L’origine della vita: l’energia, la pulsazione ritmica, il movimento

Alberto Bevilacqua*

* Grafologo clinico – Diplomato in medicina integrata PNEI – Coordinatore SIPNEI per la regione Marche e membro del Consiglio Nazionale SIPNEI – email: marcob70@libero.it

 Lo studio della grafia ha origine da una concezione ideografica degli atteggiamenti umani connessa all’immagine, al simbolo ed ai conseguenti significati semantici che ne scaturiscono. Tale studio si razionalizza nell’osservazione scientifica della gestualità (psichica, nervosa e fisiologica) in relazione alla complessa dinamica motorio-comportamentale, alla costituzione biologica, alle espressioni temperamentali e caratteriali ed alle modalità individuali di interpretazione simbolica del proprio vissuto in rapporto al mondo reale.

La metodologia grafologica consente di definire, pertanto, il livello e la qualità dei ritmi vitali, la presenza di eventuali blocchi energetici, la dinamica più o meno armonica dello stretto binomio tensione-distensione, la soglia di eccitazione o inibizione della cellula nervosa, l’interazione tra le strutture corticali e sottocorticali (con l’evidenziazione di una possibile prevalenza funzionale di alcune di esse quali il pallidum, lo striato e il cortex) ed infine, ma non ultimi, il livello, la qualità e la quantità della scarica energetica emotiva e neurovegetativa che influiscono sulle capacità adattive bio-sociali dell’individuo.

Ci si rende subito conto che trattare questa materia significa prioritariamente utilizzare i fondamenti della neurologia ma più ampiamente ed approfonditamente quelli di tutte le branche delle Neuroscienze. Infatti il linguaggio neuromuscolare del movimento scrittorio si realizza mediante un processo di ‘circolarità informazionale’ tra il sistema nervoso centrale e l’apparato osteo-muscolare mediante sequenze fisiologiche e biochimiche globali particolarmente complesse. Da una parte vi sono implicati i nuclei profondi del cervello, cioè i gangli della base comprendenti appunto le aree del pallidum e dello striato e quelle del nucleo subtalamico e della substanzia nigra che si relazionano tutti con la parte frontale della corteccia e, dall’altra, con le strutture ossee, le giunture elastiche e i tendini che impegnano la spalla, il braccio e l’avambraccio, il polso, le dita e tutti i muscoli pronatori e supinatori coinvolti nel processo.

Parlare dunque di grafologia, cioè dello studio del comportamento dell’uomo osservato dal punto di vista della sua produzione grafica, significa però, in premessa, liberare il campo da tutta una serie di dubbi, soprattutto espressi da detrattori che vorrebbero, ancora oggi, relegare questa materia ai confini delle ‘arti’  non meglio identificate intendendo non riconoscerle alcun aspetto di scientificità.

Non molto tempo fa è uscito, ad esempio, un articolo su una rivista di psicologia che si interrogava se la grafologia fosse una scienza e gli autori ne sostenevano la non validità in quanto ‘scienza non misurabile’. Ma la scienza è scienza solo se misurabile o se ne può concepire anche l’incommensurabilità? Riprenderò via via nei prossimi numeri questo aspetto ma fin d’ora va sostenuto e ribadito con forza che le critiche gratuite non fanno onore allo stile propositivo, se coerente e rigoroso, al rispetto del sapere altrui e alla correttezza dialogica, soprattutto se della grafologia non si conoscono le premesse scientifiche, i postulati, gli assiomi ed il grande vantaggio scientifico che può realmente offrire se si propone questa disciplina anche in un’ottica interdisciplinare.

Biologia, psicologia, sociologia, bioenergetica ma anche fisica quantistica, cibernetica, cimatica, solo per citarne alcune, sono tutte materie scientifiche delle quali il segno grafico contiene in sé aspetti utili ed interessanti, anche se tuttavia potrebbe sembrare non credibile e fantasioso.

Come si può già intuire da questa introduzione, lo studio del ductus scrittorio è molto impegnativo e richiede un approccio profondamente articolato perché la materia appartiene alla branca dei  ‘sistemi complessi informazionali’. Sotto questo profilo è peraltro doveroso riconoscere ed ammettere che il grafologo normalmente è, da questo punto di vista, spesso carente e ha quindi il dovere di integrare le proprie competenze per ampliare ed arricchire la sua visione e la sua conoscenza soprattutto trasformando il suo modo di pensare scientifico da logico in analogico. Questa urgenza d’altro canto non è però una esigenza solo sua!

La specificità dell’uomo è quella di saper codificare in sé tutte le fenomenologie della natura e del cosmo, da quelle protoplasmatiche a quelle filosofico-spirituali e, considerata la caratteristica principale ed unica delle sue continue modulazioni e metamorfosi comportamentali, occorre che il suo studio, onda grafica compresa, sia di correlazione e per l’appunto olistico. È soprattutto per questa peculiarità dell’uomo che ritengo personalmente impensabile la sua eccessiva ‘misurazione’ e la sua riduzione all’interno di ‘incasellamenti’ statistici, se non per il solo principio di indeterminazione di W. Eisemberg che può farci solo avvicinare il più possibile alla migliore verità plausibile.

Un fondamentale assunto da cui partono alcuni grafologi, per impostare la metodologia grafologica, si basa sull’assioma che la vita sul nostro pianeta sarebbe stata prima generata e poi sviluppata dall’instaurarsi e dal perpetuarsi del flusso ritmico della vibrazione universale per cui i processi vitali naturali nascono e si espandono con la spontanea sequenza, detta con le parole di W. Reich, della tensione-carica-scarica-rilassamento, senza soluzione di continuità. Quando tale flusso viene disturbato ed alterato: “la biopatia umana (diventa) la somma di tutte le distorsioni delle naturali forme di espressione del vivente” 2 poiché “il vivente funziona corrispondentemente alle emozioni plasmatiche primarie che hanno la funzione di arrivare al soddisfacimento delle tensioni e dei bisogni biologici” 3.

Sorprendentemente l’onda grafica è un linguaggio emblematico di tale progetto della natura poiché nella scrittura le varie modalità di tensione dei tratti discendenti, della qualità della carica energetica, della sua modulazione e dell’armonizzazione delle forme letterarie rappresentano una puntuale conferma, sul versante grafologico, dello stesso sforzo compiuto dall’organismo umano per l’irrinunciabile esigenza vitale di adattamento.

Il caposcuola della grafologia italiana, G. Moretti, individuò subito infatti, fin dall’inizio dei suoi studi, che tali necessità esistenziali erano espresse anche nel flusso scrittorio mettendo così in evidenza due fondamentali segnali neurografomotori derivanti dal rapporto sinaptico cervello-mano, due forme complementari della stessa pulsazione vitale: la curvilineità, come movimento di sicurezza, di scorrevolezza ed espansione dell’energia e l’angolosità, come segnale di controllo tensivo e di vigilanza. Dette in termini neurofisiologici tali espressioni rappresentano l’attività del pallidum e dello striato che, già menzionate, sono due aree del tronco cerebrale inglobate nei gangli della base del cervello primitivo che assicurano congiuntamente e contemporaneamente la libertà ed il controllo del movimento, unitaria e duplice funzione fondamentale di garanzia per la salvaguardia della sopravvivenza. Da qui nasce il primo assunto scientifico che definisce il gesto grafico come una delle dimostrazioni più significative della motilità psiconeuromuscolare dell’uomo.

(esempio di grafie ad arte) (Fonte: Torbidoni L., Zanin L., Grafologia – testo teorico-pratico), pp. 51 – 54

Nei prossimi numeri della rivista tratterò di volta in volta, oltre a quelli già citati, dissertazioni di antropologia umana, di fisiologia, di biochimica delle emozioni e ulteriori  argomenti per meglio dimostrare il valore scientifico della materia poiché, ritenendo di aver almeno suscitato qualche curiosità intorno a questa inedita scienza dell’uomo, le riflessioni che ne scaturiranno (sempre con etica descrittiva e rigorosa), potranno far ritenere plausibile che la disciplina grafologica abbia tutti i requisiti, e lo dico con convinzione e senza riserve, per essere considerata non solo una scienza ma una ‘scienza globale’, capace di rappresentare la ‘summa’ di tutte le fenomenologie naturali e comportamentali dell’uomo: fisiche (materia, energia, spazio, tempo, forze e vettori), chimiche (emotività e reazioni endocrinologiche), sociologiche e antropologiche (grafia come comunicazione interpersonale) e filosofico-spirituali (armonia, livelli di consapevolezza del Sé, coscienza profonda). Il percorso sarà lungo, impegnativo e molto articolato ma auspico che possa produrre nel lettore nuovi stimoli, curiosità scientifiche, riflessioni e… forse entusiasmo e coinvolgimento!