Cenni e riflessioni sulla storia del carattere qi 氣

Vittorio Mascherini*

Il carattere tradizionale 氣 qì, è iniziato a comparire, nell’accezione corrente, soltanto nel periodo degli Stati Combattenti ( 453 a.C. al 221 a.C.), che terminò con la riunificazione della Cina sotto la dinastia Qin 秦. (1) Questo aspetto di carattere politico vedremo sarà un elemento determinante nell’affermazione dell’uso di questo carattere e soprattutto nel contribuire all’attribuzione del significato che noi oggi conosciamo. Esso in fatti era assente nelle iscrizioni oracolari e in quelle del primo periodo Zhōu 周( 1122 a.C. -256 a.C ) ; fino a quest’ultimo periodo infatti il concetto di qì era sostituito dal carattere Vento 風 fēng (1) (5). Questo non dovrebbe meravigliarci se guardiamo alle origini del pensiero cinese e in particolare alle concezioni e alle testimonianze archeologiche del periodo Shāng  商 ( 1600-1046 a.C. ) : in questo periodo infatti,  dominava il culto di 上帝  Shàngdì e gli elementi atmosferici rivestivano ancora il ruolo di emissari del divino e in medicina erano considerati parte degli elementi patogenetici, determinando quella che Unschuld ha chiamato “medicina demoniaca“(2) . Nel periodo Shāng , il vento faceva parte dei tre elementi patogeni che erano:

a) le maledizioni degli antenati

b) il vento maligno e la neve

c)  i Gu ,  una miscellanea in cui potevano essere comprese le tossinfezioni alimentari e vari disturbi psichici (2).

Il regno della dinastia Zhōu fu un periodo di intensa trasformazione culturale che coinvolse anche gli aspetti medici  e fu caratterizzato sostanzialmente da un tentativo di laicizzazione e di razionalizzazione del pensiero. È infatti di quegli anni, la nascita e l’affermazione dell’applicazione del pensiero analogico in medicina e la nascita del sistema delle corrispondenze. Il ruolo del Vento quale medium fra l’uomo e il divino ed elemento sia vitale che patogeno, non è una peculiarità del pensiero cinese. In India, la medicina ayurvedica (termine usato per la prima volta nel Caraka Samhita redatto nel 300-500 d.C. ) proponeva un sistema medico caratterizzato dalla presenza di tre umori Vata, Pitta e Kapha e cinque elementi di cui fa parte il Vento oltre ad Acqua, Terra, Fuoco ed Etere. (3) . Al centro di questa concezione abbiamo il Prana che come lo definisce B.K.S. Iyengar : “…..è l’energia che permea l’universo a tutti i livelli …. è il primo motore di ogni attività…è l’energia che crea, protegge e distrugge …” (4) . Nel dettaglio Prana , quale principio permeante l’universo alla base di tutti i fenomeni  è maggiormente coinvolto nella costituzione dell’elemento Vata . Vata è costituito, a sua volta, dal Vento e dall’Etere; Prana  raggiunge il corpo sia attraverso la respirazione con i polmoni, sia attraverso gli alimenti nell’intestino crasso, sede quest’ultimo della sua estrazione dal cibo. Le analogie con il qì, il sistema Polmone e Intestino Crasso presenti nella medicina cinese appaiono evidenti, tuttavia le dimostrazioni di una loro interdipendenza ancora non sono state dimostrate in modo univoco. In medicina e in filosofia antica cinese abbiamo visto il qì definirsi progressivamente come quell’istanza immanente all’esistente che ne determina l’essenza ma anche la trasformazione. Come il vento che atmosfericamente annuncia un cambiamento delle stagioni, il qì, come costituente dell’esistente, muove ogni realtà verso la propria realizzazione attraverso una trasformazione. Quest’ultimo termine introduce un’altra grandezza , il fuoco, che simbolicamente ben si allinea con quello del vento nell’accezione di forza che determina una  trasformazione e questa interpretazione vedremo sarà rappresentata in alcune iscrizioni. Come abbiamo visto, il carattere di qì non compare prima del III secolo a.C. e trova una sua completa affermazione nel periodo Han漢 ( 206 a.C. al 220 d.C. ); il periodo Han  sappiamo essere il periodo nel quale il tentativo di uniformare codici e valori in Cina iniziato nel periodo Qin trova la sua piena realizzazione; così anche il concetto di vento, in questo nuovo contesto,  graficamente subisce  una trasformazione e il termine viene lentamente sostituito da quello attuale di qì. Fēng rimarrà solo a disegnare gli eventi atmosferici (5) . Questo percorso in realtà non è stato né lineare né improvviso. A questo proposito,  Giulia Boschi propone una ricostruzione della sua trasformazione riportando la presenza, in alcuni caratteri di analogo significato, di vari radicali, collocati al posto del carattere attuale di cereale, fra cui il carattere indicante il fuoco. Questo riscontro ha consentito un dibattito sull’originario significato del carattere grano/cereale, orientando le ipotesi verso un segno indicante verosimilmente in origine la  ripartizione dello spazio nelle otto direzioni (6). In linea con queste ultime interpretazioni si delinea chiaramente  un concetto complessivo di  immanenza (le otto direzioni dello spazio), di trasformazione (il fuoco) e di  cambiamento (il vento); tutti significati attribuiti oggi al carattere qì. Ancora, nello Zuo Zhuan, compilato nel periodo degli Stati Combattenti abbiamo una collocazione del vento quale energia esterna, ambientale e il qì come istanza interna al corpo. Elisabeth Xiu a giustificazione di questo collocazione, propone come ipotesi la nascita , nella Cina di quel periodo, di un nuovo concetto di corpo, e di un senso sé nuovo; il corpo come forma all’interno della quale era contenuto il qì (5) . Un corpo tuttavia collocato ancora, entro un sistema di correlazioni  con il resto dell’esistente, in una rete di relazioni su base analogica; qui il corpo non si scinde mai dal sé inteso come solo pensiero o mente. L’autrice contrappone questa mentalità con quella presente nell’uomo omerico dove l’attività introspettiva e quindi la percezione del sé era ancora vincolata ad una percezione viscerale; l’uomo omerico, nei momenti introspettivi, parlava con il suo diaframma, mantenendo un senso di sé fortemente vincolato alla propria visceralità. L’uomo omerico appartiene tuttavia alla cultura della tradizione orale, dove ancora la scrittura alfabetica non aveva fatto la sua comparsa. Il successivo svilupparsi e imporsi della lettura della scrittura alfabetica, secondo l’ipotesi sostenuta e documentata da Luca Guerra non solo avrebbe gettato le basi della metafisica, ma anche di una nuova percezione dell’identità dell’uomo stesso rispetto al suo ambiente,  facendogli “immaginare” un sé separato dal mondo che lo circonda(7). Questo effetto  deriverebbe dall’azione “oggettivizzante” che la scrittura alfabetica e quindi la lettura  hanno operato fra lui e il mondo, che,  in questo nuovo modo viene adesso descritto. Imponendo un primato conoscitivo alla facoltà visiva rispetto a quella sonora presente invece nelle scritture sillabiche e consonantiche,  l’uomo si scopre altro da ciò che vede e questo vetro che lo separa dal mondo è rappresentato proprio dall’effetto che la lettura ha determinato come momento descrittivo-conoscitivo sulle cose, determinando una separazione del corpo del lettore dal suo pensiero e dalla realtà oggettiva (7) . Questo nuovo evento getterà le basi di tutto il pensiero occidentale e del dualismo che lo contraddistinguerà (compreso la separazione fra mente e corpo) a differenza della cultura cinese caratterizzata da una scrittura ideografica e da una lingua sillabica.

 

(1)      A Study of Qi in Classical Texts Elisabeth Rochat de la Vallee. Monkey press; 2007

(2)      Medicine in China: A History of Ideas (Comparative Studies of Health Systems and Medical Care). Paul U. Unschuld. University of California Press; 2010

(3) Il filo degli insegnamenti. . Ernesto Iannaccone.  Pubblicato dall’autore; 2013

(4) Light on the Yoga Sutras of PatanjaliB.K.S. Iyengar.  Harper Collins edition; 2005

(5) Elisabeth Hsu, The experience of wind in early and medieval Chinese medicine. Journal of the Royal Anthropological Institute (N.S.), 13 (s1), S117-S134. 2007.

(6) La radice e i fiori. Corso di sinologia per medici e appassionati. Giulia Boschi. CEA; 2003.

(7) Etica della lettura. Luca Guerra . Carocci editore; 2010