Medicina tradizionale cinese e grafopatologia del fegato

Alberto Bevilacqua*

Una mente felice è medicina: non esiste ricetta migliore – proverbio cinese

L’aspetto peculiare che caratterizza tutta la pratica medica cinese si riconduce al principio fondamentale che la salute e la malattia sono concepite come espressioni energetiche: la vita è una sorta di ‘vortice di energia’ in continua interazione con gli organismi viventi.

L’intero pensiero filosofico e culturale dell’estremo oriente è costruito su una interpretazione simbolico-correlata della realtà, dove i fenomeni e gli eventi accadono per analogia e somiglianza oltre che  per caratteristiche ed affinità comuni. Ciascuna entità è in rapporto con un’altra mediante flussi di energia.

L’energia assume, ad esempio, il basilare significato di identità, di equivalenza con la materia-massa e si esprime mediante l’alternanza del moto perpetuo, incessante e ciclico, da un minimo ad un massimo senza soluzione di continuità. Secondo l’antica concezione dello yin e dello yang, l’uomo interagisce costantemente con le manifestazioni dell’energia vitale che pervade l’etere, l’ambiente naturale e quello sociale a tal punto che le funzioni biopsichiche degli individui ne rimangono profondamente segnate: in tal senso anche i comportamenti neurografici possono risentirne in varia forma.

È interessante notare come esista una prima sorprendente identità concettuale tra il pensiero orientale sull’interpretazione della vita e del mondo e con un caposaldo del metodo occidentale della grafologia che ha reso progressivamente questa disciplina peculiare ed innovativa: il valore del segno come elemento antropologico fondamentale che, rappresentato in tutte le culture fin dalle epoche più remote, ha notevolmente contribuito nel tempo alla formazione dei comportamenti umani e quelli scrittori sono tra i più complessi e raffinati.

Relativamente a quest’aspetto L. Sotte sottolinea, nel suo trattato di agopuntura, che: «La scrittura cinese è ideografica e pittorica; ogni disegno o ideogramma esprime un concetto. Anzi l’ideogramma esprime più di un concetto, si tratta di un simbolo capace di evocare un complesso indefinito di immagini particolari. Possiamo affermare che la scrittura cinese è di tipo sintetico e simbolico».

In effetti l’esperienza dell’apprendimento, la formazione della memoria e la capacità di ricordare, soprattutto in concomitanza di impressioni emotive stato-dipendenti come la paura, hanno contribuito, durante lo sviluppo filogenetico della specie umana ed ontogenetico di ciascun individuo, alla sedimentazione e stratificazione (soprattutto nei blocchi arcaici del cervello), di profonde tracce mnestico-simboliche, sorgenti anch’esse dalla primaria formazione di grossolane vie bioelettriche neurali e sinaptiche e dalla successiva configurazione e consolidamento delle funzioni superiori, integre o disturbate, quali l’astrazione, la concettualizzazione, l’imma-ginazione e la rappresentazione.

Nella M.T.C. lo yin e lo yang simboleggiano le due espressioni dell’energia qi (Ci). Il qi viene definito ‘forza causale’ ed è alla base di ogni manifestazione della vita: lo yin e lo yang infatti permeano non solo l’attività mentale ma anche l’intera materia, compresi quindi anche gli organi del corpo umano.

Lo yin è evocativo di organico e di possibile iperaccumulo di materia, lo yang invece di funzionale e di possibile sovraconsumo di materia. Tramite i ‘meridiani’ (canali non fisici del soma) il qi fluttua in tutto il corpo creando continuamente campi energetici variabili e la patologia umana è pertanto concepita ed interpretata come uno squilibrio energetico tra yin (potenziale sintomo cronico) e yang (potenziale sintomo acuto) intimamente influenzato dagli shen (po e hun) che nella cultura occidentale sono l’equivalente delle emozioni, dei sentimenti e delle passioni. Conseguentemente le varie terapie adottate per curarla saranno fondamentalmente orientate al ristabilimento dell’armonia tra questi due stati.

 

Come dunque l’invisibile forza energetica rappresenta, per la cultura orientale, l’assunto base di tutta la medicina tradizionale cinese, similmente l’onda scrittoria con il suo fluire neurofisiologico e con le alternanze e variazioni energetico-pressorie tracciate sul foglio di carta, si configura come un oggetto di studio peculiare per raccogliere utili informazioni sulla qualità energetica, emotiva ed organica  dell’individuo.

 

L’elegante concezione della M.T.C. è affine, in maniera sorprendente, ad un altro dei più importanti postulati della grafologia clinica occidentale: se la tessitura grafica esprimerà una buona modulazione neuromuscolare tra la fase della tensione e quella del rilassamento sarà indice di generale benessere psicofisico (yin-yang in equilibrio dinamico armonico) mentre l’aritmia delle prassie grafo-cerebrali e gli eccessivi sbilanciamenti verso addensamenti, affievolimenti o dispersioni dell’energia nei tratti scrittori, potranno evidenziare, con molta probabilità, la perdita di euritmia psicorganica ed il verosimile rischio di insorgenza di patologia (yin-yang instabili).

Nella M.T.C. i ‘cinque movimenti’ (e la grafia è movimento!): legno – fuoco – terra – metallo – acqua, il legno è correlato al fegato ed è simbolico di accumulo e materialità. Similmente, in grafologia, l’individuo esprime la propria energia nella materialità delle lettere che pertanto possono essere tracciate anche sotto l’influenza di indignazione.

Nell’antico Su Wen, al capitolo XIII, troviamo un’interessante interpretazione del fegato: questo tesaurizza gli hun e quando le tensioni emotive ristagnano, sono presenti risentimenti e frustrazioni e c’è inclinazione alla collera, il sangue e l’energia (qi) si addensano nel fegato e  producono patologia.

In grafologia lo scrivente, senza rendersene conto razionalmente, offre con la sua grafia uno ‘spaccato’ sia della stratificazione strutturale, funzionale, biologica, fisiologica e psicocomportamentale formatesi in lui fino al momento della composizione della stessa, sia delle modalità con le quali l’energia vitale individuale si è consolidata qualitativamente nel tempo.

È singolare come anche G. Moretti, caposcuola della moderna grafologia italiana, intravveda in certe scritture influenzate dall’impressionabilità, dall’ansia e dalle preoccupazioni oltre che dall’indignazione e dalla veemenza la somatizzazione di patologie del fegato: un’ulteriore conferma della stretta correlazione tra le due discipline, In definitiva la M.T.C. attribuisce alle ‘sette passioni’ umane (ansia, angoscia, paura, apprensione, collera, tristezza, ossessività) che, singolarmente o aggregate in varia forma tra loro, possono procurare scompensi psichici e somatici (interferendo con il naturale e spontaneo fluire dell’energia shen), altrettanto la grafologia, specificatamente quella applicata alla medicina, è in grado di mettere in luce le stesse tra le innumerevoli pieghe del ductus scrittorio considerandole, anche secondo la visione della medicina integrata, corresponsabili del possibile rischio di patologia organica.