bianco sull’Agopuntura, CEA ed., Milano, 2000

 

 




La prevenzione delle patologie respiratorie ricorrenti in età pediatrica in medicina cinese

Lucio Sotte*

Eziopatogenesi energetica cinese delle flogosi ricorrenti delle vie respiratorie

È assai frequente il riscontro di patologie respiratorie ricorrenti in età pediatrica che sono correlate in medicina cinese a due fenomeni eziopatogenetici principali: l’immaturità del sistema respiratorio e quella del sistema digerente (sembra strano per noi medici occidentali che un disturbo respiratorio possa essere correlato anche ad una eziopatogenesi a partenza gastrointestinale: ne vedremo brevemente più avanti il razionale).

Il polmone del neonato viene ventilato per la prima volta al momento della nascita con il primo vagito così come il sistema digerente inizia il suo vero lavoro di digestione, assimilazione, distribuzione dei nutrienti solo dopo la prima poppata. È ovvio che entrambi i sistemi debbano superare una fase di “rodaggio” che, durante il periodo neonatale e quello ad esso immediatamente successivo dei primi anni di vita, li predispone alla comparsa di patologie.

 

Il deficit di qi difensivo e di qi di polmone

Nel caso delle patologie respiratorie ricorrenti della prima infanzia si deve aggiungere anche un altro fenomeno predisponente correlato al quadro sindromico che in medicina cinese va sotto il nome di deficit di wei qi, cioè qi difensivo.

Durante il giorno il qi difensivo – secondo l’antica fisiologia energetica cinese – circola alla superficie del corpo, con il compito di proteggere il mantello cutaneo dagli attacchi cosmopatogeni (vento, freddo, umidità etc.) e di controllare attraverso il meccanismo di apertura-chiusura dei pori cutanei la sudorazione e quindi la termoregolazione.

Durante la notte wei qi circola invece nella profondità del corpo, nutrendo in questa maniera gli organi interni secondo il ciclo di dominazione: rene, cuore, polmone, fegato, milza-pancreas.

È assai singolare il fatto che l’inizio del sonno sia caratterizzato in molti neonati dalla comparsa di una più o meno rilevante sudorazione: si tratta di un segno di deficit di wei qi la quale abbandona troppo bruscamente il mantello cutaneo per penetrare in profondità verso gli organi interni lasciando sguarnita la superficie che non è più in grado di regolare correttamente le ghiandole sudoripare con la comparsa di questa iperidrosi momentanea. Generalmente bastano pochi minuti perché la situazione si stabilizzi ed il bambino presenti nuovamente la pelle asciutta.

La sudorazione determina un abbassamento della temperatura corporea e può predisporre alla penetrazione delle energie cosmopatogene che, trovando i pori cutanei aperti, possono aggredire il sottocute ed i tessuti profondi più prontamente e velocemente. Questo è il motivo per cui i genitori dovranno porre particolare attenzione a proteggere il bambino dall’iperidrosi eccessiva. D’altra parte il bambino, a differenza dell’adulto, non è in grado di razionalizzare che l’iperidrosi può essere pericolosa per la sua salute e conseguentemente non esercita nessun comportamente utile a contenerla o a proteggersi dalla penetrazione delle energie cosmopatogene nel caso sia in corso in un fenomeno di sudorazione troppo abbondante.

La medicina cinese sostiene, come quella occidentale, che il polmone controlli la respirazione: tuttavia, a differenza di quanto accade da noi, in Cina la respirazione non è soltanto “alveolare”, ma anche “cutanea”. Dunque il funzionamento del mantello cutaneo appartiene energeticamente ai compiti del polmone che proprio per questo motivo controlla anche la produzione e distribuzione del qi difensivo.

Questo fatto è molto interessante e assai spesso mi sono domandato in base a quali complessi ragionamenti gli antichi cinesi avessero associato la “cute” al polmone. Probabilmente il fenomeno è assai più semplice da spiegare di quanto si possa immaginare, a tal punto da essere quasi ovvio. Per comprendere il motivo di questa “ovvietà” occorre porsi alcune semplici domande.

Cosa accade generalmente quando il mantello cutaneo è aggredito dalle energie cosmopatogene? Cioè che cosa accade quando è colpito dal freddo, dal vento, dall’umidità, dal calore, dalla secchezza in eccesso?  Nella stragrande maggioranza delle persone, ed in particolare in quelle predisposte, accade che il paziente si ammali e questa malattia esordisca quasi costantemente con sintomi a carico delle vie respiratorie: raffreddore, sinusite, faringite, tonsillite, tracheite e, nei casi più gravi, bronchite e persino flogosi profonde delle mucose respiratorie. Conseguentemente il ragionamento che gli antichi cinesi hanno fatto partendo da queste premesse è stato il seguente: se l’attacco del mantello cutaneo trasferisce quasi costantemente i suoi effetti sulle vie respiratorie, ciò significa che le vie respiratorie sono collegate strettamente al mantello cutaneo ed il “polmone” che le governa avrà un ruolo anche nella fisiologia della cute.

Un altro motivo che suggerisce che polmone e cute abbiano una reciproca “simpatia” riguarda un aspetto del metabolismo dei liquidi organici assai studiato ma spesso misconosciuto da noi medici occidentali. La respirazione alveolare e quella cutanea sono alla base dell’“evaporazione” di una decina di centinaia di millilitri di acqua. Ho imparato questo fatto molto bene agli inizi della mia carriera quando lavoravo nella rianimazione dell’Ospedale Umberto I di Ancona dove, per stabilire l’entità dell’apporto idrico da fornire al paziente attraverso l’alimentazione parenterale, dovevo fare il bilancio delle perdite del giorno precedente. Ebbene le perdite assommavano quelle relative alla diuresi (mediamente 1200-1500 ml/die), alle feci (mediamente 100/200 ml/die), alla perspiratio cutanea (mediamente 450/550 ml/die) ed quella alveolare (mediamente 450/550 ml/die). È assai suggestivo segnalare che le perdite urinarie siano più o meno sovrapponibili alla somma di quelle cutanee, alveolari e intestinali ed è ancora più suggestivo pensare che in medicina cinese le prime siano associate ovviamente al “rene” e le seconde al “polmone” che governa respirazione alveolare e cutanea ed è collegato con un viscere (all’interno del movimento di appartenenza, cioè il Metallo) che è precisamente l’intestino crasso.

È precisamente per questo motivo che i cinesi dicevano che il rene è la sorgente del basso dei liquidi interni ed il polmone è quella dell’alto. Infatti un’eccessiva diuresi, così come una perspiratio alveolare o cutanea troppo abbondante possono causare essere la causa di “secchezza” interna.

 

Le cause gastroenteriche delle flogosi respiratorie

Passiamo ora ad affrontare brevemente la “causa” alimentare delle flogosi respiratorie ricorrenti in età pediatrica.

Questo aspetto della fisiologia energetica cinese è di importanza fondamentale perché negli antichi testi si afferma che milza-pancreas produce i tan che immagazzina nel polmone. Il termine tan si può tradurre in questo caso con flegma, catarro, mucosità.

Cosa vuol dire che milza-pancreas produce i tan che immagazzina nel polmone? Semplicemente che un disturbo intestinale dell’assimilazione dei nutrienti di origine “pancreatica” si riflette in un alterato assorbimento di sostanze “tossiche” i cui effetti si manifestano sulle mucose delle vie respiratorie.

Farò ora un breve esempio per spiegare quanto appena affermato affrontando le flogosi respiratorie ricorrenti assai frequenti nel primo e secondo anno di vita in coincidenza con l’eruzione dei denti da latte.

È esperienza di molte mamme quella di verificare che, in concidenza con l’eruzione dentaria, si manifestino nel bambino, scialorrea, irritabilità, dispepsia, diarrea, talora febbre ed infine flogosi respiratorie. Evidentemente c’è un nesso tra questi sintomi correlati all’inizio alle mucose buccali e gengivali, poi a quelle dell’apparato digerente ed infine alle mucose delle vie respiratorie – vista la loro associazione così frequente – che però si spiega male seguendo i ragionamenti della medicina occidentale mentre invece è chiarissimo se si ragiona in termini di medicina cinese.

L’eruzione dentaria determina ovviamente una infiammazione delle gengive e delle mucose buccali che, secondo la medicina cinese sono sotto il governo dei due canali energetici che le attraversano: quello dello stomaco e quello dell’intestino crasso che sono riuniti in uno stesso livello energetico: lo yangming (che secondo la medicina cinese governa la secchezza).

Basta guardare il percorso esterno di questi due canali per capirne lo stetto rapporto con le mucose buccali e gengivali che sono interessate dalla fine del percorso cefalico del canale di intestino crasso e dall’inizio di quello di stomaco. Non è un caso che molti punti di questi canali si possano utilizzare per ottenere effetti sulla regione buccale come ad esempio la stimolazione del punto LI-4 hegu in caso di odontalgia per i suoi effetti analgesici sul dolore dentario.

La dentizione determina ovviamente una flogosi del tessuto gengivale che in termini di medicina cinese si manifesta come “calore” o “calore-umidità” nei canali che interessano questa zona: appunto stomaco ed intestino crasso.

 

Figura 1

Il percorso cefalico del canale di stomaco

 

Figura 2

 

Il percorso cefalico del canale di intestino crasso

 

Questo calore si trasmette dai canali ai rispettivi visceri determinando una sindrome da “calore” a livello gastrico con dispepsia e a livello intestinale con alterazioni dell’alvo e diarrea. Il tratto gastroenterico è interessato dunque da una sintomalogia infiammatoria a partenza buccale che, a sua volta, determina una secondaria alterazione dei fenomeni di digestione-assorbimento dei cibi che sono governati in medicina cinese da milza-pancreas. La medicina cinese insegna che quest’organo svolge il compito di assorbire le “sostanze pure” alimentari a livello del riscaldatore medio per “trasportarle” trasferendole a livello del riscaldatore superiore. Se l’assorbimento è alterato dai fenomeni flogistici che abbiamo appena descritto è facile che la “purificazione” sia scarsa, insufficiente, alterata e che anche l’assorbimento venga coinvolto con assimilazione di sostanze tossiche che favoriscono la comparsa di catarri, cioè tan. Questi catarri la cui comparsa è favorita dai fenomeni appena descritti a livello intestinale vengono trasportati al riscaldatore superiore e si depositano sulle mucose respiratorie intasando il “polmone”. È interessante sottolineare che la fisiologia energetica cinese insegna che tutte le superfici mucose sono governate da milza-pancreas, anche quelle delle vie respiratorie le quali, una volta che le mucosità si sono depositate, possono essere interessate da iniziali fenomeni flogistici che possono complicarsi con una sovrainfezione batterica che darà luogo ad un aggravamento della sintomatologia.

Riassumendo dunque quanto affermato fino ad ora, la dentizione determina “calore di stomaco ed intestino crasso” che è la causa di una “flogosi gastrointestinale” che sua volta è all’origine di un fenomeno di “malassorbimento di sostanze tossiche”.  Queste ultime si trasformano in “mucosità” che si depositano sulle mucose respiratorie determinano la comparsa di una congestione prima e successivamente di una flogosi.

La fisiologia energetica cinese riesce ad interpretare la triade febbre-diarrea-tosse correlata con le eruzioni dentarie che trova invece molte difficoltà di inquadramento in biomedicina.

La chiave interpretativa sta in una coppia di organi (milza-pancreas e polmone) ed una di visceri (stomaco e intestino crasso) che tra l’altro appartengono a due movimenti anch’essi accoppiati (movimento metallo: polmone e intestino crasso; movimento terra: milza-pancreas e stomaco). In questa maniera si riescono a correlare tra loro i sintomi buccali e gastrointestinali che appartengono all’apparato digerente con quelli di competenza delle mucose respiratorie.

 

Il deficit di yin di polmone

Un altro quadro clinico di frequente riscontro nei primi anni di vita è quello che in medicina cinese va sotto il nome di “deficit di yin di polmone”. Si tratta di un quadro sindromico che si associa alla possibilità che si manifestino delle patologie respiratorie ricorrenti che tuttavia presentano una sintomatologia differente da quella appena trattata. In questi casi è frequente l’esordio di una flogosi faringea o tonsillare accompagnata da vellichio faringeo, secchezza mucosa, faringodinia e tosse prevalentemente secca e stizzosa.

Assai spesso il deficit di yin di polmone è anche l’esito di una sindrome influenzale che guarisce clinicamente lasciando per qualche tempo quella che in medicina occidentale va sotto il nome di febbricola serotina criptogenetica, cioè la presenza di una o due linee di febbre che si manifestano solo nel tardo pomeriggio o in serata e che tendono a guarire spontaneamente nel giro di alcune settimane. In medicina cinese si sostiene che la causa di questa febbricola è un deficit di yin che è stato causato dal calore-fuoco della sindrome influenzale. È come se lo stato febbrile avesse consumato lo yin ed i liquidi dell’organismo ed essendo la serata l’inizio del periodo yin del ciclo circadiano, la febbricola è il segno di uno yang in eccesso dovuto al deficit di yin che non è più in grado di trattenerlo.

Anche in questo caso si deve instaurare una terapia preventiva perché questi stati di deficit di yin predispongono il bambino a delle recidive delle patologie respiratorie.

 

La prevenzione

È a partire dalla complessa interpretazione eziopatogenetica appena accennata che è possibile esercitare un’azione preventiva delle patologie respiratorie ricorrenti che si fonda soprattutto sul sostegno del qi del polmone, del qi difensivo oppure dello yin.

A questo proposito si possono utilizzare varie tecniche preventive esterne (agopuntura, massaggio, moxibustione) o interne (farmacologia cinese).

Un ruolo molto interessante è quello correlato alla corretta scelta dei cibi per questi pazienti. Si tratta di poche regole assolutamente fondamentali in ambito preventivo

 

 

 

 

 

 




I Ching e medicina tradizionale cinese: parte seconda, la divinazione induttiva

Alessandro Mazzocchi*

La divinazione medica classica rientra nel gruppo delle divinazioni induttive, che si basano sulle interpretazioni dei segni e presuppongono la conoscenza di arti e scienze da parte dell’indovino; al contrario, nella divinazione intuitiva o ‘ispirata’, la rivelazione è soprannaturale e ammette soltanto una predisposizione naturale ed innata del veggente.

Riguardo la divinazione medica, il dottor Miki Shima ha raccolto in un testo, recentemente tradotto anche in lingua italiana, alcuni casi clinici ricavati dallo studio della Cina e del Giappone arcaici e risolti da leggendari maestri, interrogando proprio l’I Ching. Il Dr. Shima spiega come sia fondamentale, nella divinazione medica, il confronto fra il primo esagramma ottenuto, interrogando il testo, e quello secondario (o nuovo) sviluppatosi, a partire dal primo, in seguito al  mutamento spontaneo delle linee cosiddette mobili (linee cioè che essendo all’apogeo dello Yang o dello Yin possono convertirsi nel loro contrario). Per esempio l’esagramma 7 – Shi (l’esercito) – ha la seconda e la sesta linea mobili, e quindi può originare l’esagramma sviluppato 23, Po, lo Sgretolamento. Nella divinazione medica, l’esagramma sviluppato esprime l’andamento della malattia e quindi la prognosi. Altre informazioni, riguardanti soprattutto l’eziologia (o radice) della malattia, venivano ottenute dal Saggio esaminando gli esagrammi intrinseci o occulti, racchiusi all’interno degli esagrammi originali e rivelati da uno scorporo delle linee più centrali: la seconda, terza, quarta e quinta linea vanno a formare due trigrammi intrinseci e quindi un nuovo esagramma. La divinazione medica, utilizzando l’I Ching, segnò il passaggio dallo sciamanesimo (trance, cerimonie totemiche, scapulomanzia e quant’altro), e da una mantica intuitiva, a quella deduttiva, fondata sull’interpretazione dei segni, che presuppone la conoscenza delle regole auree della sapienza medica cinese: la legge dei 5 elementi, le 8 regole diagnostiche (yin-yang, interno – esterno, freddo-caldo, deficit-eccesso), la semeiotica fisica tradizionale (osservazione, auscultazione, interrogazione,  palpazione). In Cina, per centinaia di anni il procedimento diagnostico è stato dapprima incentrato sulla teoria dei  livelli energetici, degli strati, dei tre riscaldatori e dei canali (principali e collaterali), mentre nella Cina moderna è rispettata la diagnosi differenziale secondo il sistema degli organi e dei visceri (per citare un famoso medico cinese, Leung Kwow-Po). Ciò relegherebbe ormai la divinazione medica, basata sull’I Ching, nell’ambito della superstizione e dell’irrazionalismo. In realtà, la questione è notevolmente più complessa. Lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung ricevette nel 1930 dal suo amico Richard Wilhelm copia dell’I Ching e ne curò, anni dopo, la prefazione. Jung rimase affascinato dalla possibilità di un nesso fra lo stato psichico e il lancio casuale delle monete (o degli steli di millefoglio) e definì il metodo di divinazione come un parallelismo non-causale, ovvero sincronico: “a differenza della causalità, la sincronicità si dimostra un fenomeno connesso principalmente con processi che si svolgono nell’inconscio, Alla psiche inconscia spazio e tempo sembrano relativi, ossia la conoscenza si trova in un continuum spazio-temporale in cui lo spazio non è più spazio e il tempo non è più tempo. Se quindi l’inconscio sviluppa e mantiene un certo potenziale, alla coscienza nasce la possibilità di percepire e conoscere eventi paralleli”. Questa visione remota permetterebbe di percepire eventi paralleli, altrimenti non disponibili, in quanto conoscibili non attraverso l’uso della ragione prigioniera dell’ego, bensì tramite l’emergenza di contenuti inconsci ad elevato significato simbolico: gli archetipi. Può essere utile ricordare che il chimico Von Stradonitz nel 1865 scoprì la disposizione ad anello dei sei atomi di carbonio nella molecola di benzene dopo un sogno, in cui era emerso un archetipo: un serpente che si mordeva la coda, formando un cerchio. Per oltre trent’anni Jung si interessò alla filosofia cinese e sperimentò le tecnica oracolare del libro per sé e per i pazienti. Rimase colpito dalla cosmologia cinese, la quale si fonda su un modello che nasce dal cosiddetto pensiero correlativo e traccia corrispondenze sistematiche fra diversi ordini di realtà, come per esempio fra il corpo umano e i corpi celesti. Tali corrispondenze sono simboliche, dipendendo da legami di significato che non devono essere connessi e costretti entro un modello fisico (almeno fino a prova contraria, come vedremo più avanti), ma piuttosto decifrati e letti attraverso l’intuizione, propria dello scienziato e dell’artista. Per Jung, profondamente influenzato dal pensiero orientale, la realtà dell’universo è il risultato di una sincronica compenetrazione tra l’uomo (quindi la mente o psiche) e la materia, e il sostrato comune diventa l’inconscio collettivo, vale a dire un Sé allargato (= la struttura egoica, Io, con gli oggetti del mondo e gli archetipi), da cui emergono miti e archetipi. Si viene così a costituire un diagramma psico-fisico, in cui l’inconscio collettivo (continuum psichico) e la sincronicità vanno a bilanciare il continuum fisico spazio-temporale e la causalità classica in un modello quaternario dell’universo, già noto agli alchimisti medievali. Gli avvenimenti sincronici che scaturiscono da questo modello, secondo il fisico britannico David Bohm, sono il risultato di una trasmissione non locale di informazioni simile a quella che permette a una coppia di particelle gemellate (entangled), e poi separate, di comunicare a distanze infinite, ad esempio, il loro angolo di polarizzazione (spin).  Lo stesso concetto di ordine implicato di Bohm parrebbe assimilabile a quello junghiano di inconscio collettivo e ricorda anche l’universo psicofisico postulato da altri fisici come Tesla e Todeschini. Quest’idea di uno strato profondo di energia sottile (vuoto quantico o vuoto unificato) che sottende l’universo fisico è sorta nel corso del ventesimo secolo: semplificando al massimo, queste teorie suggeriscono che nell’universo non vi siano soltanto materia, energia, spazio e tempo, ma anche un ‘quinto elemento’ in grado di collegare e mettere in relazione il tutto: coscienze, organismi e ambiente (una sorta di etere di aristotelica memoria). Il genio matematico Tesla riteneva che l’aspetto decisivo dell’universo fosse una sorta di campo di forze che diventa materia quando l’energia cosmica – prana – agisce su di esso. Le intuizioni di Tesla caddero nell’oblio, ma successivamente sono state ripresa in considerazione da altri scienziati: Casimir, allievo di Pauli e scopritore della forza che prende il suo nome, Harold Puthoff (interazione delle particelle col vuoto) e David Bohm. L’ordine implicato teorizzato da Bohm, informa – attraverso un ‘campo informativo’ istantaneo, quindi non locale, denominato potenziale quantico (o operatore Q che Bohm inserì nell’equazione di Schroedinger) – l’ordine esplicato, che rappresenta la realtà visibile nella quale viviamo. Per il fisico britannico, i fenomeni sincronici (quali anche la visione remota e la chiaroveggenza) possono essere considerati come manifestazioni di quella coscienza universale risiedente nell’ordine implicato. Bohm li considerò ‘evidenze sperimentalizzabili’ di fenomeni non locali generati dal potenziale quantico. Bohm, come sottolinea Teodorani, si sforzò per rendere intelligibile filosoficamente e scientificamente il Diagramma psico-fisico elaborato da Pauli-Jung a metà del secolo scorso. Se ciò non bastasse, studi recenti di fisica teorica hanno riportato in auge la teoria della Sincronicità. Basti qui sottolineare che la moderna teoria dei campi quantistici sembra gettare una nuova luce su quelle ‘azioni a distanza’ capaci di connettere, a velocità superluminari, l’uomo a tutte le cose dell’universo. In questa teoria, l’universo appare costituito da un insieme di campi quantistici ai quali si applica il principio di indeterminazione di Heinsemberg. Nel campo (la struttura spazio-temporale di un sistema fisico), il prodotto del numero dei quanti per l’incertezza della fase (la sua oscillazione) deve essere pari almeno alla costante di Plank. Il numero di quanti e la fase non possono quindi essere definiti simultaneamente. Come scrive il fisico teorico Del Giudice, la situazione in cui si rinuncia a conoscere il numero dei quanti a favore della connessione cosmica favorita della “fase”, sarebbe alla base dei fenomeni sincronici. A tal proposito, si leggano attentamente le parole di Del Giudice, estratte dalla sua intrigante prefazione al testo I King Illustrato di Li Yan: è possibile che, rinunciando a contare il nostro gruzzoletto di quanti e lasciandosi invece andare nell’universo della fase, uno riesca a dialogare attraverso i potenziali elettromagnetici con le altre parti dell’universo, scambiandosi i messaggi a velocità infinita?

In base a questa teoria, un potenziale vettore informatico, che trasporta informazioni e non energia, potrebbe collegare regioni lontane, ma coerenti, dell’universo, coinvolgendo solo le “fasi”, al di là di qualsivoglia misura parcellare.

Le ipotesi citate, se convalidate in un prossimo futuro, potrebbero rivoluzionare il paradigma newtoniano-cartesiano, fornendo una spiegazione matematica alla teoria della Sincronicità. Dei rapporti epistemologici fra medicine tradizionali e paradigmi scientifici ci siamo occupati in un precedente lavoro, al quale si rimanda il lettore. A onor del vero, va detto che gli studi dello psicologo sperimentale Rao, condotti per diversi anni nei laboratori della Duke University di Durham, non hanno consentito di giungere a risultati univoci riguardo i fenomeni ESP (percezione extrasensoriale quale, per es., la visione remota). La teoria della Sincronicità rimane pertanto un’affascinante teoria descrittiva non ancora in grado di spiegare la visione remota e gli altri fenomeni paranormali. A questo punto, al di là di congetture ritenute ancora pseudoscientifiche almeno in un’ottica falsificazionista a la Popper, lasceremo senza risposta l’affascinante quesito posto da Del Giudice e ci occuperemo, nell’ultima parte, dei rapporti fra il Libro dei Mutamenti e l’agopuntura.

 




“Le basi della medicina cinese” edito da Pendragon: “lo shen in relazione ai cinque organi, formazione, distribuzione e funzione dello shen” – II parte

Massimo Muccioli*

 Lo shen in relazione ai cinque organi

Con l’imporsi della teoria dei cinque elementi, lo sguardo venne spostato sui singoli organi,1 potenze vitali che si esprimono però in funzione del cuore, e dunque di un volere unico. Ogni organo ha il suo proprio volere, la sua natura, la sua tendenza e interagisce con le cose della vita presentando poi al cuore la propria elaborazione, frutto delle proprie caratteristiche e attività funzionale. Il cuore alla fine tutto riceve e valuta: ciò che accoglie lo abiterà, costituirà il suo shen e darà direzione alla vita intera. Tali aspetti non sono in opposizione rispetto ai precedenti, ne sono semplicemente un’elaborazione successiva in cui i dati s’innestano l’uno sull’altro ma ad un livello più articolato.

 

pensiero (si 思)

 

All’interno dei cinque elementi alla milza si associa il proposito (yi) e il pensiero (si) che da esso scaturisce. La milza produce un vapore che, estratto dai cibi, sale a nutrire il cuore dove viene trasformato in sangue. È attraverso il sangue che la milza presenta al cuore tutto ciò che ha estratto dalla memoria, dai ricordi, dalla sua cosciente elaborazione dei pensieri: ciò che il cuore accetta diventa parte integrante del suo shen, del funzionamento del suo spirito. È possibile dire che il proposito (yi) è lo shen della milza.

Al rene è affidato il volere (zhi), questa determinazione e persistenza dell’intenzione che ben si adatta alle sue qualità di solidità e tesaurizzazione. La prima determinazione che abita ogni vita è il voler vivere, attributo dello zhi che si associa spontaneamente al rene, organo in cui è preservato e tesaurizzato il jing, l’essenza stessa della vita. Il jing è l’essenza primaria da cui prende forma ogni cosa e ogni energia, è in sé potenzialità di cambiamento e trasformazione, proprietà che ancora una volta lo accomunano al volere (zhi). Per tali motivi il volere (zhi) è lo shen del rene.

Il fegato è correlato agli hun, la cui naturale e intensa tendenza diffusiva ben si associa alla funzione di quest’organo che ama la dispersione. La tendenza dello hun a elevarsi trova corrispondenza nel decorso del meridiano di fegato, che decorre dal basso verso l’alto sino a raggiungere GV20-bai hui,  il punto più elevato del corpo dove convoglia lo yang dell’organismo. Il fegato è un organo legato al qi e allo yang e per mantenere il suo equilibrio funzionale ha necessità di essere riempito da una grande quantità di sangue2 (yin): di questo si giovano gli hun che, immateriali e dotati di una spinta diffusiva che potrebbe portarli lontano dal corpo, trovano alloggiamento proprio nel sangue di fegato che dona loro radicamento e stabilità. L’identità tra hun e fegato sarà tale da attribuire all’organo le capacità proprie degli hun come immaginazione, fantasia, intuizione, ecc. Gli hun rappresentano dunque lo shen del fegato.

Il polmone legato funzionalmente ai liquidi e alla discesa è associato ai po, spiriti che con l’organo condividono le stesse relazioni e tendenze. Il polmone è un organo vuoto, capace per questo di ricevere aria e qi: tale condizione serve ai po che, legati alla materia, si giovano del rapporto con il qi per contrastare la loro tendenza ad infossarsi. Al polmone saranno attribuite le funzioni proprie dei po, tra cui il mantenimento della vita istintiva che avviene attraverso la respirazione e la circolazione.3 Per questo i po sono lo shen del polmone.

Al cuore viene infine correlato lo shen in sé. Insieme cuore e shen governano il corpo e ne dirigono il qi, convogliano cioè energia e risorse dell’organismo al servizio del volere (zhi) del cuore, qualunque esso sia. L’uomo è formato dall’incontro delle energie di cielo (tian) e terra (di): dall’uno riceve gli spiriti (shen), dall’altra le essenze (jing). È la luce degli spiriti (shenming) che consentirà all’uomo l’elaborazione di un’intelligenza e uno sviluppo spirituale altrimenti non possibili ad altre creature che possiedono un diverso jingshen. Se l’uomo saprà seguire questa luce interiore potrà compiere il proprio naturale destino (ming):4 divenire egli stesso uno spirito. È su tali elementi che poggia la teoria taoista dell’immortalità. Perseguita solo inizialmente come non morte del corpo, l’immortalità coinciderà sempre più con questa identificazione dell’uomo al suo essere spirito. Il cammino dell’uomo consiste dunque nell’abbandonare passioni e desideri, nel non nutrire il proprio ego che a poco a poco si sgretolerà e svanirà per lasciare posto, in questo cammino di identificazione con il principio stesso della vita, a una progressiva purificazione sino ad ottenere un corpo di luce.5

Gli spiriti si manifestano sulla terra nell’ordine naturale della vita, nel variare delle stagioni, nella spontanea e continua modulazione dei fenomeni della natura, occorre pertanto – secondo i taoisti – semplicemente fare il vuoto, occorre “non fare” (wuwei) per aprire dentro sé uno spazio dove tali spiriti possano lavorare, esprimersi e esistere pienamente. In tal modo, così come dirigono ordinatamente la natura, gli spiriti dirigeranno ordinatamente i flussi di qi e sangue nel corpo, mantenendo vigore e salute. L’immortalità dello spirito diventa così al tempo stesso benessere e longevità del corpo, poiché corpo e spiriti durante la vita fisica dell’uomo prosperano e convivono insieme. Si è già affermato che per i confuciani l’obiettivo poteva essere raggiunto solo grazie all’impegno dell’uomo, all’applicazione nella conoscenza e nello studio, all’esecuzione dei riti che aiutavano la persona a porsi nel giusto atteggiamento e orientamento. Per tutti, taoisti e confuciani, era però necessario procedere liberandosi da passioni e desideri, poiché lo shen della persona è sostanzialmente definito da ciò che è presente nel suo cuore e dunque anche da ciò che responsabilmente vi si pone all’interno. A tal proposito Mencio, continuatore dell’opera di Confucio, afferma: “I pori e gli orifizi corporei sono le porte e le finestre degli spiriti vitali (jingshen), energie (qi) e voleri (zhi), sono i portinai dei cinque organi. Quando gli occhi e le orecchie si lasciano penetrare dai piaceri dei suoni e dei colori, i cinque organi, fortemente scossi, perdono la loro stabilità. Con gli organi scossi e destabilizzati, sangue e qi si agitano e escono dal luogo della loro dimora a riposo. Sangue e qi agitati, debordano senza sosta e gli spiriti vitali (jingshen) galoppano perdutamente all’esterno abbandonando la loro funzione di guardiani all’interno”. A dirigere sangue e qi è pertanto il cuore, che agisce in relazione agli spiriti (shen) che lo abitano. Gli spiriti (shen) che sono nel cuore dell’uomo diventano il suo cuore.

Shen è dunque in definitiva ciò che abita il cuore dell’uomo, che è al tempo stesso la luce interiore proveniente dagli spiriti del cielo ma anche ciò che l’uomo sceglie di porre nel suo cuore durante la vita. Ciascuno può dunque assecondare gli spiriti originali del cielo o contrastarli, ma questo comporterà inevitabilmente conseguenze sulla sua vita, sulla sua salute e sul suo destino.

 

Formazione dello shen

Si è già visto come lo shen possa essere considerato un dono del cielo giunto ad animare e dare vita alla materia in formazione sin dal momento del concepimento. Possiamo considerare questo dato come proveniente dal cielo anteriore, dal jing innato.

 

forma xing 形

 

È dal jing che si forma lo shen. Il jing costituisce la sostanza fondamentale dalla quale si struttura inizialmente sia il corpo fisico che l’attività mentale e spirituale. Dal jing deriva la forma (xing) che dona un corpo allo spirito (shen), a sua volta lo spirito (shen) attiva la forma (xing). L’esistenza della forma condiziona lo shen: se la forma corporea perde vigore, lo spirito si indebolisce. Lo shen segue ed è inevitabilmente condizionato dalle differenti fasi di evoluzione del corpo, è ritmato dai suoi equilibri e dalle varie fasi della vita: crescita (fayu), maturità (chengzhang) e declino (xiapolu).

Nella vita autonoma post-natale il corpo per vivere deve poter produrre lo shen, quest’energia sottile e vitale essenziale al dinamismo della vita. Naturalmente è la presenza degli spiriti del cielo anteriore a consentire all’uomo di poter sviluppare – su tale modello – il proprio shen del cielo posteriore. L’uomo non può vivere senza shen, senza ricostruire continuamente dentro sé ciò che deve guidare la sua vita.

Non va dimenticato che, in senso medico, shen è una delle cinque sostanze vitali e come tale è una produzione del corpo che trae origine dalla attività metabolica dell’organismo. È in tal senso che il Lingshu afferma “Shen è l’energia essenziale (jingqi) degli alimenti”. Il testo fa riferimento al jing acquisito, sostanza estratta dal cibo e dalle bevande. Questo jing è direttamente utilizzato dagli organi per la loro attività funzionale e metabolica, mentre il suo eventuale sovrappiù si deposita nel rene.

Ogni organo ha dunque una parte attiva nell’elaborazione del jing che è all’origine stessa della formazione dello shen. A loro volta gli organi ricevono poi lo shen e lo plasmano e coniugano in base alle loro caratteristiche funzionali: è così che si formano i “cinque Spiriti”, cioè le energie psichiche dei cinque zang.

In un diverso approccio è possibile affermare che ciascun organo (zang) produce il proprio spirito (shen): il fegato produce gli hun, il polmone i po, la milza lo yi, il rene lo zhi. Tutti giungono al cuore che vaglia e dirime: ciò che il cuore accoglie e integra diventa lo “shen” del cuore, cioè il proposito, il volere e la direzione che il cuore assumerà. Il cuore è infatti l’imperatore di tutto l’organismo, governa il corpo e dirige i flussi di qi e sangue a seconda delle sue finalità. Il Lingshu afferma al proposito: “lo shen è generato dai cinque organi, è nei cinque organi ma è sotto il dominio del cuore”.

 

Distribuzione dello shen

Il cuore alloggia lo spirito (xin cangshen) ed è per questo il centro delle attività vitali dell’intero organismo. Al tempo stesso il cuore regge il sangue e i vasi (xinzhu xuemai), frase che sottende il legame del cuore con la funzione circolatoria.

La vita è dinamismo, movimento e gli spiriti (shen), che fanno la vita dell’uomo all’interno del suo cuore, diffondono insieme al sangue in ogni parte del corpo. È naturalmente la forza vitale del cuore a dare impulso al sangue e alla diffusione degli shen: con essi diffonde la coscienza, la vitalità, la possibilità di percepire, di raccogliere sensazioni, di esprimerle, ecc.

Quando gli organi espletano regolarmente la loro attività, il cuore è ben nutrito e potrà a su a volta operare in piena efficienza, sarà capace di dirimere e scegliere ancora meglio cosa accogliere dentro sé conformandosi al giusto stile di vita, conseguentemente qi e sangue fluiranno e diffonderanno con regolarità nutrendo a loro volta gli organi: si chiude così un circolo virtuoso che porta profondo benessere alla persona.

Al contrario il cuore, non nutrito dagli organi, potrà più facilmente essere preda di passioni e desideri: questi faranno perdere equilibrio allo shen, i flussi di qi e sangue ne saranno turbati e disturbati, gli organi perderanno il loro equilibrio e la loro attività ne risentirà sino a determinare un ulteriore alterato nutrimento e supporto per il cuore, con comparsa di disturbi sempre più profondi e articolati.

Anche se lo shen è ubiquitario e diffonde in ogni parte del corpo con il sangue, esso è particolarmente concentrato e rappresentato nel cervello.6 Questo viscere curioso viene definito dal Lingshu “mare del midollo” poiché costituisce una vera e propria concentrazione di jing, ma nel cervello il jing è strettamente unito e associato allo shen.7 Per questo al cervello sono associati pensiero e intelligenza, proprietà che appartengono per definizione allo shen. A tal proposito  si suole affermare che il cervello regge il pensiero (jingshen zhisiwei). Nel Bencao beiyao si afferma: “ Ogni volta che l’uomo ricorda le cose del passato, egli chiude gli occhi per riflettere. Ciò significa che l’idea si produce nella sua testa e nel suo cervello allorquando lo spirito si concentra”.

 

Funzione dello shen

Si è visto come lo shen sia legato al jing e alla vita sin dal suo esordio, ne è tanto legato che l’esaurirsi e il venire meno di jing e shen determina la morte dell’individuo.8 Shen sono infatti gli spiriti che animano l’uomo, esprimono la sua interiorità, la direzione che egli dona alla sua vita e tramite l’azione del cuore condizionano la diffusione di qi e sangue.

Shen sono anche le complesse attività mentali (jingshen) dell’uomo, la sua elaborazione di pensieri e sensazioni, la progettualità, il saper fare, l’intelligenza, la logica, la creatività, la capacità di ideazione e astrazione, la fantasia, la riflessione, i sentimenti e le emozioni, la determinazione, la volontà, la tenacia, le reazioni istintuali, la consapevolezza e la percezione di sé e delle cose e degli altri, la capacità di immedesimazione e di comprensione, ecc. Tutto ciò che è legato al mentale e alla sua attività logica, intuitiva o emotiva è retto dallo shen. In tale contesto il cervello è funzionale alla attività dello shen, ma non se ne identifica: come concentrazione di jing egli è depositario delle esperienze di vita, ma lo shen elabora tali esperienze organizzandole, collegandole, dando loro un significato, le ricrea.

Accade così che il qi attiva e dinamizza, i liquidi umidificano, il sangue nutre, il jing sostiene la vitalità del corpo, ma è lo shen che anima la vita, le dà sapore e colore, la riempie di significati. Ciascuna delle sostanze indicate è indispensabile al vivere, ma è solo lo shen a dare all’uomo quella intelligenza, interiorità e spiritualità che lo rendono unico tra tutti gli esseri viventi.

Per ben comprendere il modo con cui lo shen si esprime nel corpo, è necessario ricordare che è una sostanza eterea, quanto mai immateriale, di natura yang. Proprio per tali caratteristiche, lo shen trova radicamento nello yin e in modo specifico nel sangue di cuore con cui diffonde nell’intero organismo. Gli equilibri corporei condizionano inevitabilmente l’esprimersi dello shen: un deficit di sangue gli toglie radicamento e lo rende instabile, la presenza di calore o fuoco ne eccita la natura yang e causa agitazione, il freddo e la stasi ne deprimono espressività e vitalità.

Ogni condizione corporea e energetica ha pertanto un suo riflesso sullo shen, per contro, governando i flussi di qi e sangue, ogni alterazione dello shen avrà ripercussione sugli equilibri energetici e somatici dell’organismo. Ancora una volta la medicina cinese afferma l’inseparabilità degli equilibri fisici e mentali: si condizionano vicendevolmente e appaiono complementari e sinergici, espressione ancora una volta del binomio yin yang.

 

Note

1 Le relazioni che si descriveranno tra shen e organi troveranno il loro naturale completamento nello studio delle caratteristiche funzionali dei singoli organi (vedi capitolo specificatamente dedicato agli  zangfu).

2 Il fegato è la “riserva di sangue” di tutto il corpo

3 Nella interpretazione della medicina cinese, il polmone aiuta il cuore nel far circolare il sangue

4 In realtà ogni uomo nasce con il proprio destino (ming) definito in qualche modo a priori, legato   sostanzialmente al proprio jing e dunque sia alla propria famiglia di origine, sia alle energie celesti che sono intervenute al momento del suo concepimento.

 

destino ming 命

destino yun 運

 

Sino all’epoca Song il destino era ritenuto non modificabile, poi si è a poco a poco fatto strada il concetto che esso dipendeva in modo decisivo dalla disposizione interiore della persona: cambiando riferimenti e valori la persona può infatti mutare in modo decisivo la direzione data alla propria vita e dunque il proprio destino. Accanto a un destino iniziale ming, è posto allora nelle mani dell’uomo un secondo tipo di destino denominato yun che significa “far girare”. In senso generale, il destino ultimo e naturale di ogni uomo, inscritto nel suo cuore sin dal momento del concepimento, è divenire spirito per unirsi in tal modo armonicamente allo shen cosmico universale.

5 In riferimento al concetto di immortalità esistono significative differenze nel tempo e nelle tante diramazioni del taoismo, ma tutte le scuole lavorano, a loro modo, sulla purificazione per il raggiungimento di un “corpo di luce”.

6 Nel taoismo alchemico l’illuminazione si raggiunge attraverso fasi progressive di raffinazione del jing facendolo salire dal basso verso l’alto, sino a raggiungere il cervello e il punto GV20 (bai hui) zone identificate come dantian superiore. Per questo al cuore si è attribuito il nome di piccolo shen e al cervello quello di grande shen. I due shen sono naturalmente parti diverse della stessa entità e devono essere in comunicazione tra loro. Il piccolo shen appare in tale visione maggiormente legato alla individualizzazione e alla predestinazione personale, il grande shen al pensiero, alla elaborazione delle esperienze, alla possibilità di raggiungere l’illuminazione.

7 Il termine che identifica il cervello è nao ma nel

 

il cervello è nao 腦

definirlo come unione di jing e shen è usato il termine jingshen 精神.

8 Dal jing originario si struttura la forma del corpo (xing) che rappresenta ciò con cui il cuore nasce, la natura propria dell’individuo ma anche la forma che fornisce allo shen un luogo dove manifestarsi. Al tempo stesso lo shen anima e attiva la forma seguendone le diverse fasi di trasformazione dalla nascita alla crescita, dalla maturazione alla morte. Con la morte la parte più pura e eterea dello shen torna al cielo confondendosi con gli altri spiriti celesti. Una loro discesa al momento del concepimento consentirà una nuova vita e il ripetersi del ciclo. Tali concetti furono ripresi, elaborati e valorizzati con la penetrazione del buddismo in Cina.

 

2° parte – la prima parte è comparsa nella rivista numero 5 primavera 2013




Recensioni: “La Vera Medicina Cinese e la Cina di Oggi”, “La Pratica della Vera Medicina Cinese” – Jaca Book

Carlo Moiraghi*

 Presentazione

Il caro Lucio Sotte, certo per simpatia piuttosto che per un qualsiasi oggettivo valore di quel che ho combinato, mi suggerisce di illustrare brevemente questi due miei ultimi libri, in pratica dieci anni di vita e il mio sguardo sulla MTC. Che dire, che fare, oltre che ringraziare? Provarci. L’assunto è che la tradizione medica cinese, affinché viva, deve procedere, evolvere, svilupparsi, farlo oggi intendo, e oggi i referenti storici non ne sono più unicamente gli Autori cinesi, forse anche loro ammesso che riescano ad affrancarsi dal rigido odierno regime politico cinese, ma referenti veri siamo anche noi che cinesi non siamo e la MTC l’abbiamo studiata e la amiamo e la pratichiamo. Ora a noi spetta di venire allo scoperto ed esporci  presentando al consesso mondiale MTC i risultati delle nostre esperienze, conoscenze, valutazioni, ideazioni, elaborazioni in termini tradizionali, insomma le nostre proposte di nuove Leggi MTC.  Nient’altro di ciò che sempre nei millenni è avvenuto. Anche questo è ciò che chiamo VMC, Vera Medicina Cinese. Ma sopratutto e anzitutto, VMC significa smetterla di pretendere di fare medicina dimenticandosi della realtà, della società, dei popoli, dei primari diritti civili, del diritto alla vita. Cari colleghi, cambiamo strada, quella giocoforza percorsa fin qui è ormai  impraticabile, chiusa. Smettiamola di fare gli struzzi con le teste sepolte nei nostri ambulatori, nelle nostre associazioni e nelle nostre scuole, non siamo nati struzzi, abbiamo avuto questa fortuna, bene allora teniamone conto e andiamo avanti, umili sì, deboli sì, ma a schiena dritta e testa alta. Così la scelta delle pagine da proporre è venuta da sé. Ti abbraccio Lucio.

 

Democrazia e repressione

 

Infine voglio dire alcune parole che ad alcuni non farà piacere  sentire. Voglio ricordare a quei cosiddetti “buoni amici” e “buoni partner” globali, così come vengono chiamati dal PCC, che l’aumentato grado di brutalità e di freddezza contro il popolo cinese da parte del PCC è il diretto risultato della vostra politica conciliante nei confronti della Cina.                                                                                        Gao Zhisheng

 

Chiariamo anzitutto come di fronte a ciò che sta accadendo oggi in Cina  ringraziamo la buona sorte di essere nati e cresciuti in un paese  democratico, anche se più volte abbiamo constatato i limiti reali della democrazia in cui viviamo dove episodi di violenza su dissidenze e minoranze si sono purtroppo verificati e si verificano. Certo il sistema democratico come quello in cui viviamo, pur fondato nella partecipazione e attuato nella reciproca comprensione e rispetto e pubblico consenso, realizzando una progressiva ricodificazione dei confini e dei termini della libertà sociale e individuale concordata, superati questi limiti nei fatti concepisce e legittima la forma repressiva, che a volte accade finisca con il trascendere del tutto la matrice e la natura democratica di cui è espressione deformandosi in sinistre espressioni di estrema violenza, pericolose degenerazioni illegittime, patologiche e patogene che del tutto avviliscono e inficiano e negano il dettato democratico che ne è alla radice. Ma si tratta di singoli gravi episodi di devianza non della regola. Nonostante inefficienze accertate ci è quindi ben evidente la stabile fattiva fertile portanza dei cardini democratici che regolano la nostra società, e abbiamo quindi anche chiaro cosa significhi fare medicina in uno stato totalitario, semplicemente non è possibile perché non vi è atto medico che non sia diretta espressione della libertà e del rispetto e che su di essi si fondi e in uno stato totalitario libertà e rispetto vengono ad ogni passo deliberatamente calpestati, non esistono e non è quindi allora possibile  alcun atto realmente curativo e medico a meno che chi lo compia non si  opponga se non manifestamente almeno intimamente alla dittatura vigente. Ai tempi del nostro ormai remoto soggiorno cinese questo dirompente  impatto della pressione governativa sulla medicina non ci era evidente, eravamo giovani e confusamente speravamo di potere impratichirci in medicina cinese glissando in silenzio sul regime totalitario che ci ospitava ma, a ripensarci, già allora pativamo la sua invisibile palpabile perentoria stretta. A ben vedere è quanto ancora oggi si sforza di fare l’intero  consesso della medicina cinese mondiale, tapparsi occhi e orecchie e bocca sorridendo a denti stretti sull’attenti, ma è intestarsi in un vicolo cieco e significa riconoscersi nei fatti supinamente implicati e collusi con una realtà grave di soprusi e vessazioni che invece non è nostra. Siamo infatti ben consci di come la libertà e il rispetto svettino quale manifesta inderogabile matrice e materia di ogni atto medico e forse anche per questo abbiamo scritto questo libro, perché la medicina cinese mondiale merita uno scenario natale e un’anima realmente democratici e libertari plasmata nel rispetto umano e nell’assodato diritto alla vita e all’espressione delle proprie opinioni e dei propri credo, come è del resto nell’antico pensiero cinese ma come nella Cina odierna non è, e ai giorni nostri, ora che la medicina cinese ha da tempo e definitivamente varcato la Grande Muraglia per attecchire e radicarsi nel mondo intero, questo è nei fatti realizzabile, però bisogna dirlo. Una medicina cinese mondiale che si chiama fuori dalla costante pretesa di supervisione di un regime dittatoriale oggi può esistere, già è realtà solo che noi che la amiamo e la pratichiamo lo dichiariamo, una medicina cinese mondiale indipendente, lontana e immune dal controllo della Cina odierna, anche questo chiamiamo Vera Medicina Cinese. Quanto al regime cinese, l’anno 2011 ha visto un ulteriore generale inasprimento. Fra le oltre centotrentamila persone scomparse figurano numerosi avvocati, è lunga lista che va purtroppo sempre più rapidamente crescendo. Il controllo governativo sull’attività forense è capillare e perseguita in ogni modo chi si dedichi ai diritti umani e civili, weiquan, e degli oltre duecentomila avvocati attivi in Cina solo poche centinaia se ne interessano. Il contrastato tessuto sociale cinese vede così una schiera di straordinari difensori dei diritti umani protagonisti di rischiose campagne e pericolose denunce sociali, costante oggetto di soprusi governativi, arresti, detenzioni. Gli avvocati scomparsi a seguito della campagna di repressione della cosiddetta rivoluzione dei gelsomini, che come detto non è mai  realmente avvenuta, secondo stime di gruppi per i diritti umani in Cina sono almeno varie decine. Fra i tanti nomi sconosciuti e i pochi di cui abbiamo almeno qualche notizia, a titolo puramente esemplificativo e simbolico ricordiamo una donna.

 

Ni Yulan                                                                                                                                                                  Avvocatessa cinquantaduenne. Negli ultimi venti anni è stata bersaglio di ogni genere di persecuzioni governative con varia sorta di trattamenti degradanti, detenzioni arbitrarie, molestie, crudeltà, torture. Attiva nel campo dei diritti umani e civili dal 1986 si è distinta nella difesa degli emarginati e delle minoranze. Dal 2000 si è dedicata ai residenti vittime degli espropri e degli sgomberi forzati, particolarmente frequenti specie in quegli anni per le demolizioni attuate nei preparativi per le Olimpiadi 2008. Ni ha organizzato le resistenze degli sfollati e degli abitanti dei quartieri prossimi ad essere demoliti, nel tentativo di salvare le abitazioni o di averne un equo risarcimento. Arrestata nel 2002 mentre difendeva la casa di un residente e ne filmava la demolizione venne radiata dall’albo degli avvocati e condannata a un anno di prigione. In carcere la polizia le fratturò i piedi e le ginocchia causandole lesioni permanenti a causa delle quali è costretta da allora all’uso delle grucce o della sedia a rotelle. Nel 2008 ebbe lei stessa la propria casa demolita come rappresaglia governativa e venne trasferita insieme al marito in un complesso che si rivelò un vero e proprio luogo di detenzione, utilizzato dal  governo per contenere e controllare dissidenti e attivisti senza necessità di procedure legali. Subì di nuovo una condanna a due anni di reclusione nel 2008 per la continua critica e denuncia di corruzioni e soprusi dei funzionari governativi. Paralizzata e affetta da gravi patologie respiratorie, cardiache, digestive, seguenti alle persecuzioni fisiche e morali subite, nel 2011 Ni Yulan è stata di nuovo processata e condannata insieme al marito Dong Jiqin per dissenso e per frode fiscale. Necessitando di respirazione assistita per buona parte del processo Ni è rimasta ricoverata in ospedale. Attualmente è incarcerata. Non vale però confondere, Ni Yulan non è che una delle innumerevoli evidenze dell’odierna repressione cinese, tutte inaccettabili quanto la detenzione del Premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, purtroppo a tutt’oggi incarcerato nonostante le tante richieste di liberazione, voci accorate e stridenti grida che il mondo intero ha rivolto alla Cina, e di questo rigido diniego individueremo le vere motivazioni nei paragrafi seguenti.




La medicina cinese e lo sport

Lucio Sotte* Emanuela Naticchi**

 Introduzione

Nella concezione e nella pratica dello sport si evidenziano, come in altri aspetti della vita e della cultura, le differenze esistenti tra il mondo orientale e quello occidentale.

Lo sport nasce dal desiderio di esprimere aspirazioni diverse dell’uomo: manifestare al più alto grado le potenzialità fisiche del nostro organismo, esaltare la bellezza e la grazia dei movimenti, soddisfare un desiderio di salute, cioè vivere “bene” e vivere “a lungo”.

L’Occidente ha da sempre sottolineato soprattutto la prima di queste aspirazioni e, pur non disprezzando le altre, ha generato delle discipline sportive che privilegiano l’aspetto “fisico”. Nei nostri paesi lo sport presenta una natura fortemente agonistica tesa al raggiungimento del miglior risultato, del miglior tempo, della migliore prestazione. Il fine dell’attività sportiva assai spesso si identifica con la vittoria della competizione e con l’acquisizione di un primato oggettivo che è motivo di soddisfazione individuale e di promozione sociale.

L’Estremo Oriente ha dedicato più attenzione all’aspetto “salutare” del movimento e di conseguenza ha messo a punto delle discipline sportive che tendono al mantenimento della salute come benessere “psico-fisico”. La pratica degli sport in Estremo Oriente è prevalentemente destinata al riequilibrio dell’organismo e al fine dell’acquisizione di un primato primariamente soggettivo. Si tratta di una competizione dell’uomo con se stesso per raggiungere un miglior controllo dell’integrità e potenzialità del proprio organismo.

È ovvio che quando si confrontano due mondi, come stiamo facendo, si tenda a cogliere più le reciproche differenze che non le affinità.

Lo scopo del nostro ragionamento non intende privilegiare la concezione orientale a scapito di quella occidentale; ci sembra invece utile evidenziare gli aspetti migliori e specifici di entrambe ed ovviamente anche i rispettivi limiti. Solo in questa maniera è possibile muoversi verso quell’integrazione del meglio delle due concezioni; il fine verso cui vogliamo indirizzare il nostro interesse. Tuttavia, esasperando i termini delle differenze tra le due concezioni si potrebbe affermare che lo sport occidentale si fonda maggiormente sul confronto agonistico delle prestazioni di più sportivi; quello orientale è un confronto interno all’individuo stesso, nel tentativo del raggiungimento dell’equilibrio migliore e di più alto livello.

Gli sports occidentali sembrano nascere da uno spirito agonistico e la loro pratica sfocia, quasi naturalmente, nel tentativo di migliorare il risultato ottenuto in precedenza. Basta pensare alle varie discipline dell’atletica per rendersi conto che, fin dal periodo ellenico in cui nacquero, l’origine ed il fine di queste pratiche ginniche era la competizione. La lotta greco-romana ed il pugilato sono un altro antico ed interessante esempio di agonismo, di lotta che spesso si risolve, nonostante l’attuale rigida regolamentazione, in una evidente dimostrazione fisica della superiorità sull’avversario.

Gli sport orientali hanno un’origine diversa anche se, col tempo e soprattutto con la loro diffusione nel mondo occidentale, sono stati trasformati in generi agonistici. Le arti marziali orientali sono nate da un’esigenza difensiva o offensiva, così come quelle occidentali; si fondano però sull’idea che la vittoria consista nel dimostrare all’avversario la propria superiorità si potrebbe dire “al negativo”, ad esempio immobilizzandolo, come accade nel judo. Inoltre di norma la pratica sportiva orientale è un esercizio di recupero psico-fisico e di ricerca del benessere.

Il wu shu che è lo sport cinese che più mantiene vive le tradizioni del passato, è basato su una concezione del movimento radicalmente diversa da quella occidentale. Nella nostra cultura il movimento è concepito come prodotto della prestanza fisica e della forza muscolare, ritenendo che lo sport debba sviluppare soprattutto queste due componenti. Nel wu shu si parte dal presupposto di dover utilizzare i propri sforzi per raggiungere il controllo completo dell’energia dell’organismo. L’obiettivo principale non è in primo luogo l’accrescimento della propria forza, ma il raggiungimento della massima capacità di utilizzarla e dirigerla, in ultima analisi di controllarla. Riuscire in questo controllo significa scoprire di possedere una potenza fino ad allora insospettata ed insospettabile.

Il motivo principale della diffusione di questa tecnica non è determinato tanto dalla sua utilità nell’offesa o nell’autodifesa, ma dal beneficio che se ne trae in termini preventivi e terapeutici. Il wu shu consente non soltanto di fortificare i muscoli e le ossa, come ogni esercizio ginnico, ma permette anche di regolare il sistema nervoso centrale, le funzioni cardiovascolari, digestive e respiratorie e, fattore molto importante, di stimolare le funzioni immunitarie, ritardando i processi di invecchiamento.

È suggestivo ricordare come, a differenza di quanto accade in Occidente, i più grandi maestri di arti marziali orientali siano delle persone molto longeve.

Il tai ji quan o “boxe con le ombre”, è un esempio della modificazione vera e propria di una disciplina sportiva in ginnastica medica: nacque per motivi ludici e si è trasformato nel tempo in tecnica terapeutica.

 

La differenza tra la concezione orientale e quella occidentale dello sport determina effetti estremamente interessanti sia dal punto di vista sociale e culturale che da quello medico e scientifico.

La medicina occidentale ha individuato ed approfondito, attraverso l’analisi del fenomeno sportivo, moltissimi dati estremamente interessanti del fenomeno salute-malattia dell’uomo. Basta pensare alla scoperta della riserva funzionale degli organi, visceri e tessuti che viene attivata e stimolata durante gli esercizi sportivi agonistici e non. Basta pensare agli studi sulla fisiologia della placca motrice indotti e stimolati dalla necessità di comprendere adeguatamente il fenomeno della contrazione muscolare.

La nostra medicina ha scoperto anche il doping: una serie di metodiche (terapeutiche?) tendenti alla stimolazione delle potenzialità energetiche muscolari e psichiche, e perciò agonistiche. Si tratta di tecniche di attivazione di funzioni organiche; tali metodiche sono talora così esasperate da ripercuotersi negativamente sullo stesso individuo che tendono a stimolare in senso positivo.

Alla base dei fenomeni patologici indotti dal doping c’è quasi sempre lo stesso  meccanismo: si agisce potentemente su un singolo organo, apparato o funzione senza tener conto degli effetti squilibranti che una stimolazione così specifica esercita a livello generale.

La medicina cinese propone un modello decisamente diverso di affronto del fenomeno sportivo il cui presupposto è che la migliore prestazione si ottiene potenziando la parte attraverso il tutto. A ciò mirano gli esercizi di concentrazione sul dan tian: si tratta di quella porzione della regione sottombelicale che secondo la medicina cinese governa un’importante quota dell’energia dell’individuo. Questo è lo scopo di molti esercizi di qi gong;  una ginnastica medica la cui pratica è  in grado di ridurre rilevantemente il consumo di ossigeno ed aumentare, di conseguenza, la riserva funzionale di tutti gli organi, visceri e tessuti.

Una seconda differenza riguarda quello che si potrebbe definire l’aspetto mentale o psichico della pratica sportiva.

In Occidente si è tendenzialmente portati a sopravalutare l’aspetto fisico ed ad usare del mentale solo nella misura in cui ciò induce un diretto miglioramento fisico. A questo scopo viene infatti utilizzato il training autogeno prima delle competizioni.

In Oriente non si è mai fatta una netta distinzione tra l’aspetto fisico e quello psichico della pratica sportiva; la miglior prestazione fisica è la conseguenza del massimo controllo mentale. È inoltre tipico della medicina cinese considerare in estrema unità le funzioni fisiche e psichiche.

Sulla base di quanto affermato fino ad ora si può concludere che la cultura estremo-orientale ha molti interessanti suggerimenti da fornire all’Occidente: alcuni di questi riguardano il fine stesso dell’attività sportiva, altri sono utilizzabili per ottenere un miglioramento delle prestazioni senza produrre effetti squilibranti.

Questo secondo scopo può essere raggiunto attraverso l’adozione di tecniche specifiche della medicina cinese che analizziamo brevemente:

– le ginnastiche mediche: il qi gong ed il tai ji quan;

– l’agopuntura, la moxibustione ed altri metodi di stimolazione degli agopunti;

– il massaggio cinese;

– la dietetica e la farmacoterapia.

 

 

Le ginnastiche mediche

Abbiamo già parlato del Wu Shu, che possiamo senza dubbio definire una disciplina sportiva con importanti riflessi riequilibranti e dunque “salutari”.

Affronteremo ora il Qi Gong ed il Tai Ji Quan.

Queste tre tecniche “ginniche” nascono dalla stessa matrice e le loro componenti principali sono il movimento del corpo, il controllo dell’attenzione e quello della respirazione. L’elemento distintivo che unisce queste tre discipline è la possibilità di poter agire sul Qi (soffio o energia vitale) dell’organismo. Il Qi è la componente fondamentale dell’individuo nella concezione medica cinese; è l’energia che si manifesta in tutte le funzioni vitali e che le determina. Queste pratiche sportive hanno lo scopo di equilibrare il Qi.

 

Il Tai Ji Quan

L’origine del Tai Ji Quan si perde nella notte dei tempi, la sua prima sistematizzazione risale al XV secolo d.C. I movimenti di questa ginnastica esprimono una specie di lenta lotta contro un avversario immaginario.

Il Tai Ji Quan non è composto da posizioni o movimenti separati gli uni dagli altri, né richiede un impegno selettivo dei muscoli o sforzi violenti ed affaticanti. Questa disciplina si fonda su movimenti lenti, continui e calibrati che si svolgono senza pause o scosse, tanto da assomigliare ad una danza eseguita al rallentatore e molto armonicamente.

Nel corso dell’esercizio  il corpo si muove nello spazio secondo le varie direzioni, avanzando, arretrando, ruotando su se stesso e realizzando una serie di gesti che implicano sempre e costantemente la partecipazione contemporanea e sincronica di tutti i gruppi muscolari.

Secoli di pratica del Tai Ji Quan hanno dimostrato la sua efficacia preventiva e terapeutica; per questo motivo il Tai Ji è inserito in molti protocolli terapeutici e nei programmi di prevenzione sanitaria.

La sua pratica è così diffusa che in quasi tutte le piazze ed i giardini della Cina è possibile, al mattino presto, osservare centinaia di persone che eseguono, spesso in accordo, vari esercizi di Tai Ji. Sarebbe interessante valutare anche il risvolto sociale prodotto dalla esecuzione corale dei movimenti del Tai Ji.

Un’ampia documentazione ha confermato con dati oggettivi l’efficacia del Tai Ji non soltanto sul mantenimento dell’equilibrio fisico, ma anche su diverse patologie: l’ipertensione arteriosa, l’ulcera duodenale, le cardiopatie, la TBC polmonare, la nevrastenia.

 

Il Qi Gong

Qi Gong significa letteralmente “capacità di far lavorare e dirigere il Qi”: la sua conoscenza risale al XI secolo a.C.

Il Qi Gong consiste in una serie di esercizi di ginnastica ritmica, di specifica respirazione spesso di tipo addominale e di un atteggiamento mentale che implica un particolare controllo dell’attenzione. Tutto ciò si integra in precisi movimenti del corpo che imitano talora – come accade nella sequenza denominata il ‘gioco dei cinque animali’ – le  movenze di cinque animali: la tigre, l’orso, la scimmia, il cervo e l’oca selvatica (secondo alcuni la gru o l’airone). Ad ogni animale corrisponde un esercizio completo in sé che può essere eseguito anche singolarmente e che produce un’azione elettiva su determinati organi o apparati.

Il Qi Gong è utilizzato come strumento terapeutico per sostenere e regolarizzare le funzioni della corteccia cerebrale, i centri del sistema neuro-vegetativo e del sistema cardio-vascolare, per realizzare una forma di automassaggio dei visceri addominali ed attivare una serie di funzioni di autocotrollo dell’organismo.

Ricordiamo l’importanza del Qi Gong e del Tai Ji non soltanto come discipline in sé, ma anche per il ruolo determinante che possono avere nella preparazione atletica e nel periodo immediatamente precedente il momento della gara.

La loro utilizzazione razionale permette il raggiungimento di un ottimale controllo delle proprie funzioni fisiche e psichiche, fondamento della concentrazione necessaria all’atleta per l’ottimizzazione delle proprie prestazioni. In questo senso potrebbero sostituire il training autogeno o integrarsi con esso.

 

L’agopuntura, la moxibustione e gli altri metodi di stimolazione degli agopunti

Le varie tecniche di stimolazione dei punti di agopuntura sono particolarmente utili a due scopi:

– a livello preventivo: per fornire all’atleta durante gli allenamenti ed in occasione della gara le condizioni energetiche più favorevoli al raggiungimento della migliore prestazione;

– a livello terapeutico: per trattare eventuali traumi, contusioni, distorsioni, incidenti derivanti dall’attività sportiva.

La stimolazione dei punti di agopuntura può  essere usata per favorire il recupero fisico dopo prestazioni particolarmente fatiganti.

Ricordiamo che, secondo la medicina cinese, i muscoli sono sotto il governo di due sistemi energetici: quello del Legno che, attraverso il fegato, comanda la loro attività contrattile e quello della Terra che, attraverso la milza-pancreas, ne favorisce il trofismo.

Ricordiamo che il polmone, “maestro del Qi”, ha il compito di distribuire il Qi a tutto l’organismo ed il cuore, “sovrano del sangue”, deve assicurarne la circolazione. Al cuore è inoltre affidato il controllo dello Shen , “l’energia mentale”, che gioca un ruolo determinante nel raggiungimento della concentrazione necessaria per  il momento immediatamente precedente la gara.

Il rene è la “madre di tutti gli yin e di tutti gli yang” ed è coinvolto in tutte le manifestazioni energetiche del nostro organismo. Al rene è affidato il trofismo del tessuto scheletrico che, come sappiamo, gioca un ruolo fondamentale nello sportivo.

La stimolazione degli agopunti va personalizzata sul singolo sportivo; occorre tuttavia tener conto del tipo di disciplina praticata. Non è possibile fornire una prescrizione valida indiscriminatamente per tutti gli atleti e per tutte le discipline.

Ricordiamo comunque l’importanza di alcuni punti:

– 36ST Zu San Li;

– 34GB Yang Ling Quan;

– 4LI He Gu;

– 6CV Guan Yuan;

– 17CV Shan Zhong;

– 7HT Shen Men.

Il 36ST può essere sfruttato per la sua azione tonica sulla milza-pancreas e sullo stomaco, sull’energia e sul sangue, per la sua attività di rinforzo di tutto l’organismo e per la sua capacità di sollevare lo yang.

Il 34GB è il punto Hui dei muscoli,  promuove la loro eutonia, combatte gli spasmi e le contratture.

Il 4LI tonifica in generale l’energia e consolida l’esterno del corpo, ha un’azione attivante estremamente interessante nel periodo pre-agonistico.

Il 6CV è il punto “mare dell’energia”,  tonifica l’energia di tutto l’organismo. Appartiene al Dan Tian, la zona di maggior concentrazione energetica dell’organismo, utilizzata di routine nella preparazione di tutte le ginnastiche mediche cinesi.

Il 17CV è il punto Hui dell’energia ed esercita un’azione specifica sugli organi a sede sopradiaframmatica; in particolare sul polmone e sul cuore. Questo punto possiede una spiccata azione sedativa.

Il 7HT è utilizzato sia per la sua azione sul cuore e sulla sua attività contrattile che per il suo ruolo insostituibile sull’energia mentale Shen Qi.

Non possiamo ovviamente in questa sede descrivere dettagliatamente le tecniche di agopuntura utilizzabili nella traumatologia sportiva; dovremmo affrontare infatti la patologia di quasi tutti i canali energetici.

Ricordiamo comunque che nella medicina dello sport l’agopuntura esercita un’azione estremamente efficace anche in patologie difficilmente trattabili con tecniche terapeutiche occidentali. Un esempio può valere per tutti: la pubalgia, tipica patologia del calciatore, può essere trattata con l’agopuntura ottenendo di regola risultati estremamente brillanti.

Tutti i punti possono essere utilizzati attraverso l’infissione e manipolazione degli aghi di agopuntura, ma anche attraverso la moxibustione, la coppettazione, la laser stimolazione ecc. Di volta in volta, a secondo della situazione dello sportivo, si sceglierà l’uno o l’altro metodo.

 

Il massaggio cinese

Il massaggio cinese rappresenta un altro metodo di terapia  diffusamente applicabile in ambito sportivo.

Anche in questo caso, come per l’agopuntura, si decrivono molteplici indicazioni in ambito preventivo e terapeutico. Il massaggio può essere utilizzato per la preparazione muscolare alla gara e per favorire il recupero dallo sforzo fisico.

L’estrema efficacia del massaggio cinese è la conseguenza di alcune sue peculiari caratteristiche che lo diversificano da quello utilizzato in Occidente: da una parte l’utilizzazione di alcune tecniche particolari ed originali di manipolazione del tutto sconosciute nei nostri paesi, dall’altra l’utilizzazione della stimolazione manuale dei punti di agopuntura che permette di potenziare gli effetti locali e a distanza delle manipolazioni.

È bene ricordare che tutte le manipolazioni del massaggio cinese possono essere eseguite con tecniche di tonificazione o “carico” o con modalità di dispersione o “scarico”. Le prime sono tecniche dolci, più lente ed eseguite secondo il verso di circolazione dell’energia dei meridiani di agopuntura, le seconde sono più decise, ferme e da effettuare controcorrente.

La tonificazione va utilizzata soprattutto prima della gara, mentre la dispersione trova la sua migliore indicazione nella traumatologia sportiva e nel favorire il recupero muscolare post-agonistico.

 

La farmacoterapia

La farmacoterapia cinese si fonda sull’uso di sostanze naturali di origine prevalentemente vegetale. La sua origine si perde nella notte dei tempi, come quella dell’intera medicina cinese. Un dato importante da sottolineare è che la maggior parte delle ricette attualmente in uso è stata formulata molti secoli or sono e sperimentata dunque per centinaia di anni.

Questa farmacoterapia può essere efficacemente utilizzata in medicina dello sport.

Si possono distinguere molteplici campi di applicazione: la traumatologia sportiva, la  preparazione atletica, il momento della competizione, il recupero dopo lo sforzo fisico.

Esaminiamo dunque alcune antiche prescrizioni cinesi utilizzabili nella medicina sportiva.

 

La traumatologia sportiva

Qi Li San o polvere per le contusioni

She Xiang

Moschus Moschiferus, secretio      0.4

Biang Pian

Dryobalanops Aromatica                 0.4

Ru Xiang

Boswellia Carterii, resina               5

Mo Yao

Commiphora Myrrha, resina          5

Hong Hua

Carthamus Tinctorius, flos            5

Er Cha

Acacia Cathecu, resina                   7

Gli ingredienti vanno ridotti in polvere. Si usa una dose di circa 0.5-1 g della polvere così ottenuta per ogni somministrazione. Gli ingredienti possono inoltre essere miscelati con del vino o dell’olio per l’applicazione topica.

Il Cartamo è utilizzato per disperdere le stasi di sangue di origine traumatica. Il Dryobalanops e la Mirra hanno azione analgesica, favoriscono la dispersione della stasi energetica ed esercitano azione antiedemigena.. L’Acacia è antipiretica ed emostatica. Il Muschio tonifica l’energia, migliora la circolazione del sangue ed attenua il dolore.

Lo scopo della prescrizione è quello di migliorare la circolazione del sangue e di rimuoverne la stasi, possiede inoltre azione analgesica ed emostatica.

Questa prescrizione può essere utilizzata per trattare i traumi esterni ed interni con contusioni, ecchimosi, ematomi ecc.

 

Fu Yuan Huo Xue Tang o  decotto che migliora la circolazione del sangue e favorisce la guarigione

 

Dang Gui

Angelica Sinensisi, radix               6-9

Tao Ren

Prunus Persica, semen                  6-9

Hing Hua

Carthamus Tinctorius, flos            6-9

Da Huang

Rheum Palmatum, radix                6-9

Chuan Sha Jia

Manis Pentadactylis, squama         6-9

Tian Hua Fen

Trichosanthes Kirolowii, radix       10-15

Chai Hu

Bupleurum Chinense, radix           6-9

Gan Cao

Glycyrrhiza Uralensis, radix          3-6

Jiao                                               vino

Lo scopo di questa prescrizione è  migliorare ed attivare la circolazione del sangue per rimuoverne il ristagno;  alcune erbe disostruiscono, secondo il linguaggio medico cinese, la stasi dell’energia del fegato.

Il Bupleurum esercita un’azione tonica sul fegato e sull’energia di quest’organo. L’Angelica mobilizza e tonifica il sangue. Il Rheum, il seme di Prunus Persica ed il Carthamus nutrono e mobilizzano il sangue disperdendone la stasi.  La radice di Trichosantes ha azione antipiretica ed antiflogistica. La Liquerizia è sedativa ed armonizza gli altri rimedi della ricetta.

La prescrizione è indicata nei traumi toracici  con dolori localizati nella regione costale laterale ed ipocondriaca.

 

I farmaci tonici

I tonici possono essere efficacemente utilizzati in medicina dello sport per la preparazione atletica, in occasione della gara e per il recupero dopo lo sforzo fisico. L’utilizzazione ottimale dei tonici è quella che, tenendo conto delle caratteristiche individuali dello sportivo e del tipo di disciplina praticata, personalizza la prescrizione adattandosi a questi dati. È comunque possibile fornire alcuni esempi di prescrizioni toniche che possono essere considerate “da banco” proprio in base alla loro generica azione sull’energia, sul sangue, sullo yang e sullo yin.

Citiamo, a questo proposito, una delle più famose ricette della farmacopea cinese: il Shi Quan Da Bu Tang o decotto della grande tonificazione con dieci ingredienti.

 

Shi Quan Da Bu Tang o decotto della grande tonificazione con dieci ingredienti

 

Huang Qi

Astragalus Membranaceus, radix                                                               6-9

Rou Gui

Cinnamomum Cassia, cortex         3-6

Ren Shen

Panax Ginseng, radix                    6-9

Shu Di Huang

Rehmannia Glutinosa, radix praeparata                                                     9-12

Bai Zhu

Atractylodes Macrocephala, radix   9-12

Dang Gui

Angelica Sinensis, radix                9-12

Bai Shao Yao

Paeonia Lactiflora, radix                6-9

Chuan Xiong

Ligusticum Wallichii, radix            3-6

Fu Ling

Poria Cocos, sclerotium                 6-9

Gan Cao

Glycyrrhiza Uralensis, radix          3-6

Sheng Jiang

Zingiber Officinale, rhizoma recens                                                            1-3

Da Zao

Ziziphus Jujuba, fructus                3-5 frutti

 

Questa prescrizione tonifica, secondo la tradizione cinese, l’energia ed il sangue e fortifica lo yang; possiede, attraverso l’azione sul sangue, anche un effetto tonico sullo yin. La ricetta è nata per trattare stati di debilitazione generale dell’organismo e, proprio per questo motivo, è stata concepita per una tonificazione generale.

Si tratta di una prescrizione complessa; una specie di mosaico di altre ricette.Se si analizzano i componenti si nota che è formata da varie sottoricette:

Si Jun Zi Tang, decotto dei quattro nobili ingredienti, per tonificare l’energia;

Ren Shen;

Fu Ling;

Gan Cao;

Bai Zhu;

Si Wu Tang, decotto delle quattro sostanze, per tonificare il sangue;

Dang Gui;

Chuan Xiong;

Bai Shao Yao;

Shu Di Huang;

– due rimedi tonici dello yang e del Qi:

Rou Gui;

Huang Qi;

– due farmaci che favoriscono l’assimilazione e l’armonizzazione degli altri ingredienti:

Sheng Jiang;

Da Zao.

Nel Si Jun Zi Tang il farmaco principale è il Ren Shen, Panax Ginseng, che può tuttavia essere sostituito con il Dang Shen, Codonopsis Pilosula, nei casi più leggeri. Il Ginseng è uno dei più famosi tonici della medicina cinese: esercita un effetto inotropo positivo ed ipertensivante, aumenta la sintesi proteica endocellulare e quella degli acidi grassi.

Il Bai Zhu, Atractylodes Macrocephala, ed il Fu Ling, Poria Cocos, aiutano il Ginseng a prevenire la stasi di liquidi ed esercitano una modica azione diuretica; entrambi sono, secondo la tradizione medica cinese,  dei tonici dell’energia della milza-pancreas, favoriscono cioè l’assimilazione intestinale e la distribuzione cellulare dei nutrienti derivanti dagli alimenti. È stato sperimentalmente dismostrato che il Bai Zhu esercita un effetto simil-endocrino favorendo la captazione cellulare del glucosio.

Il Gan Cao, Glycyrrhiza Uralensis, ha il compito di armonizzare e coordinare l’azione delle altre radici e di tonificare ulteriormente l’energia.

Nel Si Wu Tang, due farmaci tonificano contemporaneamente il sangue e lo yin del rene e del fegato: Shu Di Huang e Bai Shao Yao.  Altri due farmaci hanno azione dinamizzante sul sangue: Dang Gui e Chuan Xiong. Il Dang Gui possiede anche azione tonica sul sangue ed il Bai Shao Yao tratta e previene gli spasmi ed i dolori. Lo scopo dell’intera prescrizione è quello di promuovere l’emopoiesi e di favorire la circolazione ematica soprattutto a livello del microcircolo.

L’aggiunta dell’Astragalus permette un’ulteriore tonificazione dell’energia ed  aiuta la protezione dell’esterno dell’organismo. Nella tradizione cinese il Cinnamomum tonifica e riscalda lo yang del rene e della milza e disperde il freddo: in termini occidentali promuove il metabolismo cellulare attraverso un probabile effetto simil-adrenergico.

Il Dao Zao è un tonico dell’energia, possiede azione sedativa ed è utile per armonizzare gli altri rimedi. Lo Sheng Jiang è inserito in questa prescrizione allo scopo di favorire la digestione e l’assorbimento degli altri farmaci, vista la sua azione stimolante a livello gastrico.

 

Bibliografia

Sotte L., Tian F.B.: Teoria e Pratica del Massaggio Cinese; supplemento al n°1 1988 della Rivista Italiana di Medicina Tradizionale Cinese, Civitanova Marche 1988.

Sotte L., Muccioli M., Pippa L., Piastrelloni M., Quaia P., Naticchi E., Vannacci A., Farmacologia Cinese, Casa Editrice Ambrosiana 2009

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Integrazione tra Agopuntura ed Osteopatia nella terapia delle gonalgie

Umberto Mazzanti

Vice-Presidente AMAB, Docente AMAB – Scuola Italo Cinese di Agopuntura e Osteopata, Bologna

L’autore espone la propria esperienza di medico sportivo e fisiatra nell’affrontare quella gonalgia localizzata al comparto latero-posteriore che insorge più o meno lentamente, spesso senza l’evidenza di una causa traumatica specifica, ma in genere a seguito di posture incongrue o microtraumatismi ripetuti relativi all’attività sportiva praticata. A volte questa stessa sintomatologia può manifestarsi a seguito di interventi di ricostruzione del legamento crociato anteriore e/o di meniscectomia selettiva non necessariamente del menisco laterale. Questa localizzazione latero-posteriore del dolore al ginocchio ha in genere una diagnostica che va dalla sofferenza del menisco esterno alla tendinopatia del bicipite femorale o del legamento collaterale laterale.

I sintomi lamentati dal pz. possono essere la difficoltà all’estensione del ginocchio contro resistenza, la flessione del ginocchio passiva o sotto carico fino al dolore al cammino o alla corsa che impediscono la ripresa della propria pratica sportiva o una veloce fase riabilitativa post chirurgica. In questo caso specifico si aggiunge un non sottovalutabile aspetto ansioso depressivo che induce il paziente a ritenere che l’intervento non sia andato bene con visite ripetute al proprio chirurgo ortopedico che, nel sostenere la correttezza del suo operato, consiglierà di insistere nella riabilitazione da continuare con maggiore perseveranza anche a domicilio fino alla prescrizione di terapie fisiche strumentali

(elettroterapia, tecar o laser) o infiltrazioni (acido ialuronico o corticosteroidi).

Nella mia esperienza la sintomatologia è sì dovuta ad una sofferenza del menisco esterno e/o alla tendinopatia del bicipite femorale o del legamento collaterale, ma queste sono determinate da una disfunzione articolare tibio-peroneale prossimale con un’alterazione della sua mobilita antero-posteriore e una ripercussione sulle rotazioni interne/esterne passive della tibia sul femore (che permettono lo svincolo dei menischi nei movimenti di flesso estensione del ginocchio) con una conseguente reazione infiammatoria sulle delicate strutture molli dovute alle tensioni incongrue che così si determinano.

Queste disfunzioni, non dimostrabili con i consueti esami strumentali (ecografia muscolare o RMN), sono invece apprezzabili con semplici      Osteopata, manovre diagnostiche per la ricerca della fine mobilità del perone prossimale sulla tibia e delle rotazioni passive della tibia sul femore a ginocchio flesso a pz. supino. Il perché queste disfunzioni si possano determinare risiede nell’uso ripetuto del ginocchio (per es. le posizioni dello skate board o dello sci o della leg extension o del leg curling in palestra) con sempre la stessa modalità di tensione articolare (verso e direzione) ovvero con il mantenimento di abituali posizioni incongrue (per es. seduti con il ginocchio flesso sotto i glutei). Naturalmente queste stesse disfunzioni possono essere la conseguenza di traumatismi più o meno importanti di cui il pz. normalmente porta il ricordo nell’anamnesi o come un esito di un intervento chirurgico sul ginocchio.

Il trattamento proposto si basa sull’approccio integrato fra osteopatia e agopuntura.

Da un lato con l’osteopatia si ripristina la corretta articolarità disfunzionale eliminando così la causa delle tensioni sul menisco piuttosto che sul tendine bicipitale o collaterale che ne determinano lo stato infiammatorio. Con l’agopuntura, in questo caso utilizzata a scopo sintomatico, si ottiene un’azione analgesica, antinfiammatoria e di detensionamento mio-fasciale rompendo così quel circolo vizioso che da un lato diminuisce l’efficacia del trattamento osteopatico e dall’altro ritarda i tempi di recupero in quanto le tensioni dovute all’irritazione infiammatoria dei muscoli coinvolti nei fini movimenti favoriscono il ripresentarsi della disfunzione articolare di cui il corpo mantiene una certa “memoria”.

Questa “memoria” a mio modo di vedere risiede in gran parte nell’alterata dinamica articolare e muscolare che determina anche un adattamento posturale che perdurando diventa esso stesso causa del mantenimento della disfunzione originale; bisogna perciò dare un po’ di tempo al corpo perché possa riprogrammarsi autonomamente, in questo facilitato dal nostro intervento.

Nel corso dell’ultimo anno si sono trattati 16 pz. con tecniche osteopatiche ad energia muscolare per perone ant/inf. o post/sup e tibia intra o extra ruotata e agopuntura con i punti 33 e 34 GB, 7 LR, 4 LI, 3 LR     e 7 HT una volta la settimana. I risultati ottenuti sono stati: 6 pz. hanno risolto la sintomatologia in una sola seduta, 7 pz. in 2 sedute, 2 in 3 sedute, un solo pz. ha avuto una parziale remissione della sintomatologia e solo dopo due infiltrazioni di corticosteroidi.

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Interpretazione del Neijing

Carlo Moiraghi*

 Ritornando ora al quel profondo mutamento di prospettiva che in interventi precedenti peroravo nell’approccio al Neijing, va chiarito come il primo necessario momento del suo studio sia certo rappresentato dalla sua traduzione. E va notato come la traduzione di A. Chamfrault e M. Ung Kang Sam sia a tutt’oggi una delle poche in lingua occidentale completa, riguardante cioè in pratica l’intera opera. Altri eccellenti Autori, come A. Husson, Padre C. Larre, N. Van Nghy, Ilza Veith, ci hanno lasciato traduzioni preziose ma solo di alcuni capitoli del Neijing. Eppure la traduzione letterale del testo è certo momento iniziale necessario ma non ne è affatto sufficiente alla piena comprensione dell’opera, che necessita infatti di un generale inquadramento ed una precisa  contestualizzazione nella scena tradizionale e culturale dell’epoca, di ogni suo capitolo e paragrafo.

La parte più difficile della traduzione di un testo antico di medicina cinese non è tanto capire il significato di un ideogramma quanto decifrare i concetti medici che spesso vengono nascosti sotto una modalità di descrizione particolare o attraverso modi simbolici di esprimere concetti quali sintomi e percorsi di meridiani.Dante De Berardinis

Come al solito l’amico Dante coglie nel segno. Si tratta proprio di decifrare i concetti medici nascosti e di inserire i singoli insegnamenti nello scenario scientifico inerente, ricomponendo pagina per pagina il rapporto fra esoterismo e essoterismo, fra testo e ipertesto, adeguandoli al singolo capitolo, al singolo paragrafo. In mancanza di questo lavoro il Neijing nasconde i sui segreti, nega la sua alta cultura. Ecco dunque che Suwen, Domande fondamentali, espone le richieste culturali dell’imperatore ai suoi medici, ma è il libro stesso che proprio mentre spiega e insegna spesso pone silenziose domande al lettore, e chiede di essere spiegato. Ecco che oggi dunque una prospettiva corretta allo studio del Neijing non può prescindere dal ricercare quale sia nel singolo capitolo, nel singolo paragrafo, il contenuto implicito la cui conoscenza è necessaria alla corretta comprensione dello scritto. Anche se, e va detto, questa ricerca del segreto, qiu shu, non è una regola costante, vari capitoli infatti non paiono suggerire l’esistenza di segreti. Va in ogni caso notato come, data la vasta diversificata convergenza di materiali culturali distinti e distanti di cui il Neijing è stato nei secoli e nei millenni composto, i diversi concetti implicati, i contenuti non scritti, le domande nascoste fra le righe, sono diversi nei diversi capitoli, nei diversi  paragrafi, e vanno necessariamente posti in luce e evidenziati. Conviene ora esemplificare e contestualizzare quanto qui asserito. Sotto questi profili presentiamo così il Capitolo Suwen 41, Il dolore alla regione renale, uno dei capitoli apparentemente più chiari e didattici del volume. E’ tema che ho proposto al XXVII Congresso Nazionale SIRAA, 12 e 13 ottobre 2012, Riva del Garda.

La prospettiva e l’approccio al testo rimangano acutezza e elasticità rivolti ad identificare in un singolo capitolo o paragrafo un segnale che intenda un non detto, un’evidenza di irrisolto culturale tale da permettere di indirizzare una ricerca di contenuti e significati ulteriori, oltre quelli espliciti.

Il capitolo Suwen 41 si sviluppa diffuso e consequenziale in una presentazione delle lombalgie con un inquadramento lineare e accademico e protocollare, non frequente nel Neijing. La  diagnostica differenziale delle lombalgie considera  dapprima i canali principali, jingmai, presentati secondo i sei grandi canali, gli strati energetici. Segue un’ordinata disamina diagnostica secondo i vasi embrionari, qimai. Le lombalgie vengono poi inquadrate secondo i principali squilibri yinyang, alto basso, freddo calore, interno esterno, vuoto pieno, miglioramento o peggioramento al movimento, vie di irradiazione del dolore. Il compendio presentato risulta dunque alquanto prossimo all’odierno svolgimento dell’inerente diagnostica secondo gli attuali dettami MTC. Tutto apparentemente chiaro dunque.

Eppure anche qui si presenta un’incongruenza, in questo caso di natura pratica. L’evidenza ambulatoriale chiarisce infatti come i singoli punti di agopuntura qui presentati quali singoli sussidi terapeutici delle differenti sindromi lombalgiche, per quanto siano tutti punti di straordinario potere terapeutico, per lo più si dimostrino insufficienti a curare da soli l’inerente lombalgia. Punto da solo, come questo capitolo sembra sulle prime indicare,  Zhi Bian,  V 54, per lo più non si dimostra in grado di riequilibrare una lombalgia di natura Taiyang. Yang Ling Quan, VB 34, da sé non basta a sanare una lombalgia Shaoyang. Zu San Li, S 36, si mostra insufficiente a riequilibrare una lombalgia di natura  Yangming, allo stesso modo Taixi, R 3, una lombalgia di natura Chaoyin. La realtà clinica insegna infatti come il trattamento della lombalgia pretenda nei fatti una ricetta agopuntoria ben più efficace e complessa di singoli punti, per quanto essi possano essere rilevanti e adatti ai  singoli casi. Si badi bene, per quanto mi riguarda pratico e insegno il trattamento di agopuntura con un solo ago, straordinaria modalità terapeutica tradizionale, fra le più alte, ma in essa l’agopuntore sceglie quell’unico ago fondando sulle sue capacità percettive e comprensive, composte di intuito, ascolto, contatto, intenzione, conoscenza elaborazione.  Non ritengo che quell’unico ago possa essere facilmente protocollato in relazione ad una  sintomatologia, il rischio è banalizzare l’atto, la metodica, il compendio medico.  Di certo il Neijing, il libro degli insegnamenti degni dell’imperatore, non corre questi rischi, quindi vi è qualcosa che non torna. Come colmare dunque lo iato fra la pratica ambulatoriale della terapia delle lombalgie ed il Lingshu Suwen 41 che proprio ad esse è intitolato e dedicato? Questa risulta la richiesta implicita nel testo, cui è necessario rispondere, e la risposta deve essere di natura adeguata al particolare contesto culturale di questo capitolo, eminentemente didattico, accademico ed essoterico, di questo capitolo. La questione sta nel comprendere a che cosa si riferisca in questo caso il testo quando indica i singoli punti introdotti. Non si intende infatti qui l’utilizzo esclusivo dei punti citati, si intende altro, ma per comprenderlo è necessario essere formati nella materia tradizionale cinese, in realtà nella materia tradizionale in generale. Anche in Occidente facevano infatti parte quali modalità di memorizzazione, spesso utilizzate nelle Congregazioni delle Arti e dei Mestieri, quelle cantilene che snocciolavano i fondamenti delle singole attività e professioni, e all’interno di queste, i metodi e i modi dei singoli lavori e dei singoli strumenti. Vi erano le canzoni dei contadini, quelle degli artigiani e così via, e in ognuno di questi campi le canzoni dei diversi impegni e mansioni.

Quanto all’agopuntura, ricordo decenni orsono nei reparti di agopuntura pechinesi i medici cantilenare sottovoce le che, questo genere di canzoni rivolte alle singole patologie, alle singole ricette di punti e alle patolgie da esse trattate, e i titoli delle diverse canzoni erano spesso noi di punti di agopuntura. Esisteva la filastrocca di Zusanli, quella di Yanglingquan, e così via. Ricordo anche un volumetto in ideogrammi a riguardo che anni fa una collega mi aveva portato dalla Cina, ma non abbiamo mai iniziato a lavorarci sopra.

Si ricordi comunque la rilevanza nella letteratura e nella cultura cinese che Chejing, Libro delle Canzoni, su cui fra gli altri Marcel Granè ci ha ad esempio bene documentato. Di questa natura comunque è la conoscenza che questo capitolo richiede, di questa preparazione del lettore esso silenziosamente si accerta, i singoli nomi dei punti qui presentati intendono dunque specifiche  ricette agopuntorie tradizionali, conoscenze memorizzate e cantilenate nelle che. Nominando per lo più un solo punto per ogni quadro sindromico di lombalgia, il Suwen 41 ascrive vi ascrive dunque una intera lista di punti,  quella memorizzata nella relativa che, ma in mancanza di un’adeguata  conoscenza di queste vie tradizionali la lettura del capitolo non può che rilevarsi parziale.

 

Bibliografia

1. A. Chamfrault, Ung Kang Sam, Traitè de Medicine Chinoise. Tome II. Les Livres Sacres de Medicine Chinoise. Ed. Chamfrault – Angouleme. Paris. 1957

2. A.. Husson, Huang Di Nei Jing Su Wen. Association Scientifique des Médecins Acupuncteurs de France. Paris 1973

3. C. Larre, Su Wen, Editoriale Jaca Book. Milano 2008

4. C. Larre, Elisabeth Rochat De La Vallee, Huangdi Neijing Ling Shu, Editoriale Jaca Book. Milano 2006

5. G. Rotolo, Prontuario di consultazione del Huangdi Neijing Suwen Lingshu, Ed. Su-Wen Milano 1985

6. I. Veith, The Yellow Emperor’s Classic of Internal Medicine, University of California Press. 2002

7. N. Van Nghi, Patrik Nguyen, Hoang Ti Nei King So Ouenn, Traduzione U. Lanza. Ed. Nuova Ipsa. Palermo 1999

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9. Marcel Granet, Feste e canzoni dell’antica Cina, Ed. Adelphi. Milano 1990

 




Da “Le basi della medicina cinese” edito da Pendragon: “lo spirito – shen 神”

Massimo Muccioli*

 Lo spirito

È difficile dare una definizione univoca del termine “shen” poiché nei testi cinesi esso riveste diversi significati a seconda del contesto in cui è utilizzato e inserito. Se è difficile definirlo, appare ancora più arduo tradurlo con una parola che ne esprime compiutamente i significati, anche se il termine “spirito” è sufficientemente appropriato ma non esaustivo.1

Un primo approccio al suo significato è dato dallo studio del carattere.

 

carattere shen 神 nella sua forma arcaica

carattere shen 神 nella sua forma attuale

 

Il carattere shen nella sua forma arcaica diverge, rispetto a quello attuale, per una naturale evoluzione grafica. Risalendo ad antiche iscrizioni, databili attorno al 1000 a.C., nella grafia antica è rappresentato a sinistra l’altare degli antenati, persone pensate all’epoca come potenti in vita e capaci dopo la morte di governare persino gli elementi naturali.2 Analizzando il carattere di sinistra è possibile intravvedere, nei due tratti orizzontali superiori che poi diventano verticali, l’immagine di qualcosa che dall’alto scende verso il basso: sono gli influssi che gli antenati manifestano nel nostro mondo attraverso segni che provengono dal cielo, elementi interpretabili dai viventi come presagi e manifestazione del loro disappunto. Era dunque importante attribuire agli antenati sacrifici e offerte non solo nell’ambito di una riconoscenza nei loro confronti per quanto avevano operato in vita, ma anche per non irritarne gli spiriti capaci di governare la natura. All’interno di tale contesto i tre tratti discendenti sono stati poi identificati come espressione di sole, luna e stelle, elementi celesti capaci di esprimere, attraverso eventi naturali insoliti come eclissi o comete, l’umore di tali potenti spiriti.

Nella sua successiva grafica, la parte sinistra del carattere non muta di significato e rappresenta sempre queste entità divinizzate capaci di governare le forze della natura e influenzare la vita degli uomini. Il mondo cinese antico si riempirà man mano di spiriti, intravvisti dietro ad ogni fenomeno naturale: si identificheranno così gli spiriti delle montagne, gli spiriti dei fiumi, gli spiriti del tuono e così di seguito sino ad entrare nella vita quotidiana con gli spiriti della casa, quelli del focolare per giungere infine anche allo spirito della latrina. Tra questi vi saranno spiriti venerati per timore, altri amati in quanto protettori della nascita, della salute ecc.

La parte destra del carattere shen è simile nelle due forme (l’antica e la più recente) perché rimasta pressoché immutata dalle origini sino ai giorni nostri. Questa parte costituisce anche la parte fonetica “shen” del carattere ed esprime un periodo di tempo all’interno di un ciclo che si perpetua.

Nel suo insieme il carattere shen indica pertanto qualcosa di sovrannaturale che si esprime nel tempo e nella vita degli uomini, si tratta di qualcosa di meraviglioso percepibile dagli uomini, qualcosa di straordinario che può svilupparsi nell’uomo sino a renderlo saggio se non divino. Ed è così che la parola shen giunge, passo dopo passo, a identificarsi con gli spiriti del cielo che guidano gli uomini alla realizzazione della loro esistenza.

In una visione che correla tali elementi alla medicina e al concepimento, lo shen è l’energia che vivifica il corpo dell’uomo. Shen sono gli “spiriti del cielo” che attirati dal tessersi di una nuova vita giungono ad animarla sin dalla sua origine: se ciò non accadesse, la semplice unione dei jing paterno e materno produrrebbe solo un aborto, un essere privo di vitalità.

 

spiriti originari yuanshen 元神

 

Gli spiriti originari yuanshen rappresentano queste potenze cosmiche che consentono la vita di ogni essere e di ogni cosa: insediatosi nel nuovo essere, questo seme celeste guida le trasformazioni e i soffi vitali (qi) secondo il loro ordine naturale.3 Ogni uomo può beneficiare di questa forza interiore ma deve scegliere di svuotare la propria mente e il proprio cuore da falsi ideali e desideri impropri: solo allora la potenza degli spiriti vitali jingshen potrà manifestarsi pienamente.

 

spiriti vitali jingshen 精神

due shen (ershen 二神

illuminazione shenming 神明

cinque spiriti wushen 五神

 

Nei testi medici il significato preciso del termine spiriti (shen) è sempre legato al contesto in cui lo si usa. A volte se ne parla in relazione alle divinità che si credeva popolassero la natura a la vita, altre volte si parla dei due shen (ershen) intendendo con tale termine lo yin e lo yang, oppure si allude alla potenza degli spiriti vitali jingshen o all’illuminazione e alla intelligenza legata al concetto di shenming (vedi nota precedente), più spesso il riferimento è ai cinque spiriti (wushen) che designano l’attività fisico-emozionale degli organi legati ai cinque elementi.

Il cuore è l’uno. Esso esprime l’unità del corpo e della vita, è colui che riconduce all’ordine primordiale l’intero organismo attraverso il suo saggio governo. Non a caso è il cuore la sede dello shen, la dimora perfetta per gli spiriti che attraverso il sangue possono diffondere la loro vitalità in ogni parte dell’organismo. Il cuore rappresenta, a immagine dell’antica corte cinese, l’imperatore che può contare su tutte le risorse del corpo per attuare le proprie decisioni.

 

cuore 心 xin

 

Il carattere che rappresenta il cuore (xin) è molto suggestivo poiché è aperto verso l’alto, come il letto di un fiume che accoglie l’acqua dal cielo e poi la lascia scorrere: allo stesso modo l’organo cuore riceve dall’alto le influenze celesti che scendono per vitalizzare e fecondare la vita dell’uomo.

Nel corso della propria esistenza l’uomo può anche non seguire la luce interiore degli spiriti del cielo, può lasciarsi distrarre da altro conferendo alla propria vita una direzione diversa e meno nobile. Il cuore è infatti una struttura aperta e riceve ciò che vi si pone all’interno, compresi i desideri che si coltivano e che entrano nel corpo attraverso gli organi di senso (gli orifizi del capo). Per questo gli antichi saggi cinesi raccomandavano di mantenere vuoto il cuore, cioè libero da tutti quegli influssi che non consentono alla vita di trarre diretto nutrimento dagli spiriti del cielo e di conformarsi alle leggi della natura e del Dao. È in tal senso che il Leijing afferma: “In un cuore vuoto e calmo nulla si attacca, nulla occupa indebitamente il luogo facendone la propria sede…”.

Lo shen, questo dono del cielo che anima il corpo al momento del concepimento, si fonde e confonde con la materia di cui l’uomo è costituito divenendo parte del corpo stesso, è inoltre plasmato e modificato da quanto i sensi accolgono, dai desideri coltivati, è condizionato dagli equilibri energetici del corpo. Per questo ogni uomo ha un suo shen,4 una sua diversa vitalità e interiorità, anche se al fondo siamo abitati dalla stessa luce celeste che però a volte fatica a vivere e trovare spazio di espressività.

Entrando nel mondo della medicina, lo shen è dunque parte del corpo, una delle cinque sostanze fondamentali alla vita. Il termine “sostanza” non è del tutto appropriato poiché shen è energia pura e come tale si comporta all’interno dell’organismo. Shen è lo spirito vitale che abita la persona e che si manifesta all’esterno attraverso lo sguardo, la forza insita nei gesti, il colorito dell’incarnato, l’aspetto della lingua e altro ancora. Per questo è possibile affermare che tutte le malattie hanno relazione con lo shen, poiché possiedono un loro riflesso sulla vitalità della persona. Allo stesso modo qualsiasi trattamento, per essere efficace e risolutivo, deve giungere sino allo shen, interessando la base vitale della persona. Ciò significa che la guarigione è una ritrovata armonia, condizione che dipende dal cammino e dalla trasformazione interiore della persona con un suo ritorno ad una fedeltà alla propria natura originale

La medicina tradizionale cinese attuale, in un processo semplificativo e distaccato dal processo ora esaminato, afferma che shen è l’insieme delle attività mentali (jingshen), la coscienza (yishi) e il pensiero (siwei).

 

 

 

Le diverse componenti dello shen

Il termine shen identifica un concetto globale, costituito al suo interno da varie componenti.

Shen è parte delle cinque sostanze, al tempo stesso pur essendo uno si esprime e articola all’interno della suddivisione in cinque organi. A custodire lo shen è il cuore, imperatore ed emblema dell’uno originale che riunisce in armonia il corpo intero, ma tale unità si esprime attraverso la specificità di ciascuno dei cinque organi (zang): il cuore tesaurizza gli spiriti shen, il polmone conserva i po, il fegato gli hun, la milza il proposito yi, il rene il volere zhi.

 

il cuore tesaurizza gli spiriti shen 神

il polmone conserva i po 魄

il fegato gli hun 魂

la milza il proposito yi 意

il rene il volere zhi 志

 

Ciascuna istanza rappresenta ed è correlata a un organo, a una specifica qualità di energia (qi) e movimento, a una sfumatura dell’essere che è al tempo stesso pensiero, azione e emozione. In tal senso lo shen è uno, ma condensa in sé le altre istanze correlate ai cinque organi e le governa come un unicum, similmente all’esercito imperiale che era uno ma composto da guerrieri provenienti da diverse regioni o stati dell’antica Cina,  retti ciascuno dal proprio governatore o duca o re. Ma è importante sapere che hun, po, yi, zhi e shen hanno una loro primaria e originale configurazione al di fuori del rigido riferimento dei cinque elementi: conoscere la loro origine è essenziale per coglierne pienamente i tanti significati.

 

Hun e po

Le nozioni di hun e po5 hanno radici molto antiche. Inizialmente essi nacquero come coppia e esprimono concetti non separabili legati all’animazione del cielo e della terra nell’essere umano, al suo spirito vitale. In tal senso hun e po devono necessariamente essere presenti nell’uomo sin dal suo sviluppo embrionale in quanto diretta espressione dello shen che con la sua presenza trasmette la vita. Il momento del loro sopraggiungere nell’embrione è controverso, ma dipende sostanzialmente dalla prospettiva in cui l’evento è esaminato nei vari testi. Nei testi più antichi si sostiene che al primo mese l’incontro tra il rosso e il bianco (jing paterno legato allo sperma e jing materno legato al sangue) generi una condensazione che solo al secondo mese si sviluppa come forma iniziale del nuovo essere mentre al terzo e al simbolismo del numero tre (legato ai tre qi fondamentali) sopraggiungono gli hun; i po giungeranno al mese successivo, in accordo con il simbolismo del numero quattro legato alla terra e alla forma fisica delle cose e degli esseri terrestri. All’interno di questo riferimento al quinto mese si formano i cinque organi, al sesto i sei visceri e al settimo i sette orifizi.  In testi successivi alla penetrazione del buddismo in Cina, hun e po sono visti come una potenzialità che si forma a poco a poco nel feto, sino a divenire sufficienti al momento della nascita: per questo gli hun compaiono solo al settimo mese e i po all’ottavo. Quando il bambino nasce, potrà allora svilupparsi nel corpo e nello spirito in modo sempre più autonomo e indipendente dalla madre.

anima ling 靈

 

Vi sono anche testi che sostengono debbano sopraggiungere prima i po (cui è legato il concetto di anima ling, vedi nota precedente) e solo successivamente gli hun: in tal caso si sottolinea come l’aspetto materiale-terrestre (po) debba essere prioritario rispetto alla venuta di una animazione celeste (hun) poiché questa ha bisogno di un luogo materiale in cui esprimersi. In fondo la questione non è troppo rilevante, poiché per gli uni e per gli altri hun e po sono e restano la fondamentale animazione che lo shen opera nell’embrione consentendone lo sviluppo e la maturazione in una progressiva consapevolezza di esistere.

Per comprendere meglio i concetti espressi da hun e po è necessario esaminare, seppur brevemente, la loro grafia.

 

fantasma gui 鬼

 

Entrambi i caratteri sono costituiti da un elemento comune, visibile sulla destra, che rappresenta gli spiriti della terra, una specie di fantasma (gui) raffigurato con una grande testa in alto e le gambe in basso. Non deve stupire l’uso di questo carattere anche in riferimento allo hun, legato all’animazione del cielo nell’uomo, poiché si sta appunto parlando di uomini e dunque di esseri terrestri. Resta evidente che in entrambi i casi vi è relazione con il mondo degli “spiriti”, con questa forza di animazione capace di esprimersi nell’uomo.

È essenziale riferirsi alla parte sinistra degli ideogrammi per identificarne compiutamente il senso. Nella parte sinistra del carattere hun sono rappresentate delle nuvole, un vapore che dal basso sale in alto, mentre nel carattere po è indicato il colore bianco, legato all’invecchiamento e a ciò che resterà del nostro corpo dopo la morte, cioè ossa bianche. Hun indica un movimento verso l’alto, l’elevazione di ciò che è chiaro, puro e leggero verso il cielo; po indica all’opposto la discesa dentro la terra di ciò che è pesante, opaco, corporeo. Mentre gli hun sono collegati a ciò che non ha forma ed è etereo, i po sono correlati alla materia e alla corporeità. Per questo gli hun sono legati al cielo e i po alla terra, ma tale legame esprime anche una gerarchia: poiché la terra è sottomessa al cielo, allo stesso modo i po debbono stare sottomessi agli hun. Tale sottomissione gerarchica non ha carattere negativo, è semplicemente espressione dell’ordine naturale delle cose, è la condizione per una intesa armoniosa tra hun e po che nella loro diversità esercitano nel corpo una attività di coppia.

Gli hun sono ciò che permette all’essere umano di percepire, comprendere, costruire pensieri, provare emozioni e sentimenti, è la sensibilità, la spiritualità, l’intelligenza, l’immaginazione, la progettualità, la fantasia, i sogni, la contemplazione, l’estasi, i movimenti che portano l’energia a vagare lontano dalla materialità delle cose e del corpo: conformemente alla loro natura gli hun tendono al cielo.

I po sono invece gli spiriti della terra legati alla vita corporea, alle reazioni e alle spinte istintuali, ai movimenti corporei non fondati sulla coscienza e consapevolezza, al mantenimento della vita e alla sopravvivenza, a tutto ciò che non è legato al pensiero ma alla naturale spinta del voler vivere.

Nella loro attività di coppia, hun e po attivano l’uomo nei due sensi mantenendo però un armonico ordine gerarchico. Per questo pur avendo fame non mangeremmo ad esempio i nostri figli, poiché i nostri pensieri e la nostra spiritualità (hun) influenzano e condizionano la nostra istintività (po). Se accadesse il contrario i po, affamati di vita e preoccupati solo delle loro necessità istintuali, ci porterebbero all’eccesso nel mangiare, nel possedere, nell’avere.

Hun e po sono dunque nell’essere umano espressione della coppia cielo-terra che lavora incessantemente all’interno della loro unità, come yang e yin. Nel momento dell’azione lo hun esprime ad esempio l’ardimento e il coraggio mentre il po la forza fisica.

Quando hun e po si separano gli hun, conformemente alla loro natura, fuggono verso l’alto e tendono ad uscire dal corpo senza bisogno di porte poiché sono eterei e senza forma mentre i po, al contrario, non riescono a lasciare il corpo poiché sono legati alla sostanza, alla materia e se escono devono farlo con la materia e attraverso porte e orifizi anatomici. È quanto accade parzialmente in vita durante il sonno o nelle esperienze di distacco dal corpo: gli hun vagano all’esterno del corpo o esprimono la loro attività attraverso i sogni, mentre i po restano ancorati alla materia, al corpo. Alla morte gli hun, yang e senza forma, escono dal corpo e si elevano verso il cielo, mentre i po, legati alla materia, restano ancorati al corpo e lo lasciano lentamente, uscendo dagli orifizi corporei con la materia in disfacimento, con i liquidi. Da questa visione dell’azione di hun e po nascono usanze antiche come il salire sul tetto della casa alla morte della persona, in modo da richiamare indietro gli hun e riunirli ai po per tornare a far vivere il proprio caro. Gli spiriti dei po erano particolarmente temuti poiché, avidi di vivere, potevano entrare in altri corpi possedendoli. Per questo, a morte oramai certa e definitiva, si era soliti chiudere gli orifizi corporei (specie bocca e ano) con della giada o con pezzi di carne cotta o con delle ancor meno costose palle di riso, per evitare la precoce dispersione dei po. Al momento della sepoltura era usanza in alcune zone della Cina costruire statue di legno e paglia che venivano ricoperte di abiti in modo da attirare i po che, avidi ma stupidi perché privi di intelligenza, sarebbero potuti così essere imprigionati e poi bruciati insieme alla statua. In ogni modo l’esecuzione dei giusti riti poteva garantire un regolare ritorno degli hun al cielo e dei po alla terra.  Nel culto degli avi si ritrovano in modo differente le stesse credenze: per evocare gli spiriti dei propri antenati si offrivano ai defunti incensi di artemisia e profumi che salivano al cielo a cercare gli hun, mentre in terra era versato sangue di animali sacrificali o liquori o parti di cibo per contattarne i po.

Nella visione antica sinora espressa, hun e po non sono legati ad un organo particolare, cosa che invece avverrà nel tempo con l’articolarsi e l’imporsi della teoria dei cinque elementi dove tali componenti non saranno più concepite come coppia ma diventeranno due all’interno di un gruppo di cinque. Legandoli a organi precisi essi diventano gli “spiriti” (shen) che caratterizzano il fegato e il polmone con una conseguente trasformazione della loro funzione e prospettiva.

 

Yi e zhi

Anche yi e zhi costituiscono una coppia ma non al’interno di una distinzione marcata dei loro significati: sono due elementi così legati da essere talora usati indifferentemente tra loro.

 

proposito (yi 意)

volere (zhi 志)

cuore (xin 心)

 

Esaminando i caratteri costitutivi di yi e zhi è possibile notare un elemento comune ai due termini: in entrambi, nella parte inferiore, è posto il carattere cuore (xin). In medicina cinese il cuore non solo governa la diffusione del sangue, ma presiede all’attività mentale della persona e al suo psichismo. I caratteri che identificano yi e zhi suggeriscono pertanto la loro dipendenza dall’attività del cuore: essi possono esistere solo come effetto e produzione del cuore, come risultato dell’attività mentale. Il cuore, come organo e funzione, si costruisce a poco a poco dentro il feto, il suo sviluppo continua poi nel bambino e procede sino alla maturità: è allora che il cuore può, attraverso la sua interiorità e intelligenza, guidare la propria vita. Il proposito (yi) e il volere (zhi) sono l’effetto e la produzione di un cuore sufficientemente costruito, che si assume la responsabilità di dare una direzione alla vita della persona.

Mentre hun e po erano elementi primari che inconsapevolmente animavano la vita dell’uomo, yi e zhi sono una produzione successiva legata allo sviluppo e alla attività del pensiero e del mentale.

Nel carattere yi la parte superiore a “cuore” rappresenta una bocca da cui escono suono e parole. Yi è dunque la manifestazione verso l’esterno di ciò che occupa il cuore, ma il suono e le parole proferite sono scelte dal cuore e corrispondono a una intenzione conforme a quanto ha elaborato la mente. In tal senso il proposito (yi) è la disposizione interiore della persona.

Il volere (zhi) non è altro che il persistere e concretizzarsi del proposito e della predisposizione interiore in azione o atteggiamento stabile, la capacità di focalizzare un obiettivo e perseguirlo con determinazione. Il carattere zhi mostra in tal senso un germoglio che dal cuore sale diritto e esce dalla terra con vigore. La linea verticale che sale decisa verso l’alto può essere interpretata anche diversamente, ma esprime comunque un impulso vitale, una tensione a sviluppare ciò che è al di sotto, è una forza di cambiamento e trasformazione. Il proposito (yi) è dunque la primaria disposizione interiore, il volere (zhi) è la costante focalizzazione di tale intenzione in un processo evolutivo di trasformazione e realizzazione. È evidente che i due termini sono molto legati tra loro, tanto che furono spesso utilizzati insieme se non indifferentemente tra loro.

Un’ulteriore precisazione deve essere posta riguardo alla impropria traduzione di yi con il termine pensiero. Il pensiero (si) è cosa diversa dal proposito (yi): pur essendo entrambi correlati alla attività della milza, il proposito (yi) appare come primario, alla base di ciò che poi consentirà lo sviluppo di un pensiero (si), basato su ragionamento, integrazione di dati, immaginazione ecc.

Per i confuciani era molto importante coltivare il proprio proposito per renderlo retto: se la disposizione del cuore non fosse stata corretta, non lo sarebbe stata neppure l’azione che ne conseguiva. A tale scopo essi erano soliti osservarsi attentamente, consci che l’uomo aveva la capacità di discernere ciò che era in sintonia con l’ordine delle cose e della vita e ciò che invece era loro contrario. Questo procedimento era basato sullo studio come conoscenza e sull’osservanza dei riti che garantivano e ritmavano la vita secondo giusti valori e riferimenti. I taoisti, al contrario, ritenevano che fosse importante liberare il proprio spirito vuotando il cuore e la mente da ogni pensiero, poiché solo così la persona avrebbe potuto attingere alla sorgente della vita nutrendosi direttamente da essa e non da ciò che la mente avrebbe potuto elaborare al riguardo.

Il corpo intero e in particolare la milza presentano continuamente al cuore stimoli, percezioni, memorie, pensieri: il cuore può rifiutarli o accettarli, ma se li accetta essi diventano suoi, lo abitano, diventano il suo proposito. Per questo gli antichi saggi cinesi raccomandavano di mantenere il cuore libero da passioni, seduzioni e desideri, in modo da rendere il proprio proposito essenziale e autentico, connesso e quasi identificato con gli influssi provenienti dagli spiriti del cielo.

Quando il proposito permane e diventa stabile assume il nome di volere (zhi). Non è possibile parlare di volere (zhi) senza la costanza di un proposito che è il persistere di un’intenzione, di un desiderio, di un pensiero. Sia il volere che il proposito possono essere retti oppure fuorviati da desideri impropri, non conformi all’ordine naturale rappresentato dagli spiriti.

Il volere sinora descritto appartiene sempre al cuore, solo in epoche successive subirà una trasformazione di significato e sarà attribuito, nell’ambito dei cinque elementi, al rene.  Esemplificando, è il cuore che determina le parole e il loro contenuto, l’intonazione della voce, il gesto della mano che accompagna il parlare, è sempre il cuore che non fa distrarre il pensiero e mantiene l’attenzione dove serve, è il cuore che fa l’unità della persona attraverso proposito (yi) e volere (zhi). Il cuore non è mai senza una sua disposizione, ma ciò è decisivo poiché il cuore governa il corpo intero dirigendone il qi in funzione del suo proposito e volere. L’innamorato andrà dunque incontro alla sua amata, conformemente al proposito che lo abita: è il cuore ad attivare le energie, a dirigere il qi in modo utile a raggiungere il proprio scopo.

Se si possiede la disposizione a lasciarsi penetrare da stimoli provenienti dall’esterno, la vita sarà determinata da emozioni che causeranno un’eccitazione continua del qi, spostandolo ciascuna secondo la propria natura,6 se invece si segue una retta via interiore, il qi fluirà ordinato e pacato. Per questo gli antichi cinesi ritenevano che la persona fosse in qualche modo responsabile delle proprie emozioni: ciò che è presente nel cuore dirige il qi.

In modo speculare accade che una cattiva circolazione del qi possa influenzare lo shen, tanto più se questo non è ben radicato in un retto proposito e volere.

 

Note

1 In considerazione dell’intraducibilità del termine, nel testo è mantenuta e usata la denominazione originale “shen”.

2 Si riporta nel testo la bella interpretazione del carattere shen e del suo significato dati dalla sinologa Elisabeth Rochat De La Vallée nei suoi testi e nei suoi seminari.

3 La luce e lo splendore di vita e di intelligenza che deriva dalla pura presenza degli spiriti è denominata shenming 神明 (il carattere ming significa luce, luminosità, splendore). Lo stesso termine è usato per indicare quanto segue fedelmente le trasformazioni e l’ordine naturale dell’universo, mostrandone bellezza e armonia.

4 Un’elaborazione, propria al taoismo alchemico, inserisce in questo contesto il concetto di anima (ling). La mente e la coscienza hanno bisogno di un corpo per esistere: tale aspetto yin è rappresentato dall’anima-ling mentre l’aspetto yang è legato allo spirito-shen. In tal senso ling esprime la separazione che prende forma nell’individualità, mentre shen è lo yang senza forma che non si declina nell’identità personale ma è espressione dell’unità cosmica. Il testo non approfondirà tali concetti che resteranno qui indistinti all’interno del termine “shen”.

5 Durante la tarda dinastia Han il numero degli hun fu fissato in tre, quello dei po in sette.

6 Ogni emozione possiede un suo particolare riflesso sul qi. La collera, ad esempio, fa salire il qi mentre la preoccupazione lo annoda e la paura lo blocca o fa scendere.




L’utilizzazione dell’agopuntura in pronto soccorso

Alessandro Cecconi*

Abstract

Il  Pronto Soccorso è un luogo dove capitano spesso casi gravi verso i quali occorre avere tempestività d’intervento ed utilizzare farmaci che possiedono una certa rapidità di azione.  In questo contesto, la medicina cinese in generale e l’agopuntura in particolare sembrano non avere spazio, proprio per l’idea che sia una medicina che necessiti di più tempo per agire. Questo articolo descrive l’utilizzo della MTC in Pronto soccorso. Attraverso la descrizione di alcuni casi clinici trattati, l’autore vuole dimostrare che l’agopuntura può risultare efficace, sia da sola che in combinazione con la medicina occidentale, sia per diagnosticare che per trattare patologie che normalmente non vengono curate negli ambulatori privati di MTC ma prevalentemente nei centri di emergenza.

Parole Chiave: Pronto soccorso, agopuntura, coliche renali, crisi ipertensiva, epistassi, ulcere cutanee, fibrillazione atriale, asma, febbre alta.

 

Introduzione

In Pronto soccorso non arrivano soltanto casi gravi come pazienti con infarto miocardico, scompenso cardiaco, politraumatizzati; vi giungono, e sono la maggior parte fortunatamente,  anche patologie meno gravi come coliche renali, febbri, cefalee acute, lombalgie acute, bronchiti acute, torcicollo, ferite traumatiche minori, aritmie cardiache, punture d’insetto e via dicendo. In molti di questi ultimi casi l’agopuntura può fornire un validissimo aiuto, permettendo inoltre di risparmiare sia sui costi legati alla somministrazione di farmaci (FANS, antiemicranici, antidolorifici ad esempio) che inoltre non sono privi di effetti collaterali nocivi, sia sugli esami strumentali.

Ricordo un paziente che entrò in Pronto Soccorso  lamentando parestesie all’emivolto sinistro e alla lingua. Chi lavora in Pronto soccorso ha in genere un modo di pensare “pessimista”, nel senso che tende a valutare in primis, e quindi escludere, la presenza di patologie che richiedano un intervento urgente. Nel caso particolare il pensiero andò allo stroke cerebrale. Se non avessi conosciuto la medicina cinese probabilmente avrei fatto fare subito RX rachide cervicale per escludere patologie della colonna e forse anche una TAC cerebrale per escludere l’ictus. Pressione sanguigna, saturazione ossigeno, frequenza cardiaca ed esame obiettivo erano tutti nella norma. Tuttavia  ad un’anamnesi più attenta, il paziente riferì che aveva viaggiato in auto con finestrino aperto per un lungo tratto. Tenendo conto che la lingua non aveva alterazioni particolari se non che tremasse appena in punta e che il polso era fu (superficiale), pensai ad una aggressione esterna di vento umidità nei meridiani di vescica, vescica biliare, stomaco. Punsi il 20 GB  insieme al 3 SI, 4 LI, 5 TE, 60 BL, tutti in dispersione e il formicolio sparì in 20 minuti. La conoscenza della MTC mi ha permesso  di eseguire una diagnosi differenziale, impostare una terapia efficace e risparmiare in esami strumentali costosi e non esenti da rischi, oltreché inappropriati in questo caso particolare.

Negli ultimi cinque anni di attività in PS ho utilizzato l’agopuntura somatica e l’auricoloagopuntura per trattare disturbi che vanno dalla spalla dolorosa, sciatiche, lombalgie acute, vertigini, crisi ipertensive, agli attacchi di panico, cefalee acute, traumi contusivi e distorsivi, ferite difficili e  fibrillazioni atriali. Nella maggior parte delle periartriti della spalla, lombalgie acute, sciatica, vertigini, attacchi di panico e cefalee l’agopuntura da sola è bastata per ridurre la sintomatologia. Nelle crisi ipertensive, nelle coliche renali e nelle fibrillazioni atriali l’agopuntura  è stata utilizzata in combinazione con la terapia occidentale. La combinazione di TCM e medicina occidentale  ha permesso di ridurre i dosaggi dei farmaci antidolorifici per le coliche, degli antipertensivi per le crisi ipertensive, mentre ha permesso un ripristino del ritmo sinusale nelle fibrillazioni atriali nel 100% dei casi trattati (6 casi in totale) dopo max 2 ore dall’inizio del trattamento integrando l’agopuntura al protocollo occidentale sulle AF. Da notare che, sebbene il numero dei casi trattati delle AF è esiguo ai fini di una statistica significativa, tuttavia in base ad uno studio(1), di solito  circa la metà dei pazienti trattati solo con propafenone (farmaco antiaritmico)  ritorna a ritmo sinusale dopo 2 ore, mentre il 72% dopo 8 ore.

 

Casi clinici trattati in Pronto soccorso

Fibrillazione Atriale

La fibrillazione atriale è un disturbo del ritmo cardiaco in cui il nodo senoatriale non è più il segnapassi principale. Gli atri si contraggono anarchicamente ed inefficacemente aumentando il rischio di ictus ischemico per la formazione di trombi all’interno degli atri stessi o di scompenso emodinamico per deficit di riempimento ventricolare a causa dell’inefficace contrazione degli atri.

I sintomi possono essere: palpitazioni, dispnea, poliuria, pollachiuria, dolore al petto, vertigini

La terapia in medicina occidentale è rivolta a rallentare la frequenza cardiaca, se elevata, per  avere un ritmo più sostenibile per il cuore e a ripristinare, attraverso una cardioversione elettrica con defibrillatore, o farmacologica con antiaritmici, il ritmo sinusale.

In medicina cinese la FA è legata ad un’alterazione del qi di Cuore e può dipendere da:

– calore o fuoco che invade il cuore

tan calore

– stasi sangue di Fegato e Cuore

– deficit Sangue Fegato e Cuore

– deficit qi di Cuore

– deficit yang di HT

– disarmonia HT-KI

La diagnosi differenziale si basa come sempre sui sintomi che accompagnano l’alterazione del ritmo, sul polso e la lingua. In generale, in presenza di calore o di disarmonia rene-cuore il ritmo cardiaco è accelerato. Nella stasi di sangue predominano dolori trafittivi al petto, nel deficit di qi e di yang di Cuore ci possono essere i segni dello scompenso cardiaco (edemi declivi, dispnea, astenia marcata, sudorazione al minimo sforzo, pallore).

La priorità è ristabilire il ritmo sinusale, qualora la fibrillazione sia iniziata da meno di 48 ore. Altrimenti il paziente va scoagulato per 1 mese per poi essere cardiovertito elettricamente.

L’agopuntura in questi casi è di supporto e non va utilizzata in monoterapia.

In tutti i casi trattati ho utilizzato lo schema terapeutico con propafenone e ho aggiunto il 6 PC in dispersione nelle sindromi da pieno e in tonificazione nelle sindromi da deficit per 20 minuti. Il 6 PC ha l’abilità di purificare il calore, muovere il sangue in quanto punto luo, regolare il qi di Cuore e purificare il calore.

In tutti i casi trattati il ritmo è stato ripristinato entro le due ore dall’inizio del trattamento.

 

Crisi ipertensiva

Le crisi ipertensive sono delle emergenze mediche caratterizzate da un rialzo pressorio oltre 160/95 mmHg. Il rischio è la rottura di un vaso cerebrale con emorragia e quindi ictus. I fattori di rischio sono l’età avanzata, l’obesità, la familiarità, il diabete, l’alimentazione.

I sintomi possono essere: cefalea, epistassi, senso di calore al capo, vertigini, tinnitus, senso di pesantezza alla testa, confusione mentale.

La terapia d’emergenza in medicina occidentale è basata su diuretici e calcioantagonisti.

In medicina cinese le crisi ipertensive sono legate ad una condizione di eccesso al capo. La testa è definita anche il “palazzo dello yang” per cui normalmente lo yang sale per aprire ed illuminare gli orifizi, per poi “appesantirsi” e ridiscendere verso il basso. Le condizioni che possono determinare una crisi ipertensiva sono:

– deficit yin di Rene e Fegato con eccesso relativo di yang (con possibile vento)

– stasi di qi di Fegato con calore-fuoco (con possibile vento)

– calore umidità

tan calore

In emergenza i punti che sono stati utilizzati sono:

– deficit yin con fuga di yang: 3 LR (abbassa lo yang in eccesso), 20 GB (elimina il vento di Fegato al capo), 20 GV (purifica il calore e il vento dalla testa), 1 KI in moxa (attira lo yang verso il basso per il principio che “un piccolo fuoco attira un grande fuoco”), 5 TE (purifica il calore ed espelle il vento).

Tutti i punti sono stati infissi bilateralmente per 20 minuti  e manipolati in dispersione.

–    stasi di qi Fegato con calore: 2 LR (purifica il fuoco di Fegato e mobilizza il qi), 43 GB (punto acqua, “raffredda” il capo e purifica il calore), 1 KI in moxa, 20 GB. Tutti in dispersione.

–    Nel caso dei quadri legati al calore umidità ed ai tan calore, in emergenza non si lavora sull’umidità nè sui tan,  perché il trattamento di questi patogeni richiederebbe più sedute.  Per cui si lavora solo sul calore purificandolo con i punti su indicati. In genere si preferisce associare dei farmaci diuretici come la furosemide in questi casi in quanto drenano l’umidità attivando la diuresi. Non la si considera  indicata nei casi in cui lo yang si libera su deficit di yin poiché, facilitando l’espulsione di liquidi, si rischia di aumentare il gap fra yin e yang, acuendo la crisi.

–    MF, 62 anni, lamenta cefalea pulsante alle tempie e senso di confusione da sei ore circa. Il volto è arrossato.  Lingua: violacea e rossa in punta, sottile patina giallastra asciutta.

–    Polso: hua, shuo, youli

–    Pressione arteriosa: 190/120 mmhg

–    Frequenza cardiaca: 92 bpm

–    Saturazione ossigeno: 96% in aria ambiente

–    Diagnosi cinese: stasi di qi e Sangue di LR con liberazione di calore.

–    Principi di trattamento: purificare il calore dal capo.

–    Punti: 20 GB, 43 GB, 1 KI moxa, 5 TE, bilaterali, in dispersione per 20 minuti.

–    Sono state aggiunte 3 gocce di nifedipina per accelerare il processo di riequilibrio.

–    Dopo 40 min lcrisi ipertensiva e la sintomatologia si sono normalizzate.

–    
Colica renale
Le coliche renali sono un disturbo che i pazienti descrivono essere molto molto doloroso: tipicamente il dolore origina dalla loggia renale destra o sinistra, trafittivo o con senso di pesantezza  e si irradia in fossa iliaca omolaterale fino al pube. Non c’è posizione che possa alleviarlo. Il dolore è dovuto a spasmi dell’uretere che tenta di espellere il calcolo in vescica.  Il calcolo può essere di ossalato di calcio, di fosfato di calcio o di struvite. Possono associarsi nausea o vomito, senso di pesantezza sovrapubico, meteorismo, bruciore urinario, pollachiuria, stranguria. La manovra del Giordano (percussione con mano a taglio nella loggia renale interessata dal dolore) in genere è positiva cosi come uno stick urinario, positivo per leucociti, globuli rossi, nitriti e nitrati rende la diagnosi più probabile.

–    La terapia si basa su farmaci antidolorifici e antispastici.

–    In medicina cinese i calcoli sono aggregati di tan sostanziali che si depositano nel rene. Nella colica renale, i tan determinano un’ostruzione del fluire di qi e Sangue nel decorso interno del meridiano di Rene, causando il caratteristico dolore. Il dolore è molto forte anche perché è una zona molto delicata, prossima allo zang Rene, per cui il patogeno deve essere eliminato il prima possibile in quanto è a rischio la funzionalità dello zang stesso.

–    In Pronto Soccorso come terapia si usa l’agopuntura auricolare.

–    I punti che ho utilizzato maggiormente sono stati  Rene, Fegato, Vescica, Uretere and Shenmen. Ho osservato che il punto Fegato riveste un ruolo importante quando il dolore si irradia a GB 25, punto mu del Rene. La scelta dei punti di auricolo si basa sulla sensibilità  del punto alla pressione con la punta dell’ago. Nei punti più sensibili, scelti fra quelli sopramenzionati, vengono inseriti gli aghi e lasciati per 30 min.  La posizione degli aghi va cambiata al variare dei sintomi, sempre testando i punti sensibili, limitrofi, che alleviano il dolore.

–    S.N. 41 anni, viene in Pronto Soccorso per un dolore in fossa renale sn. insorto da due ore, che si irradia al 2-3 CV. Il dolore è trafittivo, tipo colica, ed è associato a vomito. Il vomito è tipico della colica, poiché se c’è un blocco, quindi un Pieno in basso, il qi di Stomaco, che scende, trovandosi di fronte ad un ostacolo, vi impatta per poi andar controcorrente (qi ni). Inoltre questo movimento può essere interpretato come un tentativo di creare un vuoto per alleggerire il pieno.

–    Come terapia, ha assunto intramuscolo a casa una fiala di ketoprofen senza alcun giovamento.

–    Lingua: scura, patina bianca diffusa e viscosa

–    Polso: marcatamente xian

–    Diagnosi: stasi qi e xue nel meridiano del Rene.

–    Terapia: auricoloagupunctura su Rene, Vescica e Uretere, testando prima la sensibilità degli agopunti. Gli aghi (0,25x25mm) sono stati manipolati per 30 min ogni 5 min e cambiati di posizione quando il dolore cambiava localizzazione e intensità, alla ricerca di altri punti sensibili. Da sottolineare è che, se il punto è sensibile, semplicemenete appoggiandovi l’ago, i sintomi migliorano, anche se non stabilmente all’inizio, da un 30% a un 70% immediatamente.

–    Dopo 30 minuti il dolore è regredito completamente. Sono state inoltre associate 2 fiale e.v. di floroglucinolo (antispastico per le vie urinarie) per accelerare il processo di riequilibrio.

–     Attacco di panico

–    L’attacco di panico è un disturbo molto frequente soprattutto nei giovani adulti. È caratterizzato da palpitazioni, ansia marcata, panico, senso di morte imminente, dispnea, parestesie agli arti, tremori, senso di freddo e di calore diffuso o localizzato, nodo alla gola. Alla base del sintomo spesso ci sono traumi e shock emotivi non risolti. È causa frequente di ricorso al Pronto Soccorso. Dietro ogni persona, dietro ogni sintomo, c’è una storia, un insieme di esperienze, spesso traumatiche, legate ad abusi sessuali, molestie, incidenti stradali, esperienze che comunque hanno lasciato una cicatrice, ancora viva per molti, che alimenta tale sintomo, il quale troppo frequentemente viene ignorato dai medici, spesso per una mancata formazione a riguardo, e liquidato con poche gocce di ansiolitico.  Nel reparto d’emergenza spesso non c’è abbastanza tempo per parlare con la persona, soprattutto nei momenti di alta affluenza, e, d’altro canto, la persona stessa chiede che il sintomo venga rimosso il prima possibile. Permettere che la persona si esprima e si liberi, dando contenimento attraverso l’ascolto e la parola, in molti casi può bastare  per tranquillizzare. Tutti abbiamo bisogno di contenimento, di sentirci accolti ed accettati. D’altro canto siamo stati abituati a essere forti, coraggiosi, a non esprimere le nostre debolezze, a nasconderle. Ecco che più comprimiamo, più teniamo duro, più “esplodiamo”. In effetti secondo la MTC il panico è causato da un movimento intenso e caotico dell’energia, spesso simile ad una esplosione difficile da contenere e controllare.

–    Nello specifico, le sindromi correlate al panico sono:

– Stasi di qi di Fegato con calore che invade il Cuore. Una delle funzioni del qi è di trattenere. Quando gran parte della nostra energia è volta a trattenere le emozioni  piuttosto che a lasciarle fluire, si crea un movimento ambivalente: da una parte il qi tenta di trattenere le emozioni, dall’altra le emozioni (che imprimono movimento all’energia) tentano di muovere il qi. Si crea cosi un attrito che ha come conseguenza un consumo di qi e una formazione di calore patogeno con successiva circolazione caotica di energia,  generando sintomi come il panico. In alcuni casi i tan (espressione e causa del ristagno) possono complicare il quadro aumentando il ristagno di energia e sangue ed impedendo allo shen di radicarsi e di fluire armoniosamente insieme al sangue.  Oltre al panico ci potrà quindi essere una sensazione di ottundimento, difficoltà nell’eloquio fino a sindromi più gravi di dissociazione come allucinazioni e disturbi maniacali.

Una sindrome che spesso si riscontra all’origine del panico è il ben tun, caratterizzata da una sensazione di un movimento energetico che sale fino in gola o in viso con palpitazioni, dispnea, panico, che regredisce nel giro di qualche minuto.  Questo quadro può essere causato da:

–        stasi di qi di Fegato che genera del calore che sale

disturbando il fluire del qi e del Sangue nel Cuore

– deficit di yin di Rene e Fegato.

Oltre ai punti scelti in base alla sindrome di base, quelli seguenti si utilizzano in entrambi I quadri clinici:  Yintang (M-HN-3), Guanyuan CV-4, Dazhong KI-4, Qimen LR-14 and Benshen GB-13. Qimen LR-14 e Benshen GB-13 mobilizzano il Qi, specialmente al petto. Dazhong KI-4 mitiga la paura, calma lo Shen, migliora il respiro.  Guanyuan CV-4 nutre il sangue facilitando il radicamento dello Shen.

M.C. 38. Camionista, Viene in Pronto Soccorso in pieno attacco di panico. È molto agitato e sudato, lamenta difficoltà a respirare. I suoi occhi sono molto rossi e impauriti. La lingua è rossa, bordi più rossi con una patina viscosa e gialla diffusa.

Il polso è hua e shuo.

Diagnosi: fuoco di Cuore con tan.

Principi di terapia: muovere qi e sangue per eliminare il ristagno.

Punti: 3 LR, 4 LI, Yintang, bilaterali, in dispersione per 20 minuti.

Il panico incomincia a diminuire dopo 5 minuti di terapia, regredendo completamente in 30 minuti.

I punti utilizzati non tolgono il calore, ma muovono qi e Sangue. Essendo l’attacco di panico una circolazione caotica del qi, le 4 barriere hanno ripristinato un fluire del qi più armonico. Il calore è fonte di ansia poiché agita il qi e ne altera il fluire. Si può quindi agire sul calore purificandolo o sul qi muovendolo. Inoltre muovere qi e sangue favorisce anche la dispersione del calore.

 

Ulcere cutanee

Nei casi di ferite che stentano a riparare, come ad esempio nei diabetici o negli anziani, è utile circondare i bordi sani della ferita con aghi. Il numero dipende dalla grandezza della ferita. Ho osservato che facilita la cicatrizzazione delle ferite. Avevo una ferita al tendine d’achille da 1 mese che non riparava ed era suppurata. Un mio collega mi suggerì di circondare la ferita con aghi; dopo 10 applicazioni giornaliere la ferita incominciò a chiudersi e a non secernere più pus. Si chiuse in 20 giorni. Credo che la funzione degli aghi intorno alla ferita consista nel promuovere la circolazione del qi e del sangue e purificare il calore tossico.

 

Epistassi

L’epistassi è un sanguinamento dal naso. Le cause possono essere legate a crisi ipertensive, traumi, alterazioni della coagulazione del sangue. La terapia  in medicina occidentale è basata su procoagulanti orali e ghiaccio.

In medicina cinese l’epistassi può dipendere da:

– calore che invade il polmone

– deficit di qi

– stasi Sangue

Nel caso del calore che invade il Polmone, il fuoco di Fegato è in molti casi l’origine del calore. Nell’ipertensione da fuoco di fegato, attraverso il sanguinamento l’organismo si libera dal calore in eccesso. Per cui in questi casi non è corretto bloccare l’emorragia, a meno che non ingente, con dei coagulanti orali.

Il sangue è di colore rosso vivo, la lingua rossa, con patina, il polso shuo ed hua.

Il punto fondamentale per trattare questo genere di epistassi è il 3LU. È un punto  che purifica il calore, e fa scendere il qi, raffredda il sangue ed arresta il sanguinamento. Si manipola in dispersione. Utile anche 20LI (punto locale che purifica il calore).

– Nel deficit di qi, il colore del sangue è pallido, la persona è astenica e pallida, l’epistassi tende a verificarsi dopo uno sforzo. Tuttavia la persona può essere pallida perché impaurita, oppure lo sforzo può aver aumentato del calore già presente e determinato l’espistassi. Il colore del sangue resta fondamentale, insieme alla lingua ed al polso, rispettivamente pallida e wuli,  per una diagnosi differenziale.

In questo caso occorre innalzare il Qi ed il punto fondamentale è il 20GV in moxa, insieme al 4LI in tonificazione (tonifica il qi ed agisce sul viso).

– Nell’epistassi da stasi di Sangue, spesso legata a traumi contusivi, il sangue è scuro con coaguli. Il polso se, la lingua violacea.

Nei traumi con stasi di Sangue è utile la moxibustione nell’area colpita dal trauma per muovere i ristagni.  4LI in dispersione e in moxibustione muove il qi per muovere il Sangue, agisce sul viso), 23GV (agisce sul naso aprendolo).

RF, 45 a. viene in Pronto Soccorso per un’epistassi presente da 1 ora. La pressione arteriosa è 150/95 mmhg. È’ rosso in viso e leggermente in sovrappeso, il polso è hua e la lingua è rosso scura con patina sottile gialla. Considerando anche il sangue rosso vivo, la mia diagnosi è Fuoco che invade il Polmone. Massaggio per 3 minuti circa il 3LU bilateralmente, in dispersione e l’epistassi cessa.

 

Iperpiressia

Febbre alta: quando la febbre supera i 40 gradi ci sono gravi rischi per la salute della persona. Per chi ha avuto episodi di convulsioni febbrili si consiglia di non superare i 38 gradi di temperatura. Generalmente la febbre elevata, tranne i casi di ipertermia maligna, è facile da gestire: spogliare il paziente, paracetamolo e/o cortisone. Diventa meno facile quando i pazienti come M.A., 72 anni, sono allergici al paracetamolo ed hanno controindicazioni per l’assunzione del cortisone. Quando arrivai la febbre era salita a 40,5. L’unico  scopo era abbassare la febbre quanto prima. Con l’aiuto dei familiari la spogliammo, feci sanguinare Erjian (agli apici dell’orecchio), Shixuan (estremità dei polpastrelli delle dita) e tutti i punti jing distali. Riuscimmo ad abbassare la febbre fino a 38,5.  Il sanguinamento di Erjian e Shixuan permette una purificazione del calore molto rapida, mentre i jing distali  ripristinano la coscienza e purificano il calore.

In tutti i casi di febbre elevata questi punti sono indicati indipendentemente dalla sindrome di base, in quanto in situazioni critiche lo scopo principale è curare la manifestazione.

Più lo yang dell’organismo è forte, maggiore sarà la risposta di difesa. Nei bambini, che, essendo in rapida crescita, hanno uno yang molto sviluppato, la febbre tende a presentarsi elevata. È un buon segno, tranne quando supera appunto i 40 C. Per cui è molto importante disperdere il calore senza timore.

 

Conclusione

In questo articolo ho riportato i casi trattati con successo. Ovviamente ci sono stati anche insuccessi. Gli insuccessi hanno interessato le sindromi dolorose come alcune forme di sciatalgia o odontalgia acuta. La mia aspettativa era legata al cercar di risollevare il paziente dal dolore in 20 minuti solo con aghi, ma, comprensibilmente questo non è potuto accadere sempre. In molti casi ho dovuto aggiungere farmaci antidolorifici occidentali. Devo sottolineare che la maggior parte dei pazienti si sono sottoposti senza resistenza all’agopuntura, con un atteggiamento di curiosità e fiducia, nonostante la MTC non sia molto diffusa nella mia zona. Ringrazio loro per avermi dato la possibilità di sperimentare la MTC in questa nuova realtà dell’emergenza.  Come ho detto precedentemente, non ho un numero di casi sufficientemente elevato per poter fare una valutazione statistica significativa. Tuttavia, queste esperienze mi hanno portato a ritenere che utilizzare la medicina cinese anche in pronto soccorso permette di raggiungere in tempi più brevi un risultato positivo in termini di miglioramento della sintomatologia acuta e quindi della qualità di vita per le patologie  sopra esposte,  risparmiando i costi di accertamenti e cure inutili o dannose ed evitando o riducendo l’assunzione di farmaci e dei loro effetti collaterali.

Inoltre,  quando la funzione d’organo rischia di essere seriamente compromessa mettendo a rischio la vita della persona, occorre sempre valutare con accuratezza tempi e metodi di trattamento, tenendo presente che la medicina occidentale offre importantissimi risultati nel caso di emergenze medico-chirurgiche da cui non si può prescindere. Tuttavia, integrare le conoscenze della MTC può essere di notevole aiuto ai fini diagnostici e terapeutici, anche per quelle patologie che sono da sempre ad esclusivo appannaggio della medicina occidentale.